Titolo:
La Trappola
Autore:
Unni Lindell
Traduttore:
Irene Peroni
Editore:
Newton Compton – 2007
Primo libro
in cui collaborano, non senza problemi e reciproche antipatie, Cato
Isaksen e Marian Dahle della squadra investigativa operativa ad Oslo.
L'autrice
Unni Lindell è una delle più lette ed apprezzate non solo in
Norvegia ma in buona parte dei paesi europei, perciò la curiosità
ed un po' anche l'attesa che vivevo nell'avvicinarmi al romanzo hanno
giocato la loro parte.
Veramente un
buon thriller, “nordico” nel senso più completo ed onesto
del termine, dove ad un inizio molto intrigante e promettente seguono
pagine di indagini, approfondimenti sulle psicologie ed i vissuti dei
vari protagonisti e, dettaglio a volte poco apprezzato e approvato da
una parte non secondaria di lettori di gialli-thriller, una serie di
descrizioni su ambienti, aspetto fisico, condizioni personali, azioni
che ad una prima impressione sembrano banali appesantimenti. In
realtà personalmente mi godo questi passaggi, anche se riconosco che
in questo romanzo qualche cedimento è presente. Niente che poi non
ritorni nel corso della lettura, dal momento che anche i dettagli
hanno certamente importanza e, a ben vedere (e leggere)
risultano fondamentali nello svolgersi della trama e delle due
indagini che si incrociano e si influenzano vicendevolmente, cosi
come in fondo nell'ambito delle vite dei vari personaggi.
Dolore,
tristezza, solitudine possono coltivare il male ed un animo che
ospiti il buio e la malattia ne vengono conquistati e portati ad
azioni malvagie e raccapriccianti, così come “La Trappola” ci
mostra.
La
Lindell mostra di avere ben in mente ogni cosa, di padroneggiare la
trama, il dipanarsi degli eventi, i vari protagonisti e quanto
dicono, vivono e subiscono. In questo aiuta molto, ed il lettore
ne trae vantaggio, l'attenta ed intelligente divisione in capitoli,
che permette di apprezzare quanto viene descritto e come si svolgono
i fatti ed il lavoro degli investigatori. Tensione e suspence sono
calibrati e portati alla giusta dose, sebbene il lettore più esperto
possa comunque anticipare qualche snodo narrativo, anche se ciò non
toglie gusto ai colpi di scena che si fanno comunque apprezzare, nel
solco di una classicità che non stanca e che l'autrice tiene ben
presente nel proporre il suo stile e la sua visione di
giallo-thriller.
È un
giorno di giugno in Norvegia. Come ogni lunedì, il furgone che vende
i gelati passa per il suo solito giro alla periferia di Oslo. In quel
pomeriggio, mentre tutti i bambini si accalcano intorno al camioncino
per comprarsi un cono, il piccolo Patrik Øye scompare
improvvisamente. L’ultima persona ad averlo visto è la vecchia
signora che abita nella casa marrone in fondo alla strada. A distanza
di una settimana, Elna Druzika, giovane immigrata lettone, viene
investita da un’auto all’uscita dal lavoro. Dell’incidente si
sa poco, solo che il corpo della ragazza presentava delle ferite
precedenti all’impatto letale con una macchina di colore rosso. I
due casi non sembrano avere alcun nesso, fino a quando la squadra
investigativa capitanata da Cato Isaksen non scoprirà un particolare
inquietante: Wiggo Nyman, l’autista del furgone dei gelati, era
anche il fidanzato di Elna. (da
qlibri.it)
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