venerdì 18 ottobre 2019

Nella casa del pianista, di Jan Brokken

Titolo: Nella casa del pianista
Autore: Jan Brokken
Traduttore: Claudia Di Palermo
Editore: Iperborea - 2011


La storia di un uomo, quella di un artista, il racconto di un'amicizia, di amici e amanti, il ritratto di un'epoca e di un periodo, un viaggio attraverso i sentimenti, i pensieri, i dolori e le felicità di uomini e donne che hanno vissuto, conquistato qualcosa e perduto altro.
Tutto questo e probabilmente altro ancora il lettore scopre in “Nella casa del pianista” dell'olandese Jan Brokken, edito da Iperborea.
Lo scrittore si basa su ciò che ha vissuto in prima persona, su ciò che il pianista sovietico Youri Egorov, fuggito prima in Italia e poi giunto ad Amsterdam nella seconda metà degli anni 70, gli ha raccontato, confidato e trasmesso sotto ogni aspetto, attraverso la loro amicizia e le loro arti, lo scrivere, il narrare e la musica. Brokken è un grande conoscitore ed appassionato di musica che, tra l'altro, ha spesso affrontato il tratteggio e la descrizione di figure di primo piano in ambito letterario e artistico (come in Bagliori a San Pietroburgo ad esempio). Questo gli ha consentito di arricchire il proprio lavoro, rendendolo appassionante, intimo, coinvolgente, con qualche elemento cinematografico che rende ancora più viva l'esperienza della lettura.


Chi legge scopre Egorov sotto il profilo umano ed artistico, con i suoi pregi e le sue doti di grande esecutore ed interprete, ma viene posto di fronte anche ai suoi difetti, alle sue debolezze, ai suoi tratti peggiori. Empatia e rabbia, comprensione e repulsione si alternano nell'animo del lettore, che legge e “vive” le esperienze del pianista morto di AIDS nel 1988. Inoltre si viene a conoscenza di alcuni meccanismi e retroscena relativi al mondo dell'industria discografica, a come si organizzano festival musicali, al rapporto fra artisti ed impresari e fra gli artisti stessi.

La prosa è fluida e mai banale, rallenta e accelera il ritmo con intelligenza e rispetto verso i personaggi ritratti e chi legge. Si gode della sua ricchezza e solidità, che sa di precisione e cura dei dettagli, con pagine liriche che riescono a non perdere quella freschezza espressiva che invita a leggere e leggere ancora. Non si tema di trovarsi di fronte ad una “semplice” trasposizione, magari un po’ infiocchettata, di una storia vera, perché Egorov e Brokken ci offrono qualcosa che si fa forte non solo della sua autenticità, ma anche del rispetto ed affetto di un amico, nel suo voler essere omaggio, tributo ed emozionante lascito.

La sera del 30 gennaio 1980 Youri Egorov, astro nascente del pianoforte, dà uno dei suoi primi, memorabili concerti nell’Europa occidentale, interpretando gli studi di Chopin. Per Jan Brokken è una folgorazione e l’inizio di un legame profondo: dalle prime battute riconosce in lui il talento che ogni giorno sente esercitarsi nella casa vicina. Dalla nativa Kazan, dopo l’inizio di una promettente carriera, Youri Egorov aveva deciso, come Rudolf Nureyev, di fuggire, approdando finalmente ad Amsterdam dopo un rocambolesco rifugio in Italia. Al grande danzatore russo lo unisce anche l’omosessualità, tenuta segreta in Unione Sovietica, che ora può vivere liberamente in Olanda, dove non corre più il rischio di essere internato. In Occidente il successo non si fa attendere, così come le grandi tournée internazionali, le registrazioni, la consacrazione accanto ai più acclamati cantanti e direttori d’orchestra. Ma sotto il talento prodigioso cova la fragilità dell’uomo, esacerbata dalla perenne insoddisfazione e dall’amore disperato per la Madre Russia. Youri si aggrappa alla stretta cerchia di amici che orbita intorno alla sua casa di Amsterdam, una nuova calorosa «famiglia»: l’architetto Brouwer, suo compagno di vita, la «principessa» Tatjana e il gruppo di hippy, musicisti e creativi che lo sentiranno suonare le ultime tragiche note, prima della prematura morte per aids, a soli trentatré anni. (da iperborea.com)

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