Titolo:
Nella casa del pianista
Autore:
Jan Brokken
Traduttore:
Claudia Di Palermo
Editore:
Iperborea - 2011
La storia di
un uomo, quella di un artista, il racconto di un'amicizia, di amici e
amanti, il ritratto di un'epoca e di un periodo, un viaggio
attraverso i sentimenti, i pensieri, i dolori e le felicità di
uomini e donne che hanno vissuto, conquistato qualcosa e perduto
altro.
Tutto questo
e probabilmente altro ancora il lettore scopre in “Nella casa
del pianista” dell'olandese Jan Brokken, edito da
Iperborea.
Lo scrittore
si basa su ciò che ha vissuto in prima persona, su ciò che il
pianista sovietico Youri Egorov,
fuggito prima in Italia e poi giunto ad Amsterdam nella seconda metà
degli anni 70, gli ha raccontato, confidato e trasmesso sotto ogni
aspetto, attraverso la loro amicizia e le loro arti, lo scrivere, il
narrare e la musica. Brokken è un grande conoscitore ed appassionato
di musica che, tra l'altro, ha spesso affrontato il tratteggio e la
descrizione di figure di primo piano in ambito letterario e artistico
(come in Bagliori a San Pietroburgo ad
esempio). Questo gli
ha consentito di arricchire il proprio lavoro, rendendolo
appassionante, intimo, coinvolgente, con qualche elemento
cinematografico che rende ancora più viva l'esperienza della
lettura.
Chi legge
scopre Egorov sotto il
profilo umano ed artistico, con i suoi pregi e le sue doti di grande
esecutore ed interprete, ma viene posto di fronte anche ai suoi
difetti, alle sue debolezze, ai suoi tratti peggiori. Empatia e
rabbia, comprensione e repulsione si alternano nell'animo del
lettore, che legge e “vive” le esperienze del pianista morto di
AIDS nel 1988. Inoltre si viene a conoscenza di alcuni meccanismi e
retroscena relativi al mondo dell'industria discografica, a come si
organizzano festival musicali, al rapporto fra artisti ed impresari e
fra gli artisti stessi.
La prosa è
fluida e mai banale, rallenta e accelera il ritmo con intelligenza e
rispetto verso i personaggi ritratti e chi legge.
Si gode della sua ricchezza e solidità, che sa di precisione e cura
dei dettagli, con pagine liriche che riescono a non perdere quella
freschezza espressiva che invita a leggere e leggere ancora.
Non si tema di trovarsi di fronte ad una “semplice”
trasposizione, magari un po’ infiocchettata, di una storia vera,
perché Egorov e Brokken ci offrono qualcosa che si fa forte non solo
della sua autenticità, ma anche del rispetto ed affetto di un amico,
nel suo voler essere omaggio, tributo ed emozionante lascito.
La sera
del 30 gennaio 1980 Youri Egorov, astro nascente del pianoforte, dà
uno dei suoi primi, memorabili concerti nell’Europa occidentale,
interpretando gli studi di Chopin. Per Jan Brokken è una
folgorazione e l’inizio di un legame profondo: dalle prime battute
riconosce in lui il talento che ogni giorno sente esercitarsi nella
casa vicina. Dalla nativa Kazan, dopo l’inizio di una promettente
carriera, Youri Egorov aveva deciso, come Rudolf Nureyev, di fuggire,
approdando finalmente ad Amsterdam dopo un rocambolesco rifugio in
Italia. Al grande danzatore russo lo unisce anche l’omosessualità,
tenuta segreta in Unione Sovietica, che ora può vivere liberamente
in Olanda, dove non corre più il rischio di essere internato. In
Occidente il successo non si fa attendere, così come le grandi
tournée internazionali, le registrazioni, la consacrazione accanto
ai più acclamati cantanti e direttori d’orchestra. Ma sotto il
talento prodigioso cova la fragilità dell’uomo, esacerbata dalla
perenne insoddisfazione e dall’amore disperato per la Madre Russia.
Youri si aggrappa alla stretta cerchia di amici che orbita intorno
alla sua casa di Amsterdam, una nuova calorosa «famiglia»:
l’architetto Brouwer, suo compagno di vita, la «principessa»
Tatjana e il gruppo di hippy, musicisti e creativi che lo sentiranno
suonare le ultime tragiche note, prima della prematura morte per
aids, a soli trentatré anni. (da
iperborea.com)
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