Ho
visto il film e, secondo il mio gusto e la mia idea di Cinema, sono
rimasto un po' perplesso. A mio parere manca, o quantomeno è carente
l'elemento narrativo nell'opera. Cosa alquanto bizzarra, se non
paradossale dal momento che l'intero film è stato ispirato dai
racconti del nonno del regista.
Devo dire che la componente circolare
è apprezzabile, con le inquadrature iniziale e finale che si
specchiano l'una nell'altra, dove il giovane caporale protagonista è appoggiato ad un
albero sullo sfondo di un prato. Ma appunto questa circolarità
rischia di essere solo estetica se per le due ore circa che separano
l'inquadratura iniziale da quella finale manca una vera narrazione.
Lontano da
molti suoi illustri predecessori, Mendes sembra andare incontro
all'immaginario estetico ed allo scarso interesse verso la narrativa
proprio di buona parte degli spettatori odierni, piuttosto che allo
slancio creativo e alla complessità tipica di Kubrick (Orizzonti
di Gloria) o Milestone (All'ovest niente di nuovo), oppure Weir (Gli anni spezzati) per dire. In
questo lui è figlio del suo tempo, o ci si adegua, e la sua opera si
avvicina alla retorica, più visiva che appunto narrativa, delle
attuali grosse produzioni hollywoodiane e dei film Marvel, ben poco inclini
alla profondità e al “difficile”, maggiormente interessati a
semplificare, annacquare e rendere alla portata di tutti ogni vicenda. Scegliendo questo orientamento e strategia
di analisi diviene perciò quasi consequenziale cogliere i pochi lati
positivi, ma purtroppo anche i limiti, di un’opera ambiziosa,
grandiosa per spesa e impiego di tecnica, ma anche non pienamente
convincente come "1917".
Candidato e dato per vincente in diverse categorie degli Oscar (nonché pluripremiato ai BAFTA), concordo con il positivo giudizio sulla fotografia, mirabile e in alcuni momenti sublime ed
emozionante, meno sulla regia, che a mente fredda sembra risolversi
in poco più di abilità, maestria e ardimento tecnico piuttosto che
in reale padronanza dell'opera nel suo complesso e complessità. Si potrebbe forse dire che i molti premi ricevuti e quelli possibili costituiscono più un limite che una possibilità, dal momento che si caricano le aspettative e, di fatto, se ne rimane delusi. A cavallo fra cinema classico e sguardo verso il futuro Mendes perde su entrambi i fronti. Non si nota slancio e gusto per lo "scomodo", si perde il senso di un cinema che coinvolga e conquisti e non si riesce a rilevare la voglia di aprirsi a nuovi orizzonti e metodiche spettacolari e narrative (il giocare con i concetti di spazio e tempo di Dunkirk ad esempio). Alla fine dei conti sembra di avere di fronte un "bignami" del war movie, con tutti i cliché estetici e logistici, dialogici e caratteriali già ampiamente visti e utilizzati. Il che di base non sarebbe poi sbagliato, poiché come si dice dopo Omero e Shakespeare non si inventa più nulla, ma si sceglie come rappresentare il già scritto e come scrivere il già rappresentato. Il problema è che i dettagli, elementi, caratteri e appunto i già citati cliché qui sono mal utilizzati, come per svolgere un compito e via, si semplifica tutto e troppo e si perde molto del potenziale gusto che avrebbe potuto esserci.
Ho
letto diversi paragoni con altri film (un po' l'ho appena fatto io), che non sempre fa bene
compiere e qualche volta sono anche fuori luogo, ma quello che mi
sembra più fuorviante è il volerci trovare una rappresentazione
antimilitarista. Diversi film, anche di gran lunga migliori di
questo, sono stati girati e offerti al pubblico con una evidente e
ben rappresentata chiave “contro la guerra e ciò che rappresenta”,
ma in questo caso mi sembra non ci sia. Dovremmo vedere il film per
ciò che, in fondo, sembra essere più di tutto il resto, ovvero il
racconto di un episodio personale e collettivo, nelle sue componenti
e sfumature, una narrazione, una storia. A questo proposito “1917”
ai miei occhi ed al mio gusto non convince totalmente. Forse non
convince e basta.
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