martedì 16 giugno 2020

I Flagelli di Breslavia (2018)


I buoni film giallo-thriller non devono essere per forza marcati USA, o al limite britannici o francesi, possono anche essere girati e prodotti in altri paesi. Ci sono buoni, anzi ottimi esempi dalla Corea del sud, qualche prova notevole francese, spagnola ed anche italiana.
Qualche sera fa, per esempio, ho visto un più che dignitoso film thriller polacco, che ha, tra gli altri, il merito di non volere per forza imitare quelli a budget più ricco.

I Flagelli di Breslavia”, presente nel catalogo Netflix, intrattiene e presenta caratteri e colpi di scena degni di essere goduti. La trama è semplice quanto basta, ma niente affatto esile, avvincente e tesa al punto giusto, tanto da meritarsi un suo sviluppo e una dose di colpi di scena, orchestrati con mestiere e intelligenza.

Ovviamente in un buon thriller non può mancare un serial killer, che dia del filo da torcere alla polizia ed al detective incaricato di catturarlo. La cosa piacevole, almeno per me, è che entrambi in questo caso sono ben caratterizzati ed interpretati senza eccedere in descrizioni o dialoghi che spieghino ciò che invece può essere mostrato, il che aggiunge specificità alla storia e alla già originale ambientazione, ovvero la città di Breslavia, Wrocław in polacco.
Buon ritmo, poche soste, ma non velocità sincopata e poco idonea alla comprensione dei personaggi e della sceneggiatura come spesso accade dalle parti di Hollywood, bensì qualche momento più lento, utile ad assaporare gli eventi e lo sviluppo di una storia. Storia in cui vengono evidenziati i due profili più importanti fra i personaggi, i veri protagonisti.

"I Flagelli di Breslavia", quindi, pur non essendo un capolavoro è una pellicola che si avvantaggia di una buona scrittura, che valorizza in ogni istante il “cattivo”, il serial killer da mettere in primo piano, per ciò che fa e come lo fa e successivamente per le motivazioni per cui agisce. Vincente risulta la scelta di non perdersi in digressioni o sottotrame incentrate su personaggi di contorno. La regia è curata, lucida e, sebbene non esente da qualche autoindulgenza, adotta un suo stile, in cui una serie di lunghe riprese evita un montaggio troppo serrato o di mero effimero effetto ritmico, tipico per esempio di alcune serie televisive di moda.
Tutto questo si risolve in un approccio che funziona sul piano dei tempi narrativi, non banalmente dilatati giusto per inserire parentesi drammatiche o di effetto passeggero. Il film invece raggiunge il suo scopo, intrattenere, divertire e raccontare, non lesinando sangue e violenza, ma funzionali ed intelligentemente inseriti per un prodotto che merita attenzione.


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