mercoledì 3 giugno 2020

Johann Sebastian Bach - Variazioni Goldberg


Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 - Lipsia 1750) fu non solo un musicista sommo, assolutamente unico, ma anche un infaticabile lavoratore.
Si pensi che ci ha lasciato una quantità enorme di pagine, che è lecito definire, senza cadere nella più banale retorica, una più bella dell’altra. Sembra che in vita, dai suoi contemporanei, fosse apprezzato più come organista che come compositore, ma nel corso dell’800 venne riscoperto ed in seguito mai più dimenticato. Pensiamo all'opera ed all’interesse di musicisti come Mendelssohn, che nel 1829 rimaneggiò e diresse la Passione secondo Matteo, oppure Schumann che nel 1850 creò la Società Bach, con il compito di favorire l'esecuzione delle sue musiche nonché di pubblicarne l'intera opera.

Bach è tuttora studiato, tra le altre cose, per quanto contenuto nelle sue composizioni, ovvero una unica architettura modulare e le sorprendenti simmetrie a cui si aggiungono, fra gli studiosi di materie che solo apparentemente risultano lontane dalla musica, gli schemi matematici che tuttora stupiscono all'ascolto. Inoltre il buon Johann Sebastian Bach è al momento l’unico compositore le cui opere, anche se eseguite con strumenti diversi e distanti tra loro ed in pressoché qualsiasi stile, riescono a rimanere sempre emozionanti, anche solo “belle”, o quantomeno apprezzabili.


Le Variazioni Goldberg BWV 988 vengono composte intorno al 1742 in onore di un allievo che Bach stimava in modo particolare: Johann Gottlieb Theophilus Goldberg, Maestro di Cappella presso il conte von Brühl a Dresda. 
 
Le Variazioni Goldberg sono ora spesso eseguite con il pianoforte, ma furono scritte per clavicembalo, dal momento che all’epoca il pianoforte ancora non esisteva (almeno così come lo conosciamo oggi).
L'uso del pianoforte dona dolcezza, colore e calore alla esecuzione, che consta “semplicemente” in un tema (Aria), struggente, collocato in testa e in coda a trenta variazioni.


Così si esprimeva Gleen Gould, il pianista, compositore, clavicembalista e organista canadese a cui le Goldberg spesso nell'immaginario vengono abbinate: “È una musica, in breve, che non conosce né inizio né fine, una musica senza un vero punto culminante e senza una vera risoluzione… Essa ha quindi un'unità che le viene dalla percezione intuitiva, un'unità che nasce dal mestiere e dalla rigorosità, che è ammorbidita dalla sicurezza di una maestria consumata e che qui si rivela a noi, come avviene tanto raramente in arte, nella visione di un disegno inconscio che esulta su una vetta di potenza creatrice”.

Ovviamente molti altri pianisti e clavicembalisti hanno ripreso le Variazioni Golberg, per cui si possono godere e gustare secondo le proprie simpatie o propensioni. Fortunatamente.



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