Dragonero # 1-4
Con il numero in edicola questo mese si conclude la
prima, lunga, storia di Dragonero, serie fantasy della Sergio
Bonelli Editore.
L’esordio di Dragonero, attraverso quattro
albi, è stato positivo da un punto di vista della qualità degli albi e
della storia, ben scritta, sceneggiata e disegnata, nonostante qualche
inevitabile “leggerezza” dal punto di vista della resa grafica e della
composizione dei dialoghi. Su questo punto teniamo presente che una storia in
quattro albi, della Sergio Bonelli, è composta da un numero
considerevole di tavole, che vengono disegnate e rifinite in un tempo
molto lungo, per cui disegnatore e sceneggiatore/creatore dei
dialoghi a volte faticano a mantenere sempre lo stesso livello e garantire
perfetta continuità.
Ricordiamo che si tratta di un esordio per la serie
regolare, non per il personaggio, Ian Aranill, ed i suoi compagni,
poiché il “romanzo a fumetti” omonimo uscì nel 2007 (un’era
geologica fa nel mondo in cui viviamo! ed anche nel mondo delle “nuvole parlanti”),
pertanto sarebbe difficile esprimere un’opinione o anche solo semplici
impressioni senza tenerne conto, specie per chi, come me, si era abbastanza
esaltato per quel corposo e avvincente albo, dal sapore epico ed avventuroso,
che solo in parte ho ritrovato in questi primi numeri.
Intendiamoci, sono senza dubbio un estimatore del
lavoro svolto da Luca Enoch, Stefano Vietti e, per quanto
riguarda i disegni, da Giuseppe Matteoni e Luca Malisan, per cui
soggetto e sceneggiatura, curati e ben resi, sono sicuramente soddisfacenti
e la parte grafica, anche tenendo conto come già detto della notevole
quantità di tavole, è più che gradevole, con alcuni passaggi veramente mirabili
(paesaggi ed interni della fortezza della Nera Signora soprattutto).
Pertanto il livello è buono, in alcuni
momenti tende al buonissimo, ma sono ancora alla ricerca di una vera e propria
caratterizzazione dei personaggi e del mondo di Dragonero, che per ora
non è all’altezza di quanto mostrato nel 2007. Alcune ridondanze nei
dialoghi e nelle situazioni hanno appesantito la lettura, un po’ di superficialità
nel presentare e far uscire di scena personaggi e la relativa fretta nel
concludere scontri e “resa dei conti” mi hanno lasciato perplesso, ma ho
fiducia nel prosieguo della saga, più per fiducia in Enoch, poiché ho il
timore che Vietti possa cedere alla tentazione di introdurre sottotemi e
saghe parallele (come fatto in Nathan Never per intenderci).
Le basi sono un incontro fra classico e
tradizionale (impero, città libere, razze in conflitto fra loro, gruppo
eterogeneo di protagonisti) e una certa attenzione alle peculiarità più
moderne (steampunk, ottima interazione fra i protagonisti, approfondimenti
personali e tematiche ecologico-moderniste ad esempio).
Rimane comunque che il mondo di Dragonero
trasmette fascino e ha tratti veramente coinvolgenti, presenta aspetti
peculiari e grandi potenzialità che, se ben utilizzate e caratterizzate,
potrebbero donare ai lettori soddisfazioni e ore di emozioni. Inoltre la
presenza di una tecnologia che richiama decisamente il genere steampunk
e l'uso maturo della magia sono elementi più che positivi della serie.
Nessun commento:
Posta un commento