sabato 19 dicembre 2015

La Signorina Else


Titolo: La Signorina Else
Autore: Arthur Schnitzler
Traduttore: Renata Colorni
Editore: Adelphi

Ogni volta che mi capita di parlare di montagna, o di guardare una cartina delle Dolomiti e “salta fuori” San Martino di Castrozza, il mio pensiero va a “La Signorina Else”, di Arthur Schnitzler.


Ad una prima considerazione il motivo è legato al dato che quanto narrato nel romanzo è ambientato proprio nella località trentina, che all’epoca della vicenda raccontata era ancora parte dell’Impero Austro-Ungarico (la stesura invece è del 1924, perciò i luoghi erano divenuti italiani).

Già questo sarebbe sufficiente a motivare l’associazione, ma si aggiunge un altro, non secondario elemento. Ovvero nella mia esperienza di passeggiate in montagna, per lo più in solitaria o in piccolo gruppo, spesso durante le ore di camminata mi sono trovato a dare ampio spazio a pensieri, riflessioni e considerazioni di varia natura. Frasi, brevi dialoghi, ricostruzioni o addirittura anticipazioni di eventi hanno di frequente affollato la mia mente, non so bene se stimolate da ciò che potevo ammirare o fattesi spazio nonostante quanto di bello e meraviglioso avessi intorno a me.

Più o meno è quello che accade alla giovane Else, ragazza di buona famiglia, rappresentante della borghesia viennese inizio 900. I suoi pensieri, i suoi struggimenti, il monologo interiore che copre la quasi totalità del romanzo, sono i protagonisti e mostrano quello che le passa per la testa, le intime sensazioni e le emozioni dell’ancora adolescente figlia di un noto avvocato che, a causa di una condotta non proprio irreprensibile, la mette in una spiacevole situazione. Romanzo quindi moderno, poiché il flusso interiore diverrà vero e proprio stile da lì a qualche anno, dopo essere stato anticipato e proposto dallo stesso Schnitzler ne “Il Sottotenente Gustl”, che ne è probabilmente il primo esempio nella letteratura in lingua tedesca.

Perciò i dilemmi ed il conflitto, che nascono in contemporanea e che hanno la meglio anche sulla logica e le ragioni apparentemente più rigorose, danno origine ad un dramma psichico, che Schnitzler rende in maniera semplice e particolareggiata e quindi efficace. Per di più presentandolo da un punto di vista privilegiato, ovvero la coscienza stessa della protagonista.



Educata alla virtù secondo le ferree regole imposte a una giovane donna di buona famiglia, Else viene costretta a contravvenire ai principi morali che le sono stati impartiti proprio dai genitori, che la obbligano a concedersi a un amico di famiglia. Uno dei testi brevi più significativi di Schnitzler (1862-1931) e dell'intera letteratura mitteleuropea. (da ibs.it)

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