Titolo: La Signorina Else
Autore: Arthur
Schnitzler
Traduttore: Renata Colorni
Editore: Adelphi
Ogni
volta che mi capita di parlare di montagna, o di guardare una cartina delle
Dolomiti e “salta fuori” San Martino di
Castrozza, il mio pensiero va a “La
Signorina Else”, di Arthur
Schnitzler.
Ad
una prima considerazione il motivo è legato al dato che quanto narrato nel
romanzo è ambientato proprio nella località trentina, che all’epoca della
vicenda raccontata era ancora parte dell’Impero
Austro-Ungarico (la stesura invece è
del 1924, perciò i luoghi erano divenuti italiani).
Già
questo sarebbe sufficiente a motivare l’associazione, ma si aggiunge un altro,
non secondario elemento. Ovvero nella mia esperienza di passeggiate in montagna, per lo più in solitaria o in piccolo
gruppo, spesso durante le ore di camminata mi sono trovato a dare ampio spazio
a pensieri, riflessioni e considerazioni di varia natura. Frasi, brevi
dialoghi, ricostruzioni o addirittura anticipazioni di eventi hanno di
frequente affollato la mia mente, non so bene se stimolate da ciò che potevo
ammirare o fattesi spazio nonostante quanto di bello e meraviglioso avessi
intorno a me.
Più
o meno è quello che accade alla giovane Else, ragazza di buona famiglia,
rappresentante della borghesia viennese
inizio 900. I suoi pensieri, i suoi struggimenti, il monologo interiore che copre la quasi totalità del romanzo, sono i
protagonisti e mostrano quello che le passa per la testa, le intime sensazioni
e le emozioni dell’ancora adolescente figlia di un noto avvocato che, a causa
di una condotta non proprio irreprensibile, la mette in una spiacevole
situazione. Romanzo quindi moderno, poiché il flusso interiore diverrà vero e
proprio stile da lì a qualche anno, dopo essere stato anticipato e proposto
dallo stesso Schnitzler ne “Il
Sottotenente Gustl”, che ne è probabilmente il primo esempio nella
letteratura in lingua tedesca.
Perciò
i dilemmi ed il conflitto, che
nascono in contemporanea e che hanno la meglio anche sulla logica e le ragioni
apparentemente più rigorose, danno origine ad un dramma psichico, che Schnitzler rende in maniera semplice e
particolareggiata e quindi efficace. Per di più presentandolo da un punto di
vista privilegiato, ovvero la coscienza stessa della protagonista.
Educata alla virtù
secondo le ferree regole imposte a una giovane donna di buona famiglia, Else
viene costretta a contravvenire ai principi morali che le sono stati impartiti
proprio dai genitori, che la obbligano a concedersi a un amico di famiglia. Uno
dei testi brevi più significativi di Schnitzler (1862-1931) e dell'intera
letteratura mitteleuropea. (da ibs.it)
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