giovedì 3 dicembre 2015

5 Film per Steve McQueen


In questi giorni è in programmazione nei cinema italiani un film documentario su Steve McQueen.
Presento la mia personale cinquina di film dell’attore statunitense morto 35 anni fa e come mio solito aggiungo due film in veste di bonus.



La grande fuga (The Great Escape), di John Sturges (1963): ne ho già parlato a proposito dei film sulla SecondaGuerra Mondiale. Probabilmente il primo in cui ho fatto la conoscenza di Steve McQueen, prigioniero dei Tedeschi in un campo appositamente creato per “metteretutte le mele marce in un paniere”. Volto con un sorriso coinvolgente ed espressione beffarda, per un soldato deciso e determinato a fuggire, persino compiendo evoluzioni in moto. 
Scene Cult: lui che gioca con una palla da baseball in cella d’isolamento.

La prima volta


La seconda


La terza



Cincinnati Kid (The Cincinnati Kid), di Norman Jewison (1965): memorabile e da gustare il duetto fra Cincinnati Kid/Steve McQueen e Lancey Howard/Edward G. Robinson, per un melodramma attorno al tavolo da poker, con fine analisi psicologica e ottima resa dei caratteri, del contesto e degli ambienti. 
Scena cult: la scala reale di Robinson “in faccia” ad un annichilito McQueen.





Bullitt, di Peter Yates (1968): cinico e disincantato con uno stile ed una eleganza che pochi sono riusciti ad eguagliare, il tenente della squadra omicidi della polizia di San Francisco, interpretato dal nostro eroe entra a pieno diritto fra i miei personaggi preferiti. Un poliziesco sempre in movimento per questa Scena cult: un imperdibile e forse irripetibile reale inseguimento a bordo di una Ford Mustang.




Getaway, di Sam Peckinpah (1972): film d’azione in cui gli stessi miti proposti vengono bellamente presi di mira in un’opera di decostruzione tipica del regista. Elementi tipici del film noir e del tema dell’inseguimento incontrano una non disprezzabile indagine sulla psicologia dei caratteri. Da un romanzo di Jim Thompson, uno dei più bei personaggi interpretati dal buon Steve, ovvero il fuorilegge “Doc” McCoy. 
Scena cult: la sparatoria nell'hotel.




Papillon, di Franklin J. Schaffner (1973): nonostante tutto un film d’avventura, più che un documento sulla disumanità e forse inutilità di un carcere duro. Il film gode delle ottime interpretazioni dei protagonisti, Dustin Hoffman ed ovviamente Steve McQueen probabilmente nella sua prova artisticamente più convincente, della sceneggiatura drammatica tratta dall’omonimo romanzo e dell’ambientazione esotica. È sufficiente per farne una ottima visione. 
Scena cult: il finale, con l’abbraccio fra Papillon e Louis e la famosa “frase di saluto” agli aguzzini.


Bonus:

Quelli della San Pablo (The Sand Pebbles), di Robert Wise (1966): McQueen marinaio.
Tom Horn, di William Wiard (1980): penultimo suo film in un western che assomiglia molto ad una metafora della sua stessa vita.


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