Titolo: Onora il Padre
Autore: Giancarlo De
Cataldo
Editore: Einaudi - 2008
Giancarlo De
Cataldo
è conosciuto principalmente per “Romanzo Criminale”, ma ovviamente ha scritto
molto altro.
“Onora il Padre”, ripubblicato da
Einaudi nel 2008, era inizialmente apparso, circa 8 anni prima, nella collana
Gialli Mondadori firmato dallo stesso De Cataldo con uno pseudonimo.
Non
credo sia corretto, ancor meno consigliabile, esprimere un parere od un
giudizio su un romanzo accostandolo ad un altro, sebbene del medesimo autore, per
cui l’unica nota che esprimo è che si nota come nella trama e caratterizzazione
dei personaggi, De Cataldo stesse ancora percorrendo la sua personale strada
che lo avrebbe portato ai più recenti risultati.
Nel
dettaglio: trama e sviluppo della vicenda sono tipici dello psyco-thriller di stampo anglosassone,
anche se letto oggi, questo tipo di scrittura sembra un po’ troppo datato e da
solo non basta a catturare il lettore.
I
tempi drammaturgici non convincono
del tutto e quelli che potrebbero essere elementi atti a creare tensione
narrativa si risolvono, purtroppo, in un certo appesantimento nello sviluppo
della vicenda, che a mio parere non “decolla” del tutto. L’attenzione ai
caratteri è appena abbozzata ed in più di un’occasione sembra non sufficiente
ad evitare un sapore di già visto e già letto, con il lettore che rischia di
rimanere deluso. Qualche luogo comune
di troppo infastidisce e molte situazioni, nella loro tipicità in questo tipo
di romanzo, avrebbero probabilmente necessitato di una maggiore elaborazione, a
partire dalla location romagnola (stereotipi
sulla Riviera compresi).
I
due principali personaggi, il serial
killer ed il giovane e valente criminologo commissario Colonna, invece di dare origine ad un serrato confronto
a distanza, potenzialmente stimolante per quanto abbastanza “topico”, si
incontrano pressoché subito, a meno di un terzo del romanzo, anche se il
funzionario di Polizia non se ne rende conto.
Questo
elemento porta, di fatto, ad un depotenziamento della vicenda, inoltre la
scelta dell’autore di inserire due
tipologie di ricerca/indagine eseguite da Colonna, quella di un assassino
seriale e quella del proprio padre, appare forzata e poco stimolante, dato che
il commissario risulta in diversi passaggi abbastanza antipatico, nel senso
peggiore dell’espressione, poiché risulta difficile provare empatia o anche
solo simpatia per questo personaggio.
Viceversa
le pagine in cui a parlare direttamente è il serial killer, nella sua leggermente forzata delirante visione, risultano maggiormente riuscite, anche
se un po’ pesanti alla lettura.
I
personaggi di contorno, che variano dalla anatomo patologa bella e ovviamente
sedotta dal giovane criminologo in trasferta, ai vari poliziotti che sembrano
essere presenti solo per creare movimento, fino al vicequestore troppo
prevedibilmente in distonia con Colonna, non riescono a fare breccia e la
lettura procede un po’ stanca, a tratti infastidita.
Da
leggere senza particolari pretese, magari per rilassarsi qualche ora, meglio se
preso in prestito in biblioteca.
Perché, uccidendo
le sue vittime, l'assassino che i giornali chiamano «il Figlio dei fiori»
ascolta sempre un dimenticato brano psichedelico del 1972? Che cosa sono il
Giusto Ritmo e la Legge? Che cosa nasconde la tranquilla Casa di riposo
Giovanni Pascoli, dove vegetano anziani con gli acciacchi piú diversi? Ce la
farà il giovane e intuitivo Matteo Colonna, che cerca di immedesimarsi
nell'assassino, a resistere all'orrore di ciò che sarà costretto a scoprire? (da einaudi.it)
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