Titolo:
Battuta di Caccia
Autore:
Jussi Adler Olsen
Traduttore:
Maria Valeria D’Avino
Editore:
Marsilio - 2013
Secondo
appuntamento con le indagini di Carl Mørck della Sezione Q
presso la Polizia di Copenaghen, “Battuta di Caccia”
potrebbe essere definito un romanzo sulla vendetta.
La vendetta
di chi, resasi colpevole di sopraffazione e violenze e poi in qualche
modo pentitasi, organizza il modo migliore per farla pagare a chi con
lei si è macchiato di orrendi delitti, ma non è mai tornato sui
propri passi. Un gruppo di ricchi danesi di successo, che
hanno continuato a coltivare il culto della violenza e
dell'umiliazione del più debole, caricandosi attraverso l'uso e lo
sfoggio di armi sempre più costose e sofisticate, mediante delitti e
ingiustizie perpetrate ispirandosi ad “Arancia Meccanica”,
proprio film feticcio.
A Mørck
casualmente capita di trovarsi
di fronte un dossier che non dovrebbe neanche leggere, infatti la sua
sezione si occupa di vecchi casi, ma insoluti, mentre quello su cui
inizia ad indagare è un caso già da anni risolto, con tanto di reo
confesso che sta diligentemente scontando la pena inflittagli.
Ma
qualcosa non torna, non lo convince del tutto e tanto meno convince
il suo tanto improvvisato quanto prezioso collaboratore, il
misterioso Hafez el-Hassad,
che nota i collegamenti tra una serie di casi di violenza irrisolti.
Inizia
così una serie di sopralluoghi e di interrogatori, un'indagine nella
quale offre il proprio contributo Rose
Knudsen ,
enigmatica e vivace neo inserita nella Sezione Q.
Parallelamente
il lettore assiste e si appassiona alla vicenda di Kimmie, colei che
sta preparando la sua vendetta. Colpevole come i suoi ex compagni, ma
strumento ed artefice di una personale giustizia,
che sembra assumere una valenza di distorta nemesi al fine di
smascherare alcuni degli elementi della “Buona Società” ed
infliggere loro una tragica pena dalle connotazioni dantesche.
Il
lettore legge e assiste alla tragicità ed enormità del Male,
causato ed incarnato dai migliori elementi della Nazione Danese,
uomini di successo, capaci di eccellere nelle loro professioni, nel
loro campo, invidiati ed indicati a modello.
Battuta
di Caccia conferma
la capacità di Jussi Adler-Olsen
di tenere il lettore inchiodato alla pagina, nella maestria di
capovolgere le regole del genere investigativo. Come ne La donna in gabbia, il
lettore conosce fin
dall’inizio chi sia o siano i colpevoli.
Viene a mancare, dunque, la tensione del primo interrogativo di un
‘giallo’. Restano però gli altri due: Perché? Come?
A questo punto Adler-Olsen si dedica alla costruzione della trama, dettaglio dopo dettaglio, nella rappresentazione della ricca società danese senza penuria di tinte fosche, nel raccontare non solo l'indagine ma le vite di chi la conduce e di chi viene coinvolto in essa, nel mostrare una giustizia che viene fatta in maniera poco convenzionale ma che il lettore, in fondo, riesce anche ad apprezzare.
Sono
passati vent'anni da quando i corpi martoriati di due ragazzi,
fratello e sorella, sono stati ritrovati nella loro casa di vacanza,
nel nord della Danimarca. Le indagini della polizia conducono a un
gruppo di studenti ospiti di un collegio molto esclusivo nelle
vicinanze. Ma le prove a loro carico non sono sufficienti, e il caso
viene archiviato. L'incartamento finisce sulla scrivania di Carl
Mørck, e il capo della Sezione Q per i "casi di speciale
interesse" ben presto si rende conto che tra quelle pagine c'è
qualcosa di molto, molto sbagliato. Con l'aiuto di Assad, suo
misterioso assistente siriano, Mørck comincia un'indagine attraverso
le gerarchie della società, dal più disperato dei barboni della
stazione fino agli uomini ai vertici del potere. La caccia è
cominciata. (da
giallosvezia.it)
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