Si stanno per chiudere le celebrazioni per il 25°
anniversario dell’uscita di Nathan Never in edicola.
La Sergio Bonelli in quest’ultimo anno ha proposto varie
occasioni per ricordare e festeggiare l’importante compleanno, anche con buone
storie contenute negli albi della serie regolare.
Proprio l’albo in edicola in questi giorni, il numero
312 “Il Canto di Gaia”, offre l’opportunità di godere di Nathan Never e del
suo mondo con soddisfazione. È un albo interamente a colori (all'opera Romina Denti), dove il colore non
è semplice aggiunta, ma elemento in più che entra a far parte della
sceneggiatura e della vicenda, sottolineando, ora con tonalità scure, ora con
tonalità chiare, non solo gli accadimenti ma anche le emozioni e gli stati
d’animo stessi dei personaggi.
In più di una tavola inoltre si rompe la classica
“gabbia bonelliana” che tanto negli ultimi anni è stata criticata e considerata
uno dei principali limiti delle serie regolari della casa editrice milanese.
Sottolineo questo perché tale scelta esalta il
lavoro di Mario Alberti ai disegni e di Alberto Ostini che
presenta una intrigante e niente affatto banale sceneggiatura, che pone le basi
sul classico e raggiunge originalità e caratterizzazione tale da far
riconoscere le “mani” e la “visione” di chi pone la firma all’albo.
Come spesso in passato è accaduto, il messaggio di
fondo della storia giunge al lettore in modo chiaro ed efficace, senza essere
didascalico, grazie anche ad una linea editoriale che coniuga tradizione e
innovazione.
La copertina è notevole, o sembra solo a me?
La scomparsa di un tecnico di laboratorio che si perde tra i ghiacci del
Nord, sembra solo un banale incidente. Ma Nathan Never si trova sotto
copertura proprio in quel centro di ricerca, per indagare sulle molte
zone d'ombra che il direttore e la sua assistente nascondono. I due,
infatti, stanno cercando di recuperare una vecchia scoperta andata
perduta, una scoperta che, se mal indirizzata, è in grado di produrre
conseguenze apocalittiche! (da sergiobonelli.it)
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