giovedì 16 novembre 2017

Nella casa (François Ozon - 2012)



François Ozon è un regista che mi attira e spesso coinvolge attraverso i suoi film.
Sono consapevole che sia una questione di preferenze, non solo in fatto di cinematografia, perciò non mi meraviglia che alcuni, ad esempio la mia compagna di vita, invece non apprezzino particolarmente Ozon, soprattutto per una sua certa propensione a mettere in scena elementi morbosi, che effettivamente tendono a far apparire morbosa buona parte della sua opera.
Nella Casa” non fa eccezione, sia per l'effetto avuto su di me che per la componente morbosa, non propriamente esposta ma presente. Lo vidi al cinema con soddisfazione e mi piace in questa sede sottolinearne la brillantezza con cui celebra la forza del raccontare, il potere delle storie e della scrittura.



Lo psicoanalista James Hillman sosteneva la necessità, per un efficace svelamento e sviluppo del talento e delle capacità di un giovane, della presenza di un mentore, la cui guida deve fungere da guidato riconoscimento. Il regista francese, in questo film, partendo da tale spunto, esplora il potere conturbante della scrittura, che da mezzo di riconoscimento di se stessi e degli altri, può sfociare nella manipolazione identitaria attraverso la propria e l’altrui falsificazione. 
 
L'espediente che veicola l'intera vicenda è, invero, non propriamente originalissimo, ossia il rapporto privilegiato tra uno studente meritevole, le cui doti non sono state ancora svelate e adeguatamente conosciute, e un professore di lettere atipico quanto basta. L'uno mentore dell'altro, nel rispetto dell'anagrafe e dei ruoli.
La vicenda si sviluppa con classe e vira dalla commedia, a tratti vivace, a elementi e spunti thriller, composti di seduzioni, allusioni, tentativi di rivoluzione di ruoli e posizioni, con drammatici esiti. A tal fine centrale è la figura femminile, moglie, madre, frustrata come da abusato copione, ma essenziale per le interpretazioni, dei caratteri e degli attori maschili. Un triangolo che tende al quadrilatero, per rimanere triangolo e svolgersi su rapporti binari, risolti o solo accennati.

Nella casa” è, fra le altre cose, una lucidissima intellettualizzazione sull’ambiguità della scrittura, con le solidissime basi di una sceneggiatura dotta, ma non stucchevole o lontana dal grande pubblico, poiché anche lo spettatore meno avvezzo a certi giochi di rappresentazione e di messa in scena, può sentir vibrare le corde di una intelligente suspense.


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