VERDUN e CAPORETTO
La Editoriale Cosmo ricorda la
Prima Guerra Mondiale con due albi giunti in edicola a distanza di
pochi giorni l'uno dall'altro.
“Verdun” è un prodotto
francese uscito oltralpe in due parti fra il 2016 ed il 2017, che la
casa editrice emiliana propone in un'unica uscita a colori, mentre
“Le Nebbie di Caporetto” è una sua produzione, inserita
nella collana “Un Eroe Una Battaglia” di cui costituisce
la prima uscita all'interno degli albi della serie Cosmo Noir.
I titoli richiamano due episodi
chiave della Grande Guerra, in sostanza nomi emblematici di una
serie di battaglie e scontri, momenti storici fondamentali e fondanti
per due nazioni, sul fronte occidentale per la Francia, sul fronte
alpino per l'Italia. I due albi sono accomunati anche dalla tragicità
contabile in fatto di uomini coinvolti e di morti sul campo di
battaglia.
La Battaglia di
Verdun, una delle più violente e sanguinose
battaglie di tutto il conflitto, ebbe inizio il 21
febbraio 1916 e terminò il 19
dicembre dello stesso anno, vedendo
contrapposti l'esercito tedesco, guidato dal capo di stato maggiore,
generale Erich von Falkenhayn,
e l'esercito francese, guidato dal comandante supremo Joseph
Joffre, sostituito al termine del 1916 con il
generale Robert Georges Nivelle.
Verdun costituì un punto di svolta cruciale della guerra in quanto
segnò il momento in cui il peso principale delle operazioni nel
fronte occidentale passò dalla Francia all'Impero Britannico, fece
di fatto svanire le ancora concrete possibilità della Germania di
vincere la guerra e si ritiene essere uno degli eventi che contribuì
all'entrata in guerra degli Stati Uniti d'America nel conflitto.
La Battaglia di
Caporetto, anche detta dodicesima
battaglia dell'Isonzo cominciò alle ore 2:00
del 24 ottobre 1917, rappresentando la più grave disfatta nella
storia dell'esercito italiano, tanto che, a torto o a ragione, ancora
oggi il termine Caporetto
viene utilizzato come sinonimo di sconfitta disastrosa. Con la crisi
della Russia zarista dovuta alla rivoluzione, Austria-Ungheria e
Germania poterono trasferire consistenti truppe dal fronte orientale
a quelli occidentale e italiano. Forti di questi rinforzi, gli
austro-ungarici, con l'apporto di reparti d'élite tedeschi,
sfondarono le linee tenute dalle truppe italiane che, impreparate a
una guerra difensiva e duramente provate dalle precedenti undici
battaglie dell'Isonzo, non ressero all'urto e dovettero ritirarsi
fino al fiume Piave. La sconfitta portò alla sostituzione del
generale Luigi Cadorna con Armando Diaz. Le unità italiane nei mesi
successivi, complici i problemi di approvvigionamento e trasporto
degli Imperi Centrali, si riorganizzarono abbastanza velocemente e
fermarono le truppe austro-ungariche e tedesche nella successiva
prima battaglia del Piave, riuscendo a difendere a oltranza la nuova
linea difensiva su cui aveva fatto ripiegare Cadorna.
Il dato che ad un secolo di distanza
escano albi a fumetti dedicati a sciagurate battaglie stimola una
riflessione su come, ancora oggi, ci si ponga di fronte ai due eventi
raccontati. “Verdun”
sceglie di ricostruire, con precisione, attenzione ai dettagli e
rigore unito a serietà narrativa, gli errori dell'alto comando
francese, rappresentato impietosamente ma con onestà
storico-culturale, compresi nomi e cognomi, contrapposto al valore ed
all'umanità dei soldati e dei loro diretti superiori. Non mancano i
dettagli e qualche frecciata, dura ancorché storicamente fondata, in
riferimento all'esercito tedesco del Kaiser Guglielmo II.
“Le Nebbie di Caporetto”
percorre un'altra via. Pur non mancando
precisione nella ricostruzione dei fatti e del contesto in cui si
svolsero, sceneggiatura e disegni mettono in primo piano
un'esperienza totalmente “inventata”, con protagonisti di
fantasia, seppur molto simili ai soldati che combatterono realmente
all'interno del Regio Esercito Italiano su quel fronte. Si pone
l'accento sull'eroismo degli anonimi, eroi quasi per caso, un po'
ricordando Alberto Sordi e Vittorio Gassman del film di Mario Monicelli “La Grande Guerra”.
Per decenni Caporetto è stata vista
come una “morte della Patria”,
quasi come l'8 settembre 1943, con la destra, fascista quella di
allora come quella attuale, a disegnare e propagandare l'immagine di
un esercito italiano, composto da popolani divenuti fanti e
artiglieri, traditore dei principi e dei valori nazionali, traditore
degli ufficiali che li comandava, come Cadorna ripeteva ad oltranza.
Verdun, viceversa, fin da subito fu considerata in Francia un simbolo
“positivo” della nazione, esempio di come pur da errori tragici,
da immani tragedie, si possa cogliere occasione di unità nazionale e
unione nel ricordo.
Negli ultimi anni si sta guadagnando
spazio, nel nostro Paese, una differente
considerazione su Caporetto. L'idea è che
quella che fu, oggettivamente, una pesante sconfitta militare, si
pose come un nuovo inizio, l'opportunità di una reale svolta, in
termini non solo strategico-militari, ma anche sotto il profilo di
una fondazione e creazione di un popolo, quello italiano, che a
distanza di più di 50 anni dalla proclamazione del Regno d'Italia,
ancora non era tale, diviso e distante al suo interno. La fermata
dell'invasore sul Piave,
che magari non mormorò, come nella patriottica canzone, ma si pose
come linea estrema e non oltrepassabile, i ragazzi del '99, la
riorganizzazione dell'esercito secondo una visione al medesimo tempo
più umana e maggiormente moderna, un senso di unione e di
fratellanza che non era ancora stato raggiunto ed altro ancora sono
legati a Caporetto.
Notazione personale: fra i miei ricordi
più belli ci sono la visita al Museo ed al
Sacrario Militare di Kobarid, attuale nome
di Caporetto in Slovenia, ed una serie di passeggiate ed escursioni
sulle Alpi Giulie, fra resti di trincee, fortificazioni e
testimonianze degli scontri avvenuti su quei monti.
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