“Un Eroe
Una Battaglia” è una breve serie della Editoriale Cosmo, ne avevo
già parlato a proposito della Battaglia di Caporetto, torno a farlo
ora con “La Neve di Stalingrado”.
Le
considerazioni possono essere ridotte a due, di differente tipologia.
La prima è più tecnica, la seconda storico-narrativa e un po' di
natura evocativa.
In merito
all'aspetto tecnico-artistico lo stile scelto è semplice ed
efficace, i disegni di Valerio Befani
sono un elemento positivo di questo albo, soprattutto
nelle tavole in cui l'autore si sofferma con cura sui dettagli
e grazie ad una inchiostrazione pastosa riesce a donare pathos ad una
serie di disegni e scene che nella loro struttura tendono ad essere
poco dinamiche, non solo a causa del formato un po' sacrificato,
omaggio e recupero del fumetto bellico anni 60 (a
cui la serie si è evidentemente ispirata). La
sceneggiatura di Davide La Rosa è efficace
e riesce a tenere ben in asse la narrazione storica, con realismo e
fedeltà ai fatti, ed elementi romanzati e ricostruzione libera degli
avvenimenti, nonostante qualche concessione a determinati cliché
tipici dei film di guerra e qualche dialogo un po' troppo moralista e
consolatorio. Che la guerra sia brutta e faccia schifo, tiri fuori il
peggio e a volte il meglio dagli uomini e dalle donne è ormai
ampiamente stato rappresentato, al cinema, nei romanzi, nel fumetto e
nelle canzoni, per cui una maggiore originalità e un po' più di
rigore sarebbe stato preferibile, ma bisogna cercare di raggiungere
il pubblico, per cui va bene così.
Per quanto riguarda l'aspetto di ricostruzione e di
narrazione storica, si nota un buon lavoro di ricerca e
preparazione. L'azione si svolge nel contesto dei combattimenti della
Seconda guerra mondiale che tra l’estate del 1942 e il 2
febbraio 1943 videro i soldati dell’Armata Rossa opporsi
all'offensiva delle truppe tedesche, italiane, rumene e ungheresi,
per il controllo della regione fra il Don e il Volga, e in
particolare della città di Stalingrado (attuale
Volgograd), allora centro politico ed economico di importanza
strategica.
Siamo
nel pieno dell’Operazione
Barbarossa,
ritenuta dagli storici la più vasta operazione militare terrestre di
tutti i tempi, sul fronte orientale della seconda guerra mondiale
La
battaglia di Stalingrado ebbe
inizio con l’avanzata delle truppe dell’Asse fino al Don e al
Volga, e terminò con l’annientamento della 6ª Armata tedesca
rimasta circondata, segnando la prima grande sconfitta
politico-militare della Germania nazista, nonché l'inizio
dell’avanzata sovietica verso ovest, che sarebbe poi terminata con
la battaglia di Berlino e il suicidio di Hitler.
All'interno
dell'albo un ruolo centrale lo riveste la cosiddetta “Casa
di Pavlov”,
che ha assunto negli anni una valenza fortemente simbolica per i
Sovietici, come segnale dell’ostinata resistenza dell’URSS
durante la battaglia di Stalingrado e la Grande Guerra Patriottica
più in generale. Qui il lettore fa la conoscenza di Irina,
personaggio allo stesso tempo inventato e rappresentativo di un
popolo e di una nazione, che, pur mostrandosi come un’eroina
impavida al limite della sfrontatezza, simbolo di una femminilità
forte e fiera, non soverchia per importanza il ruolo focale che la
Storia ha in questo fumetto, né appare come una presenza
eccessivamente ingombrante, venendo lasciato ampio spazio ai
personaggi storicamente vissuti, come il generale tedesco, poi
feldmaresciallo, Friedrich Paulus. Il ruolo di Irina, in modo
funzionalmente strategico a livello di sceneggiatura e narrativo,
diviene quello di offrire al lettore un
personaggio nel quale identificarsi,
in grado di accompagnarlo nella Storia e di condurlo verso un finale
aperto quanto amaro. La guerra non finirà dopo l'assedio di
Stalingrado, simbolo di molto e di più nel bilancio di una guerra e
della Storia europea e mondiale, giustamente utilizzato per
rappresentare, ricordare, omaggiare e anche fare propaganda, poiché
i Sovietici invasi in fondo loro stessi avevano invaso (gli
stati baltici ad esempio).
Comunque,
ricordando il testo di una canzone degli Stormy Six, da quel momento
“sulla
sua strada gelata la croce uncinata lo sa d'ora in poi troverà
Stalingrado in ogni città”.
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