Solo
apparentemente e ad una superficiale analisi “Il Drago
Invisibile” (Pete's
Dragon) del 2016 risulta essere un semplice remake
di “Elliott il Drago Invisibile” del 1977. Sebbene il
punto di partenza sia lo stesso, il rapporto di affetto ed amicizia
fra un ragazzino ed un drago che può rendersi invisibile, e la casa
di produzione sia sempre la Disney, pur con le modifiche e le
mutazioni dovute a 40 anni di vita e strategie commerciali ed
artistiche, il film di David Lowery è molto più di un libero
adattamento, con risultati e tecniche visive e narrative originali ed
efficaci.
Un film
che ha emozionato e appassionato sia i miei bambini che me e la loro
mamma, riuscendo nel non facile risultato di unire tutta la famiglia
in un divertimento soddisfacente e pieno, senza che i più grandi
finiscano per annoiarsi oppure i più piccoli si perdano nello
sviluppo della storia. Cosa che invece a volte capita, quando
l'opera è esclusivamente fruibile per i bambini oppure si cade nel
deprecabile tentativo di ammiccare agli adulti senza rispettare i
vari tipi di pubblico.
Siamo qui di
fronte ad un felice e riuscito equilibrio fra tradizione e novità,
fra classicità ed innovazione, con il film di Lowery che rimane
fedele alla peculiare e storica sostanza del discorso originale di
tipo disneyano mostrando, allo stesso tempo, capacità di ripensarne
l’immaginario, per un film gustosamente moderno nel suo porsi nel
solco dei classici, di cui rispetta gli elementi di base
aggiornandone l'espressione.
Non c'è
solo un richiamo al non troppo fortunato predecessore, che pagava
oltremodo il suo clima à la Mary Poppins, ma vi si vede il Mowgli de
Il Libro della Giungla, il ragazzo selvaggio di Truffat ed
un'attenzione matura alla Natura ed ai temi ecologici. Via ogni
manicheismo di sorta pur nell'imprescindibile confronto/scontro fra
buoni e meno buoni, fra Natura e Civiltà, fra vecchio e nuovo. Il
passaggio dall'infanzia alla fanciullezza, l'incontro fra natura e
civilizzazione, il maturarsi dei sentimenti e la modifica della
propria posizione di fronte all'immaginario ed al fantastico vengono
presentati attraverso una narrazione ed una dialettica, fra i vari
elementi e caratteri, adulta nel senso più buono e funzionale
possibile. Le emozioni non mancano e la scelta degli attori, tra cui
il buon Robert Redford (molto più di un vecchio “nonno”
contastorie nel suo importante ruolo di collegamento con funzione
catalizzante), aiutano molto lo sviluppo del tutto. Il film forse
avrebbe meritato qualche minuto aggiuntivo per meglio rappresentare
alcune dinamiche di gruppo, che vengono un po' frettolosamente date
per sviluppate, ma questo avrebbe reso l'opera potenzialmente troppo
lunga per il pubblico più piccolo, che deve essere comunque
rispettato in quanto ufficialmente target primario.
Dal punto di
vista “aridamente” tecnico, Il Drago Invisibile è un'opera che
si distingue per cura della fotografia, design del drago (il cui
pelo muta sfumature di colore in base alle luci
diurne/notturne/naturali/artificiali per un risultato estremamente
coinvolgente), musiche country/folk che fanno ambiente e dettano
una chiave di lettura, uso essenziale e ragionato degli effetti,
equilibrio tecnico/narrativo e recitativo, prospettiva di racconto e
occhio registico e della camera.
Una gran
bella serata ed una bellissima scoperta. Un Drago fa sempre la sua figura!
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