Titolo:
L'Angelo
di Monaco
Autore:
Fabiano Massimi
Editore:
Bompiani - 2020
Qualche anno
fa lessi “Storia del Terzo Reich” di William Shirer. Una
lettura non proprio semplice, data la corposità e densità
dell'opera (due volumi per un totale di circa 1700 pagine,
bibliografia esclusa), ma comunque interessante e per certi versi
illuminante.
Fra le varie
cose che mi colpirono furono la descrizione del clima sociale e
politico nella Germania dopo
la Prima Guerra Mondiale, la travagliata esperienza
della Repubblica di Weimar ed il racconto degli anni
immediatamente precedenti e successivi la nomina di Adolf Hitler
a cancelliere. Mi risulta fin troppo evidente e spaventoso allo
stesso tempo come quanto descritto nelle pagine a firma dell'autore
statunitense richiamino gli ultimi anni in Europa ed in Italia in
particolare.
Si potrebbe
obiettare che il mio risulta un giudizio politico, parziale e viziato
da simpatie personali. Non risponderei direttamente a questa
affermazione, ma inviterei invece ad una lettura. Non del libro che
ho citato, opera prettamente storica e per quanto ancora affrontabile
forse troppo impegnativa (in particolare per chi, diversamente da
me, apprezza i toni e lo stile di alcuni politici e giornalisti
italiani), ma di un romanzo giallo-noir, genere che,
genuinamente popolare, forse incarna e rispecchia meglio di altri le
tensioni e le atmosfere di un periodo come quello che viviamo in
questi anni.
Mi riferisco
a “L'Angelo di Monaco”,
edito da Longanesi e scritto da Fabiano Massimi. Quanto
narrato nella sua opera si colloca, storicamente, nel 1931,
quindi in piena agonia della Repubblica di Weimar, anno in cui si
avvertono, il lettore riesce a “sentire”, tutti i presagi della
tragedia nazista, risultando un romanzo con
componenti investigative e spunti thriller, che convivono in un
mirabile equilibrio tra realtà storica e avvincente finzione.
Tutto
ha inizio dal ritrovamento del cadavere di una giovane donna, a
Monaco
nei giorni dell'OktoberFest. Sembra si tratti di un suicidio, o
meglio questo è quanto gran parte dei coinvolti tende a pensare e si
impegna a far credere alla polizia ed alla popolazione. Potrebbe
essere una tragedia di poco conto, come tante altre accadono nella
cittadina bavarese provata da una crisi che perdura da anni, ma la
vittima ha una caratteristica che la distingue nettamente, ovvero è
la nipote di Adolf Hitler, capo e fondatore del Partito
Nazionalsocialista,
quello che molti vedono come l'unico uomo in grado di risollevare le
sorti della Germania e riportarla a passati splendori.
Da
qui inizia il lavoro di indagine del commissario
Sigfried Sauer e del
fidato Mutti, personaggi così ben caratterizzati che risulta
suggestivo immaginarli muoversi e parlare nel corso della narrazione.
Ma anche gli altri protagonisti del romanzo, compresi i vari gerarchi
nazisti (sembra non
mancare nessuno), mi
sembrano ben descritti, portati al lettore nella loro complessità e
senza facili riduzioni. Così il lettore si trova a leggere
di uomini e donne capaci di atti di coraggio, come di errori e
bassezze, portatori di segreti e fragilità più o meno evidenti e
testimoni del loro tempo e della loro umanità.
Vicini a come potremmo essere noi, incerti su cosa stiamo vivendo o
combattuti fra certezze e valori, desideri e timori.
Il
romanzo ha un buon ritmo, mescola sapore e stile europeo e cadenze da
noir statunitense (con
le cadute tipiche del genere, come anche le virtù),
gravitando attorno alla figura centrale della giovane morta in
circostanze fin troppo misteriose. Il suo nome, Angela
Raubal detta Geli, ci
accompagna sempre, in ogni pagina, attraverso i ricordi, le
testimonianze e le descrizioni di chi l'ha conosciuta. Da questi
vengono fuori molte Geli, diverse tra loro, che mettono in difficoltà
Sauer, che si trova a scoprire molto più di quanto si aspettasse,
nel tentativo di rendere giustizia a quella che di fatto fu
probabilmente una delle prime vittime del nascente Nazismo.
Seppur
un romanzo storico con qualche lieve imprecisione, la cronologia
degli eventi appassiona e travalica i confini della letteratura di
genere, così che il lettore si trova a porsi domande sul proprio
presente, specchiandosi nella Germania anni 30, mettendosi di fronte
ad interrogativi personali, quasi come se vivesse situazioni
analoghe.
Monaco,
settembre 1931.
Il commissario Sigfried Sauer è chiamato con urgenza in un
appartamento signorile di Prinzregentenplatz, dove la ventiduenne
Angela Raubal, detta Geli, è stata ritrovata senza vita nella sua
stanza chiusa a chiave. Accanto al suo corpo esanime c’è una
rivoltella: tutto fa pensare che si tratti di un suicidio. Geli,
però, non è una ragazza qualunque, e l’appartamento in cui viveva
ed è morta, così come la rivoltella che ha sparato il colpo fatale,
non appartengono a un uomo qualunque: il suo tutore legale è «zio
Alf», noto al resto della Germania come Adolf Hitler, il politico
più chiacchierato del momento, in parte anche proprio per quello
strano rapporto con la nipote, fonte di indignazione e scandalo sia
tra le fila dei suoi nemici, sia tra i collaboratori più stretti.
(da
illibraio.it)
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