Titolo: La Signora in Verde
Autore: Arnaldur Indriđason
Traduttore:
Cosimini Silvia
Editore: TEA
– 2009
Noir originale ed affascinante,
ben scritto e che si basa prevalentemente sull’atmosfera che si crea, sulla
descrizione dei paesaggi e situazioni dai toni cupi e su un’ottima
ricostruzione di una vicenda passata, fondamentale per risolvere un “cold
case” veramente intrigante. Non mancano gli elementi “forti”, quali
violenza sui più deboli, morte, solitudine, insensibilità su temi quali la
maternità extra-matrimoniale e la disabilità considerata una punizione.
Indriđason ci propone il commissario Erlendur, solitario,
cupo, afflitto da dolori intimi e personali, come un cane sciolto, però lontano
da eroismi o individualità dettate da un carattere ribelle o anticonformista. È
un uomo afflitto e sofferente che in questo episodio, più che risolvere un
caso, ne facilita la messa in luce ed i chiarimenti, permettendo al lettore di
farsi raccontare la soluzione dagli indagati stessi.
Notevole ed a tratti impeccabile noir, che
ha, tra l’altro, il merito di presentarci gli anni della seconda guerra
mondiale da una prospettiva insolita, dall’Islanda, terra talmente
lontana che neanche ci si immagina possa aver avuto un ruolo in quel
fondamentale passaggio storico. Un’Islanda che ci viene presentata anche
attraverso la sua società passata e la sua contemporaneità.
Intendiamoci, l’indagine è fondamentale e centrale,
ma ciò che attribuisce fascino e corpo al romanzo è principalmente la scrittura,
che riesce ad introdurre temi e tematiche, collaterali e funzionali al
susseguirsi della vicenda e della ricostruzione del caso, senza appesantire o
distrarre la componente prettamente noir, qui espressa magistralmente.
Voto: 8,5
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