Ambientazione insolita per un
noir moderno, rispettoso del classico, intelligente e brillante.
Bel noir per la regia di Martin McDonagh, che con penna
arguta firma anche la sceneggiatura.
Padronanza di un piacevole ed
efficace stile di ripresa (primi e primissimi piani da gustare e che non
stancano, buone riprese di insieme che fanno da ottimo contraltare),
particolare sapienza nella sceneggiatura e nei dialoghi pressoché perfetti
(Woody Allen e Tarantino dosati con intelligenza ed humour ed un buon bagaglio
di esperienze e competenze teatrali).
Il trio di protagonisti, di stanza nella città belga di Bruges (Brugge per i fiamminghi), si
presenta al meglio. Il qui bravissimo Colin
Farrell interpreta bene turbamenti, rimorsi e disagio interiore e sociale
di un giovane sicario che ha sulla coscienza la morte di un bambino. Il più
calmo e riflessivo Brendan Gleeson,
anche fisicamente, mette in campo una notevole potenza espressiva. Ralph Fiennes, il boss, è poco
presente, ma si sente sempre sottotraccia e quando compare trasmette
inquietudine anche solo con la postura ed uno sguardo penetrante.
È presente una non comune
capacità di giocare con gli stereotipi del film noir e d’azione, senza
diventare demenziale, con vari particolari ed elementi disseminati lungo il
film che poi vengono ripresi nello svolgimento della trama (occhio ai gesti,
alle movenze, ai dettagli dei brillanti dialoghi).
I dialoghi fra Farrell e Gleeson sono splendidi.
Da antologia il monologo sui nani e la relativa discussione che ne scaturisce.
Grazie a questo film ho scoperto
il senso del Purgatorio: "Il purgatorio è quando non sei troppo
male, ma neanche troppo bene. Come il Tottenham!".
Voto: 8+
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