martedì 9 aprile 2013

Ho bisogno di bellezza


Qualche giorno fa ho visto “Infamous - Una pessima reputazione”, centrato sulla figura dello scrittore Truman Capote.

Capote, principalmente, nel film lavora sul romanzo-reportage “A Sangue Freddo”, il focus dell’attenzione è rivolto al lavoro di ricerca e approfondimento svolto dall'autore in preparazione del libro. Il romanziere statunitense così incontra ed intrattiene un lungo ed intenso rapporto con un assassino, colpevole di aver ucciso, con un complice, tutti i componenti di una famiglia.

In una scena-chiave l’assassino risponde, tramite una lettera, a Capote che gli aveva inviato riviste erotiche. Gli scrive che, in quel momento, lui, un omicida, ha in realtà bisogno di “bellezza”.

“Ho bisogno di bellezza”.

Qualche volta anch’io ho pensato la stessa cosa. L’ho pensata, ma non sempre ho avuto il coraggio di cercare la “bellezza”.

Mi ricordo anche di aver espresso questa necessità, in alcune occasioni diversi anni fa, ad un’amica, ad un amore, a chi sentivo a me vicino.

Non so dare una definizione di questa cosa, della “bellezza” di cui ancora, a volte, sono in cerca. Mi sembra di trovarla e di poterla vivere. Di averla di fronte, disponibile, intorno a me. Non è in luoghi precisi od in situazioni particolari, tantomeno è dentro di me. Detesto cordialmente questa espressione e chi la pronuncia o, peggio, chi me l’ha direttamente rivolta, mi ha solo fatto incazzare e si è fatto pesantemente schernire.

A volte mi accorgo che c’è e cerco di godermela, a dispetto della mediocrità e dello squallore che incontro. Ne sono in qualche modo responsabile? A volte la sento e la osservo con un sorriso di condivisione e placida contemplazione, nonostante i limiti che ho.

Non farò esempi o semplificazioni, ma sono certo che non darò retta a chi mi invita a trovare questa “bellezza” in una religione o in un romanzo di uno scrittore alla moda (periodicamente ce ne sono sempre e alcuni sono veramente irritanti). Sono sicuro che la si possa trovare e vivere sia individualmente che in condivisione, sono certo che la si possa scoprire in momenti di ritiro e solitudine come in una folla di gente. Spero di averne la possibilità e la capacità.
 
Spero soprattutto di non rincoglionirmi del tutto ed evitare di trovarmi a parlare di come, guardando una busta di plastica svolazzare, capisci che nel mondo c'è tanta bellezza. Poiché l’adolescente spacciatore disturbato di “American Beauty” mi sta sulle balle e perché quella scena, levata dal suo contesto, può voler dire qualunque cosa e per qualunque cosa e da chiunque è stata usata. Persino da fondamentalisti di vario genere o credo, ecologisti vintage, datori di lavoro bugiardi, farabutti ed imbonitori di ogni specie e provenienza, oltre che da “I Griffin”


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