Qualche giorno fa ho visto “Infamous - Una
pessima reputazione”, centrato sulla figura dello scrittore Truman
Capote.
Capote, principalmente, nel film
lavora sul romanzo-reportage “A Sangue Freddo”, il focus
dell’attenzione è rivolto al lavoro di ricerca e approfondimento svolto
dall'autore in preparazione del libro.
Il romanziere statunitense così
incontra ed intrattiene un lungo ed intenso rapporto con un assassino, colpevole di aver ucciso,
con un complice, tutti i componenti di una famiglia.
In
una scena-chiave l’assassino risponde, tramite una lettera, a Capote che gli aveva inviato riviste
erotiche. Gli scrive che, in quel momento, lui, un omicida, ha in realtà
bisogno di “bellezza”.
“Ho bisogno di bellezza”.
Qualche
volta anch’io ho pensato la stessa cosa. L’ho pensata, ma non sempre ho avuto
il coraggio di cercare la “bellezza”.
Mi
ricordo anche di aver espresso questa necessità,
in alcune occasioni diversi anni fa, ad un’amica, ad un amore, a chi sentivo a
me vicino.
Non
so dare una definizione di questa cosa, della “bellezza” di cui ancora, a volte, sono in cerca. Mi sembra di
trovarla e di poterla vivere. Di averla di fronte, disponibile, intorno a me.
Non è in luoghi precisi od in situazioni particolari, tantomeno è
dentro di me. Detesto cordialmente questa espressione e chi la pronuncia o,
peggio, chi me l’ha direttamente rivolta, mi ha solo fatto incazzare e si è
fatto pesantemente schernire.
A
volte mi accorgo che c’è e cerco di godermela, a dispetto della mediocrità e dello squallore che incontro. Ne sono in qualche modo responsabile? A
volte la sento e la osservo con un sorriso
di condivisione e placida contemplazione, nonostante i limiti che ho.
Non
farò esempi o semplificazioni, ma sono certo che non darò retta a chi mi invita
a trovare questa “bellezza” in una religione
o in un romanzo di uno scrittore
alla moda (periodicamente ce ne sono sempre e alcuni sono veramente irritanti).
Sono sicuro che la si possa trovare e vivere sia individualmente che in
condivisione, sono certo che la si possa scoprire in momenti di ritiro e solitudine come in una folla di gente. Spero di averne la
possibilità e la capacità.
Spero
soprattutto di non rincoglionirmi del tutto ed evitare di trovarmi a parlare di
come, guardando una busta di plastica
svolazzare, capisci che nel mondo c'è tanta bellezza. Poiché l’adolescente spacciatore disturbato di “American Beauty” mi sta sulle balle e
perché quella scena, levata dal suo contesto, può voler dire qualunque cosa e
per qualunque cosa e da chiunque è stata usata. Persino da fondamentalisti di
vario genere o credo, ecologisti vintage, datori di lavoro bugiardi, farabutti
ed imbonitori di ogni specie e provenienza, oltre che da “I Griffin”.
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