Tempo fa ho letto “Eva dorme”, di Francesca
Melandri, edizione Oscar Mondadori.
È, di fatto, un romanzo sull’Alto Adige. Con
il “pretesto” di raccontare una commovente e coinvolgente storia d’amore,
si passano in rassegna le tormentate vicende dell’Alto Adige, dalla Prima
Guerra Mondiale fino agli anni settanta.
Francesca Melandri, con
quest’opera, ha scritto un libro composto da due libri in uno: uno è una storia
d’amore e sentimenti familiari che riguardano la protagonista, Gerda, e la sua
bambina Eva. L’altro è una accurata e avvincente ricostruzione delle vicende
che hanno riguardato l’integrazione dell’Alto Adige in Italia, e che fanno da
sfondo alla storia di Gerda, con la figura di Silvius Maniago sopra
tutte.
Le parti migliori del romanzo sono quelle
propriamente di “ricostruzione” della storia di questa terra, poiché
l’autrice, mettendo a frutto la sua lunga esperienza come sceneggiatrice
televisiva e la sua biografia, ci propone capitoli interi talmente accattivanti
e ben presentati da far vivere al lettore episodi storici e momenti di “vita
vera”. Il racconto in queste parti è un libro
di storia, un romanzo e un’inchiesta giornalistica, insieme, che non stanca
e tiene incollato il lettore alle pagine.
Di contro, la parte
“contemporanea” del romanzo è meno accattivante, un po’ stereotipata e a
tratti stucchevole. Il lungo viaggio che la protagonista Eva, ormai adulta,
compie dall’Alto Adige alla Calabria, pur presentando alcune interessanti
riflessioni e spunti di interesse, soffre proprio della figura di Eva stessa.
Io mi chiedo perché mai,
all’interno di un romanzo comunque gradevole e degno di nota, non banale
e anzi stimolante, debba per forza essere presente una figura femminile
come quella di Eva.
Eva, divenuta donna, è una libera
professionista, che si “guadagna il pane” organizzando feste e ricevimenti,
buffet ed eventi per ricchi, ditte, aziende e altri soggetti la cui esistenza è
a dir poco a me fastidiosa. È insomma una versione nobile di un misto fra una PR
ed una Event Planner, così presa da soddisfare i desideri ed i capricci
di gente che, nel migliore dei casi, non sa cosa vuole ma solo ciò che non
vuole, non si intende di nulla ma pretende di essere considerata “sofisticata”
ed “esperta intenditrice” di qualcosa (vino, cibo, dessert, superalcolici,
arte, filatelia, numismatica o chissà che diavolo altro vada per la maggiore in
un certo momento).
Eva non è sposata, non desidera
legami, è indipendente (qualunque cosa voglia dire), ha un amante
da diverso tempo, ovvero un uomo sposato che la raggiunge in ogni dove, in base
ai loro impegni e a come riesce a “liberarsi” del suo matrimonio. Viaggi
intercontinentali, alberghi e residenze di lusso sono l’habitat “naturale”
di Eva, le cui “preoccupazioni” maggiori sono smaltire il jet lag, affrontare
nuovi corteggiatori, soddisfare i capricci ed i desideri dei danarosi
clienti, spendere le esorbitanti cifre che le vengono corrisposte per il
suo lavoro (sempre “naturalmente” eseguito con grande soddisfazione sua e dei
committenti) ed incontrare l’amante.
Eva è “ovviamente”
bellissima, alta, con un fisico da modella, colta, sempre ben vestita e
truccata, con gusto e secondo la moda “alta” del momento.
Ma perché in molti romanzi e
sceneggiature proposteci negli ultimi anni, le figure femminili protagoniste
devono essere così stereotipate? Perché devono essere così “scontate”e
“prevedibili”, al limite dell’omologazione e della pedissequa riproposizione?
Mi risulta fastidioso e irritante ritrovarmi di fronte una figura come questa,
talmente simile a decine di altre, da rischiare, seriamente, di perdere
qualsiasi connotazione e ruolo. Una figura come questa, come quella di Eva,
simpatica neanche quando dorme (come recita il titolo), mi rende
sgradevole la lettura e la trovo anche un po’ offensiva nei confronti di molte
donne, vere, che risultano interessanti e stimolanti anche senza assomigliare
per nulla a questa artefatta figura femminile, “libera”, ovviamente
realizzata, soddisfatta di sé e fintamente in grado di bastare a se stessa (definizione cara a molte
giovani donne!).
Allora a questo punto autori e
sceneggiatori farebbero meglio a faticare di meno, impegnarsi poco nella
creazione e presentazione di nuovi personaggi e caratteri, poiché basterebbe,
semplicemente, prendere una qualsiasi protagonista di “Sex and the City”
(sono
ben quattro!) e posizionarla nel proprio romanzo o sceneggiatura,
anche senza cambiarle nome, così l’effetto “riconoscibilità” sarebbe più
facilmente perseguibile!
Ho incontrato molte figure
femminili nei romanzi che ho letto, positive o negative, esempi di
virtù o di dissolutezza e vizio, donne semplici oppure eroine fuori
dal comune, capaci di andare oltre le proprie personali vicende per impersonare
un ideale oppure esempio di vita “ordinaria” e perciò vicine a chi legge,
indipendentemente da epoche e mode. Quando chi scrive intercetta “l’umano”
che c’è in ognuno di noi, riesce a rappresentare pulsioni e sentimenti,
emozioni e psiche di chi, quotidianamente, vive e soffre, gioisce e ama, ci
parla e si avvicina a noi e noi ai loro personaggi, anche se le parole sulla
carta sono state pensate ed ordinate decine o centinaia di anni prima.
Pertanto questo romanzo è
occasione, per me, di esprimere, oltre ad un evidente fastidio, anche il
dispiacere di assistere ad una omologazione di caratteri e personaggi,
femminili in questo caso (ma anche la figura dell’amante è abbastanza
avvilente), che, a mio parere, risultano, dopo un po’, poco interessanti e
noiose e che rischiano di perdere sapore e appeal, contrariamente alle
intenzioni degli autori. Mai come in questo caso diverrebbe segno di
originalità “inventare” e proporre un personaggio femminile il più lontano
possibile da certi caratteri e schemi, perciò originale e capace di
“sorprendere” il lettore.
Un lettore, e spettatore
televisivo, come me, ne ha le scatole piene di “Samantha, Carrie, Miranda e
Charlotte” (giusto per fare un esempio), personaggi che hanno avuto
una loro dimensione, originalità e motivazione a metà degli anni 90, ma
che ormai hanno fatto il loro tempo e che, sappiatelo, hanno comunque avuto una
loro evoluzione nel corso degli anni e delle “stagioni” proposte. Certi
caratteri sono ormai la caricatura di se stessi, talmente stucchevoli e
deprimenti da rovinare anche il buono che ci potrebbe essere in un romanzo od
una sceneggiatura. Ormai che anche ministri della Repubblica hanno uno
spessore ed una rettitudine etica e morale da personaggi di serie televisive di
dubbio valore, presentare personaggi femminili come quello di Eva
allontana lettori e ne offende le capacità critiche e di analisi. Abbiamo
bisogno non tanto di “spessore” o “impegno”, come si diceva un tempo, bensì di
qualcosa che ci stimoli e ci faccia piacere incontrare e ricordare con un
pizzico di nostalgia e di gusto, che ci renda anche orgogliosi di aver fatto
incrociare il nostro cammino con figure di donne che ci soddisfino e ci
accompagnino nei nostri giorni.
Io avverto dolore e fastidio
quasi fisico quando incontro colleghe e altre donne che invece sembrano
l’ennesima brutta copia di personaggi come Eva. Non posso fare a meno di
chiedermi se sia la letteratura a rappresentare una realtà ed una
condizione, oppure ormai la “barbarie” e lo scadimento etico e
morale sia talmente radicato che le serie televisive e prodotti analoghi hanno
“gioco facile” ad influenzare usi e costumi e a “dettare la linea” nelle nostre
misere vite. Cosa è accaduto fino ad ora? Ci sono possibilità di invertire
la rotta? Il timore è che anche chi ricopre posizioni tali da poter
intervenire sia ormai nella melma ed anzi abbia contribuito a crearla, pensando
di trarne vantaggio (e saremmo di fronte a individui con almeno un po’ di spessore), oppure
semplicemente ritenendo che la realtà migliore sia questa, con gli opportuni
spazi per esibizionismi e meschinità da happy hour.
Hai letto Margherita Oggero, La collega tatuata? Avrai comunque visto i telefilm che ne hanno tratto. protagonista inconsueta e dotata di testa prima che di Manolo Blahnik.
RispondiEliminaMi piacciono i romanzi americani perché spesso trovo questo, caratteri femminili (e anche maschili) interessanti e vividi, vivaci e non convenzionali. :-)
Ciao! grazie per il consiglio! ;-) Autrice inserita in lista acquisti.
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