Quando si acquista il numero 1 di una nuova
pubblicazione a fumetti è sempre emozionante.
Aspettative, fantasie, attesa, sorpresa o delusione
che sia, lo considero un bel momento da gustare e godere al meglio che si può.
Nel caso di “Orfani”, ultima pubblicazione della Sergio
Bonelli Editore, tutto questo è stato, per così dire, “rovinato” dal tam
tam mediatico e dalle innumerevoli anticipazioni, anteprime, dichiarazioni ed
interviste che si sono susseguite negli ultimi mesi. Per carità, marketing
e strategia commerciale lo richiedono e insomma, se si vuol vendere, la
pubblicità e la creazione dell’evento, nonché la astuta “spinta” al debutto,
sono d’obbligo. Però un po’ di gusto mi è stato tolto, poiché, più o meno, si
sapeva già, a grandi linee, cosa aspettarsi.
Recchioni, e non solo lui, ci hanno bombardato di
informazioni e suggestioni, pertanto il rischio era, ed è, che le sorprese
siano solo in negativo e che ci sia maggiore spazio per aspettative deluse o
desideri disattesi.
Nonostante questo mi sono apprestato alla lettura con
emozione e ben disposto a gustare il primo numero di una serie di
fantascienza, sebbene, dopo la lettura me ne sono reso conto, la categoria
rischia di risultare stretta ed in alcuni passaggi fuorviante.
Ottimi i disegni di Emiliano Mammuccari,
effettivamente efficaci e pensati apposta per il colore, a differenza dei
numeri celebrativi (100, 200,…) della Bonelli. La colorazione è
veramente suggestiva, capace di abbandonare, quando serve, la resa del reale e
l’aderenza alla verità oggettuale, per mettersi al servizio dei personaggi e
della sceneggiatura, accompagnando o esaltando stati d’animo dei protagonisti,
emozioni, reazioni e sviluppo delle vicende presentate.
Il passaggio fra due piani temporali è gustoso, per
quanto non sia effettivamente una novità, ma potrebbe essere ancora più
suggestivo con qualche “furbizia” in più, sebbene di queste l’albo ne sia
effettivamente infarcito. Lo considero un pregio quando sono ben sorrette, come
in questo caso, da una attenta sceneggiatura.
I richiami ed i riferimenti letterari sono evidenti
e ben riconoscibili. Fra i maggiori, ed a me più graditi, cito “Fanteria
dello spazio” di Robert Anson Heinlein e “Guerra Eterna” di Joe
William Haldeman (entrambi i romanzi facilmente recuperabili e
consigliatissimi, meglio se nella meritoria edizione Urania), senza dimenticare
“Il Signore delle Mosche” di William Golding.
Non mancano “citazioni” di serie televisive più attuali e
rimandi alla cinematografia recente in tema di fantascienza e, per
quanto questo elemento mi sia già meno gradito, ne riconosco l’opportunità.
Infatti Orfani, già da questo primi numero, si presenta come un serio
tentativo di “svecchiare” le pubblicazioni della Sergio Bonelli. Lo fa,
per l’appunto, ispirandosi all’estetica ed al dinamismo dei serial
televisivi che da qualche anno stanno facendo la fortuna di alcuni network
privati, italiani ed esteri, copiandone il linguaggio e le atmosfere, basandoci
sopra una sceneggiatura diretta e poco propensa al “classico” schema bonelliano.
La problematica, o comunque il possibile neo,
risulta quando si fa fatica ad andare oltre la legittima ispirazione, il
lodevole richiamo alla serie televisiva del momento, proponendo, oltre a
disegni e colorazione straordinari e ad una rottura della “gabbia” grafica, una
trama che, purtroppo, ormai rischia di non sorprendere più. Intendiamoci, non
sto sostenendo che tutto quello che si legge in quest’albo sappia di “già
visto”. Non è assolutamente così, anzi, ci sono lodevoli eccezioni, però permane
un senso di leggera insoddisfazione.
Ispirazioni e qualche copiatura più evidente (pensiamo a
quanto deve esserci nella testa di Recchioni e Mammuccari di Halo) potrebbero
infastidire qualcuno e comunque con le citazioni ed i richiami è sempre la stessa
storia. Anche quando non si esagera ad alcuni piacciono e rendono gradevole la
lettura, ad altri fanno venire i nervi. Il confine e la relativa discussione
fra citazione e plagio anima infinite discussioni e genera “insanabili
fratture” anche all’interno di un affiatato gruppo di amici, pertanto non mi ci
soffermerò, limitandomi a dire che le citazioni, quando ben dosate, ed i
riferimenti, se resi evidenti e non mascherati, incontrano i miei favori
e arricchiscono un’opera, non solo nel fumetto, ma anche in altri ambiti
espressivi ed artistici.
La cosa che a me risulta più deludente è il fatto che, per
l’ennesima volta, ci troviamo di fronte ad alieni che, senza alcun
motivo apparente o plausibile, attaccano la Terra ed i terrestri, seminando
paura, panico, morte e distruzione. Almeno così ci viene proposto.
Allora mi consolo, si fa per dire, con un linguaggio
ed una impostazione dei dialoghi nuova, dove velocità e agilità la fanno
da padrone. Per il momento non è poco, potrebbe anche bastarmi, anche perché
ancora non ci sono vere grosse novità in casa Bonelli (la qualità comunque non
manca in altre serie!).
Aspetto i prossimi numeri per farmi un’idea più
completa ed organica. Il numero 1 è l’inizio e sconta sempre qualcosa!