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film d’avventura fra quelli che ricordo con maggior
piacere. Avrei potuto inserire in questo elenco film di cui ho già parlato, a
proposito di film western, bellici, di James Bond o di David Lean,
ma per evitare ripetizioni o di “fissarmi” troppo ho allargato un po’ la
visione e questo è il risultato:
“La Regina
d'Africa”
(The African Queen) di John Huston –
1951
Due
attori formidabili come Humphrey Bogart (premio
Oscar per la sua interpretazione) e Katharine Hepburn per un film che si
concentra e gira solo ed esclusivamente sui loro personaggi. Sceneggiatura e
dialoghi perfetti, in un’opera dove l’avventura è più intima che posta nella
spettacolarizzazione dei luoghi e delle situazioni, quasi questi fossero superflui.
“I Guerrieri della
Notte”
(The Warriors) di Walter Hill – 1979
L’Anabasi
di Senofonte con le bande anni 70 a New York. Un racconto dal ritmo serrato ed
incalzante, tutto svolto nel tempo di una notte, con la rappresentazione di una
realtà trasfigurata come fosse un urban-fantasy. Perfetto dinamismo e potente
valore simbolico degli oggetti e dei luoghi, prima fra tutti la metropolitana,
vero personaggio al pari dei membri delle city gang.
“Fuga da Alcatraz”
(Escape from Alcatraz) di Don Siegel –
1979
Da
una reale evasione dal famoso carcere, un film scarno nei dialoghi che punta
tutto sulle immagini, a cui è affidato il compito di creare e rappresentare la
tensione e la suspense che permeano la vicenda. Montaggio astuto che supplisce
ad alcuni momenti un po’ troppo “da accademia”.
“Excalibur” di John Boorman –
1981
Grandiosa
colonna sonora, in un film che trae forza e valore dal cromatismo delle scene e
dei luoghi, scandendo i capitoli di una storia di eroi dal respiro
epico-cavalleresco. La forma visiva della narrazione dona ulteriore valore a
ciò che, in fondo, risulta essere al pari di una favola, ben raccontata e
confezionata. Se ci si lascia coinvolgere e si abbassano, anche solo un po’, le
difese, è impossibile non restarne affascinati.
“I Sette Samurai” di Akira Kurosawa
– 1954
Dramma
e racconto epico tanto affascinante da divenire un vero cult-movie. L’intera
cinematografia mondiale vi si è più volte riferita, attingendovi a piene mani,
tra cui non solo lo splendido “I Magnifici Sette” di Sturges ed i relativi
seguiti, ma anche “Quella Sporca Dozzina” di Robert Aldrich. Pratica ed
estetica del mondo contadino e di quello dei samurai, terra e lavoro dei campi
che incontrano epica, onore e uomini d’armi, vita vissuta e filosofia con
personaggi ritratti e caratterizzati come meglio non si potrebbe
“Principessa
Mononoke”
di Hayao Miyazaki – 1997
Non
meravigli (più di tanto) la presenza
in questo gruppo di un film d’animazione. Hayao Miyazaki trascende i generi e
le classificazioni e quest’opera ne è ottima prova. Un racconto di formazione,
che di per sé porta ed assume i caratteri dell’avventura, incontra la favola
ecologista, senza sentimentalismi o tentazioni manichee. Personaggi complessi,
ambientazioni fantastiche, onirico e reale che si fondono con crudezza, ma
senza reale violenza, per donare coinvolgimento estetico e narrativo.
“L’Avventura del
Poseidon”
(The Poseidon Adventure) di Ronald
Neame – 1972
A
pieno titolo nel filone dei film catastrofici anni 70. Attori esperti ed in
buona forma (Gene Hackman, Shelley
Winters ed Ernest Borgnine tra gli altri), che con la loro efficace
recitazione ed una stupenda scenografia caratterizzano un film genuinamente avventuroso,
che si concede il lusso di offrire anche qualche elemento di riflessione. Ci
hanno fatto un evitabile remake nel 2006.
“I Vichinghi” (The Vikings) di Richard Fleischer –
1958
Trascinante
film d'avventura, che inserisco anche per ricordi di una adolescenza
suggestionata da immagini forti, potenti e dotate di un certo intrigante
lirismo (tra cui il funerale vichingo).
Primo assaggio di mitologia norrena, confezionato con una serie di accadimenti
che fanno ricorso al carattere brutale della sceneggiatura, sostenuta dalla
efficace fotografia e dalla azzeccata musica. Kirk Douglas superbo!
“Hero” di Zhang
Yimou – 2002
Estetica
e senso epico per una esperienza cromatica e di eleganza, scandita da racconti
e flashback fortemente connotati dai colori scelti e dal ruolo che hanno l’arte
della spada e della calligrafia. Questi due elementi si incontrano e regalano
un respiro più ampio al susseguirsi dei quattro periodi in cui è diviso il
film. Un’opera che ha generato dibattito e critiche, ma il cui valore artistico
non è possibile mettere in discussione.
“I Goonies” (The Goonies) di Richard
Donner – 1985
Un
film culto per chi era ragazzino negli anni 80. Perfetto per divertirsi e
sognare l’avventura, per viverla e riviverla al di là degli anni trascorsi,
facendosi ancora una volta conquistare da una storia avvincente e divertente. Personaggi
simpatici, un gruppo di protagonisti accattivanti e ottimi caratteristi.
Bonus:
Trama
un po’ confusa, dove il senso dell’avventura e del fantastico prevale, per un
buon prodotto ad uso familiare, nella migliore tradizione Disney. Affascinante
come un romanzo di Jules Verne, con effetti speciali alla vecchia maniera ben
presentati, godibile e divertente.
“Aleksandr Nevskij”
di
Sergei M. Eisenstein – 1938
Film
chiaramente di propaganda, con tutto il conseguente carico di retorica e
pomposità. Ma, una volta chiarito questo, l’opera si fa ammirare per le scelte
in tema di inquadrature e montaggio, che assicurano alla vicenda ed alla sua
rappresentazione una dinamicità e un ritmo insolito per quegli anni,
accelerandone anche la continuità narrativa. L’eroe è tale e pazienza se
Nevskij è accostato a Stalin. La colonna sonora? A firma di Sergei Prokofiev.
Un
torneo a parte per i due Volumi di Kill
Bill (Quentin Tarantino), la
serie di Arma Letale (Richard Donner) e quella di Die Hard (registi vari)
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