Dai Belle &
Sebastian a Tony Richardson.
Da Gioventù Amore e
Rabbia a The Loneliness Of The Middle Distance Runner.
La
canzone dei Belle & Sebastian “The
Loneliness of the Middle Distance Runner”
è quasi omonima del film di Tony
Richardson del
1962 “The Loneliness of the Long
Distance Runner”,
in italiano “Gioventù Amore e Rabbia”.
Il
testo della band pop-rock scozzese è un po' triste, non possiede la
carica di ribellione e rabbia propria del film, che si inseriva nel
filone del battagliero “free cinema”,
che negli anni cinquanta e sessanta smosse le acque della cultura
britannica.
Più
propriamente ne è uno dei prodotti più belli e riusciti, in grado
di entrare di diritto a far parte di una sorta di nouvelle vague del
Regno Unito, che aprì la strada alla swinging London dei Beatles e
allo svecchiamento della cultura britannica in teatro, letteratura e
cinema.
Fu
effettivamente meno brillante e radicale sul piano delle forme di
quanto non sarebbe stata quella francese, ma certamente più solida
nel rifiuto del conformismo perbenista e classista. Ebbene Gioventù
Amore e Rabbia ha
origine da uno degli scrittori più attivi nel periodo, Alan
Sillitoe, che riuscì a trasferire nella sceneggiatura il furore
proprio del suo duro e acre romanzo (qualche
anno fa riedito da Minimum Fax).
Il regista Tony Richardson, coadiuvato
dall'intelligente e benemerito lavoro dell'operatore Walter Lassally,
che mette in atto un servizio asciutto, senza compiacimenti di sorta
per una fotografia sporca ed impastata, crea intorno al personaggio
centrale della storia, un giovane delinquente interpretato da Tom
Courtenay, un ambiente tetro e sordido al limite
dell'immaginabile.
Courtenay è Colin Smith, vissuto soffrendo all'interno
di una famiglia che gli è sempre sembrata distante, così come la
scuola e le istituzioni in generale. Si ribella, come volevano
ribellarsi, ad ogni costo, gli esponenti del “free cinema”.
Finito in riformatorio, nel momento in cui si rende conto, prende
consapevolezza, reale, della propria realtà, privata e pubblica, di
come stia andando incontro al destino deciso dalla società,
emblematicamente impersonata dal direttore della struttura in cui è
stato inserito, mette in atto una paradossale ribellione, rinunciando
ad una fallace ed ingannevole gloria personale.
Il
film, per quanto ad una visione odierna potrebbe sembrare datato,
forse anche poco equilibrato a causa di un lungo
flashback centrale e
troppo distante dalle condizioni e situazioni, nonché delle
posizioni di molti ragazzi di oggi, si mostra come un racconto con
rabbia
dei giovani proletari e dei precari di quegli anni, quando era ancora
la fabbrica a formare la loro cultura e a nutrire la loro rivolta.
Ora
invece si nota tra i ragazzi una certa scarsità di visione ed idee,
per non per parlare di ideali, schiacciati come sono, come siamo, da
incertezza, precarietà, struggente e dannoso individualismo che
altro non è che solitudine. Come
si nota nel testo della canzone dei Belle & Sebastian. Per cui a
rivedere, a ripensare al film di Richardson, si vorrebbe avesse dei
corrispettivi nel cinema dei nostri giorni, non sempre totalmente in
grado di cogliere la situazione e magari innescare vera
consapevolezza, autentica presa di posizione e sana rabbia.
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