Questa sera verrà trasmesso su Italia 1 “Robin
Hood” di Rydley Scott, quello con il pingue Russell Crowe e
la stupenda Cate Blanchett.
Per motivi anagrafici e di gusto estetico sono
dell’idea che il miglior Robin Hood sia quello proposto dalla Disney (non
siamo pochi a pensarla così, sappiatelo!), pertanto la mia opinione è
alquanto influenzata da questo dato.
Rimane comunque che la visione di questo film è
consigliabile se si cerca puro intrattenimento e si ha voglia di godere
di scene di massa e di battaglie cruente. Questo nonostante sia
oggettivamente un po’ troppo lungo e il coinvolgimento emotivo lasci a
desiderare.
Non è propriamente una delusione, per carità. È pur sempre
meglio di quello con Kevin Costner che, oltretutto, è accompagnato da una colonna
sonora che mi ha letteralmente perseguitato durante la mia adolescenza,
procurandomi frantumazione dei cabasisi. In quel film almeno c’era un ottimo
sceriffo di Nottingham, come ho già avuto modo di sottolineare qui.
Orbene, il Robin di Ridley Scott (dove sono
finiti i tempi di “Blade Runner” e de “I Duellanti”, per Giunone, o anche solo
di “Thelma e Louise”?) stravolge il mito e la leggenda e lo fa anche
tramite una non deprecabile scelta stilistica, ovvero inserendo sbarchi
di truppe e epiche battaglie in cui non si risparmiano bassezze e viltà,
tradimenti e parimenti atti eroici.
Insomma viene scelta la via epica per presentarci,
appunto stravolgendola rispetto alla narrazione classica e relativa leggenda,
la figura di questo fuorilegge, proponendo Robin Hood prima che divenisse tale (un
prequel si direbbe, anzi direbbero gli “ammerigani”).
La Storia viene più volte tradita (la sorte di
Re Riccardo, i Francesi che sbarcano in stile D-Day al contrario nel
medioevo!!), ci sono forzature narrative che effettivamente
disturbano un po’, ci sono passaggi noiosi o comunque superflui, ma l’intento,
chiaro, è di fare un kolossal spettacolare.
D’altronde gli ingredienti ci sono tutti: il cast di
prim’ordine, dove, oltre ai già citati Crowe e Blanchett (che da sola tira
su le sorti del film), figurano Max von Sydow e William Hurt,
scenografie grandiose, effetti sonori e visivi d’impatto, intrighi, un grande
amore che nasce dall’inganno, gli eventi che travolgono i destini dei singoli e
di una nazione e così via.
Tutto disponibile, ma non ben miscelato, per un
risultato un po’ freddo, coinvolgente solo in parte, poiché l’opera di
smitizzazione e un paio di colpi di scena telefonati e di dubbia credibilità
non bastano. Non c’è un villain/cattivo di spessore, anzi lo sceriffo di
Nottingham è pressoché assente e fra Tuck è ridotto a poco più di una
macchietta, inoltre altri personaggi sono abbozzati ma poco approfonditi e
criminalmente sottoutilizzati. Per fortuna c’è Cate Blanchett, anche se
fa il verso a sé stessa in “Elizabeth” e relativo seguito.
Infine Russell Crowe. Devo ammettere di avere un
debole per quest’uomo con la evidente tendenza ad ingrassare. L’ho molto
apprezzato in diversi film e risulta uno dei motivi per cui andai al cinema a
vedere il suo Robin Hood. Disgraziatamente si ispira un po’ troppo al
personaggio da lui interpretato ne “Il Gladiatore”, nonostante fossero
passati già 10 anni, e la cosa lo penalizza. Manca di agilità fisica e di verve
istrionica, quella degli “storici” Robin Hood di Douglas Fairbanks e Errol
Flynn, facendo scivolare l’intero film verso una caratterizzazione
vagamente crepuscolare, in questo “aiutato” dalle scelte in tema di fotografia.
Però, comunque, se si ha voglia di passare un’intera,
lunga, serata di fronte alla televisione, sopportando anche gli spot pro
Mediaset e quindi incensanti e, peggio, assolutori nei confronti di Berlusconi,
questo film va più che bene, giacché, nonostante tutto è intrattenimento di
qualità e di provato mestiere.
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