sabato 19 aprile 2014

Pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo


Abramo Lincoln, 16° presidente degli Stati Uniti d’America, durante il discorso sullo stato dell’Unione del 1° dicembre 1862, pronunciò queste parole:

“The dogmas of the quiet past are inadequate to the stormy present. The occasion is piled high with difficulty, and we must rise with the occasion. As our case is new, so we must think anew and act anew. We must disenthrall ourselves, and then we shall save our country.”

“I dogmi di un passato tranquillo sono inadeguati al presente tempestoso. La situazione è irta di difficoltà, e noi dobbiamo essere all'altezza della situazione. Poiché il nostro caso è nuovo, dobbiamo pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo. Dobbiamo emanciparci, così potremo salvare il nostro Paese”.

 
Walt Whitman dedicò al presidente Lincoln questi versi:
 
“ O Captain! my Captain! our fearful trip is done,
    The ship has weathered every rack, the prize we sought is won,
    The port is near, the bells I hear, the people all exulting,
    While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring;
    But O heart! heart! heart!
    O the bleeding drops of red,
    Where on the deck my Captain lies,
     Fallen cold and dead.

    O Captain! my Captain! rise up and hear the bells;
    Rise up--for you the flag is flung--for you the bugle trills,
    For you bouquets and ribboned wreaths--for you the shores a-crowding,
    For you they call, the swaying mass, their eager faces turning;
    Here Captain! dear father!
    This arm beneath your head!
    It is some dream that on the deck
    You've fallen cold and dead.

    My Captain does not answer, his lips are pale and still,
    My father does not feel my arm, he has no pulse nor will.
    The ship is anchored safe and sound, its voyage closed and done,
    From fearful trip the victor ship comes in with object won;
    Exult O shores, and ring O bells!
    But I, with mournful tread,
    Walk the deck my Captain lies,
    Fallen cold and dead.”


“Oh! Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto,
La nostra nave ha resistito ogni tempesta: abbiamo conseguito il premio desiderato.

Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
la nave austera e ardita.

Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto freddo e morto.

O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.

Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia freddo e morto.

Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà;
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.
Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,

Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano caduto freddo e morto.”


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