venerdì 18 aprile 2014

Dylan Dog # 331 - La Morte non basta



“La Morte non basta”,  albo numero 331 di Dylan Dog, scritto e sceneggiato da Giovanni Di Gregorio, disegnato da Raul e Gianluca Cestaro, mi è piaciuto.

E chi se ne frega, potreste dire, non a torto inoltre. Ma il punto è che dopo sette albi di quello che è stato definito l’inizio di un nuovo corso per il caro “Indagatore dell’Incubo”, mi trovo a dover esprimere più apprezzamenti che critiche.

Lo so che in fondo il mio è solo un gioco, una “simpatica” pretesa di “fare le pulci” agli albi e a come vengono proposti. Lo faccio da lettore, da affezionato lettore, e da appassionato di storie a fumetti, alla ricerca di storie in generale.

Questo gioco di scrivere impressioni e commenti, che inizia immaginando, durante la lettura o subito dopo la conclusione di un albo, possibili soluzioni alternative che mi sarebbe piaciuto veder realizzate e gustando quelle proposte, anche traendone piacere e a volte sollievo, funziona bene con gli albi Bonelli. Probabilmente perché sono quelli che incontro da ormai lungo tempo in edicola e che fin da bambino ho visto “in giro” per casa, per cui vige una sorta di effetto “vecchio amico”.

Tornando all’ultimo numero di Dylan Dog, il numero 331 per l’appunto, avevo già in precedenza espresso il mio apprezzamento per la copertina dal sapore “Pop Art”. Ora possono aggiungere che i disegni ad opera dei fratelli Cestaro sono la prova della buona qualità, grafico/espressiva e di tratto, che una serie onestamente popolare può raggiungere nel nostro Paese. Spesso si leggono e sentono considerazioni sbrigative, superficiali, che tendono a denigrare la qualità delle illustrazioni degli albi da edicola. Ebbene in questo “La Morte non basta” si ha prova di un buon livello, anche con tavole francamente ottimamente costruite, per nulla banali o scontate. Pathos e Dramma vengono resi bene ed elevano anche la qualità del soggetto che, già apprezzabile per conto suo, viene sviluppato in una sceneggiatura intrigante e soddisfacente, dove la tensione della vicenda e la caratterizzazione dei personaggi vengono curati fino all’ultima tavola.


Dylan Dog sembra tornato ai fasti di diversi anni fa, quando paure, angosce, ossessioni, esperienze umane “comuni” o “soprannaturali” venivano rese fruibili ed empaticamente vicine al lettore, che riusciva anche ad esorcizzare le proprie fobie e punti oscuri. In questo albo ho rivissuto quel garbo compositivo che permette di far convivere ironia e dramma, orrore e quotidiano vivere nel rispetto dei caratteri presentati e di chi legge.

Con fiducia aspetto i prossimi albi.

Gloria, la fidanzata di Dylan non è che la prima. Poi, le fa seguito una schiera di altre persone decedute, denominate i Ritornati. Uccidono senza preavviso, senza curarsi di essere visti. Ricompaiono all’improvviso, tornando in vita brevemente, per portare con sé, nella tomba, qualcun altro. E altrettanto improvvisamente si riabbandonano nelle braccia della morte, afflosciandosi sulle loro gambe. A Bloch non resta che ricorrere all’aiuto di Dylan per far luce su questo terribile enigma. (da Sergiobonelli.it)

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