“La Morte non basta”, albo numero 331 di Dylan Dog, scritto e sceneggiato da Giovanni
Di Gregorio, disegnato da Raul e Gianluca Cestaro, mi è piaciuto.
E chi se ne frega, potreste dire, non a torto
inoltre. Ma il punto è che dopo sette albi di quello che è stato definito
l’inizio di un nuovo corso per il caro “Indagatore dell’Incubo”,
mi trovo a dover esprimere più apprezzamenti che critiche.
Lo so che in fondo il mio è solo un gioco, una “simpatica”
pretesa di “fare le pulci” agli albi e a come vengono proposti. Lo faccio da
lettore, da affezionato lettore, e da appassionato di storie a fumetti, alla
ricerca di storie in generale.
Questo gioco di scrivere impressioni e
commenti, che inizia immaginando, durante la lettura o subito dopo la
conclusione di un albo, possibili soluzioni alternative che mi sarebbe piaciuto
veder realizzate e gustando quelle proposte, anche traendone piacere e a volte
sollievo, funziona bene con gli albi Bonelli. Probabilmente perché sono
quelli che incontro da ormai lungo tempo in edicola e che fin da bambino ho
visto “in giro” per casa, per cui vige una sorta di effetto “vecchio amico”.
Tornando all’ultimo numero di Dylan Dog, il numero
331 per l’appunto, avevo già in precedenza espresso il mio apprezzamento per la copertina dal sapore “Pop Art”. Ora possono aggiungere che i disegni
ad opera dei fratelli Cestaro sono la prova della buona qualità,
grafico/espressiva e di tratto, che una serie onestamente popolare può
raggiungere nel nostro Paese. Spesso si leggono e sentono considerazioni
sbrigative, superficiali, che tendono a denigrare la qualità delle
illustrazioni degli albi da edicola. Ebbene in questo “La Morte non basta” si
ha prova di un buon livello, anche con tavole francamente ottimamente
costruite, per nulla banali o scontate. Pathos e Dramma vengono
resi bene ed elevano anche la qualità del soggetto che, già apprezzabile
per conto suo, viene sviluppato in una sceneggiatura intrigante e
soddisfacente, dove la tensione della vicenda e la caratterizzazione dei
personaggi vengono curati fino all’ultima tavola.
Dylan Dog sembra tornato ai fasti di diversi anni
fa, quando paure, angosce, ossessioni, esperienze umane “comuni” o
“soprannaturali” venivano rese fruibili ed empaticamente vicine al lettore, che
riusciva anche ad esorcizzare le proprie fobie e punti oscuri. In questo albo
ho rivissuto quel garbo compositivo che permette di far convivere ironia
e dramma, orrore e quotidiano vivere nel rispetto dei caratteri presentati e di
chi legge.
Con fiducia aspetto i prossimi albi.
Gloria, la fidanzata di Dylan non è che la prima.
Poi, le fa seguito una schiera di altre persone decedute, denominate i
Ritornati. Uccidono senza preavviso, senza curarsi di essere visti. Ricompaiono
all’improvviso, tornando in vita brevemente, per portare con sé, nella tomba,
qualcun altro. E altrettanto improvvisamente si riabbandonano nelle braccia
della morte, afflosciandosi sulle loro gambe. A Bloch non resta che ricorrere
all’aiuto di Dylan per far luce su questo terribile enigma. (da Sergiobonelli.it)
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