Un nuovo ciclo, almeno così viene definito dal
“papà” di Dylan Dog, Tiziano Sclavi, che ha voluto che Roberto
Recchioni si “prendesse cura” del suo personaggio.
Recchioni stesso ha scritto
soggetto e sceneggiatura del numero 337 dell’Indagatore dell’Incubo, “Spazio
Profondo”, dove, fin dalla splendida copertina di Angelo Stano, sono
evidenti i riferimenti e l’omaggio alla fantascienza ed in particolare
ad alcuni dei più bei film a tema science fiction.
Fantascienza ed horror spesso si sono
incontrati, di questo sono certamente consapevoli in casa Bonelli, poiché in
quest’albo tornano prepotentemente tematiche orrorifiche, quasi da Dylan primi
anni, in un contesto foriero di spunti ed idee ma anche angosce e pericoli come
lo spazio.
Ho molto apprezzato i rimandi, presenti fin dal
redazionale, ad “Alien”, “2001 Odissea nello spazio” e
soprattutto a “Solaris”. A tal proposito consiglio caldamente il romanzo
di Stanislav Lem ed il film che ne ha tratto Andrej Tarkovskij,
in seconda battuta quello di Steven Soderbergh con George Clooney.
“Spazio Profondo”, titolo tutto sommato classico e
perciò efficace, è eccezionalmente a colori. La Sergio Bonelli Editore
deve averci preso gusto, dopo la felice esperienza con “Orfani”, dal
momento che uno dei reali punti di forza di quest’albo, oltre alla densa ed
intensa sceneggiatura, è proprio la colorazione, ad opera di Lorenzo
De Felici. I colori virano a seconda di ciò che accade e si legge,
accompagnano i protagonisti (la squadra di cinque Dylan in missione è
un’altra efficace scelta che guarda al nuovo nel rispetto del classico) ed
esaltano gli ottimi disegni di un Nicola Mari veramente in forma, con un
tratto molto espressivo che sa risultare oscuro quanto occorre ma allo stesso
vivido e coinvolgente.
Simpatica l'idea di battezzare due delle astronavi presenti all'interno della storia con i nomi di due dei più famosi calciatori del Manchester United!
Un gran bel numero e se sarà come si legge, ovvero che la
testata da ora in poi sarà articolata in stagioni di dodici numeri, mi
aspetto già dal prossimo albo (112 pagine!) tante conferme e ulteriori
motivi per continuare a leggere le avventure di Dylan Dog.
Dylan Dog si risveglia
nell’anno 2427, a bordo della stazione U.S. Beckham, avamposto spaziale di
frontiera dell’impero di Albione. Il suo corpo però non è fatto di viscere e
sangue, ma è composto di materia sintetica, mentre la sua mente non è che un
costrutto mnemonico realizzato a partire dalle sue memorie. Lo scopo del Dylan
artificiale, insieme ad altre quattro versioni modificate di sé, è di fare luce
sul mistero che circonda gli agghiaccianti fantasmi che infestano da tempo gli
spazi siderali. Una missione che lo porterà a esplorare gli infiniti meandri
della propria coscienza. (da Sergiobonelli.it)
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