Renzi: “Il posto fisso non esiste più”.
Non mi sembra un cambiamento di cui essere lieti,
gentile Presidente del Consiglio, oppure la sua era solo un’ovvietà da esibire,
una “dichiarazione ad effetto” per alimentare un qualcosa che comincia ad
assumere gli inquietanti segni di un culto della personalità, di cui credo non
si abbia poi tanto bisogno?
Se il posto fisso è scomparso, non ritengo sia responsabilità delle lavoratrici e dei lavoratori che scioccamente vorrebbero lavorare e vivere dignitosamente, bensì credo sia perché non esistono più aziende, grandi, medie e piccole, che creino un prodotto capace di durare e rinnovarsi nel tempo, fare ricerca ed innovazione, offrire quel famoso “made in Italy” in grado di farsi apprezzare e richiedere nel mondo. Credo sia perché le grandi fabbriche sono “gestite” da multinazionali che non hanno il minimo interesse a creare una struttura sociale intorno alla fabbrica stessa, poiché fanno presto ad abbandonare capannoni e magazzini e trasferirsi in un altro continente. Vede, qualche decennio fa, nel nostro Paese, le grandi industrie offrivano ai lavoratori, oltre al lavoro, anche un beneficio nel dopolavoro. Costruivano o copartecipavano alla costruzione di asili, case, scuole, colonie estive (pensi che nella città in cui vivo ne esiste una ancora attiva, anche se magari non è l’esempio migliore). Non era necessario essere illuminati e lungimiranti come Adriano Olivetti, vede, persino la Fiat faceva, in un certo modo, la sua parte. Nella sua regione la Solvay, almeno fino agli anni 60, è un altro esempio che potrei farle. In buona sostanza, alcune grandi aziende, attraverso il loro operato, riflettendo non solo su fatturato, entrate-uscite annuali ed altre importanti questioni, si ponevano nella condizione di offrire opportunità anche a chi non ne poteva avere e allo stesso tempo creavano anche nuovi posti di lavoro indotto. Riesce ad immaginare oggi Vodafone, Telecom, Sky o McDonald’s mettere in atto comportamenti analoghi? Chi ci lavora ha contratti precari nella maggior parte dei casi, ma anche se avesse contratti a tempo indeterminato, pensa riuscirebbe a continuare a lavorare per più di pochi anni a certe condizioni e senza tutele? Perché è difficile riuscire a lavorare per una vita in un call center o in un fast food, oppure fare la commessa da Oviesse o Pittarello a 800 € al mese, perché è complicato fare l’assistente in un centro per anziani a €7.50 lordi all’ora, assunti da cooperative esterne, che per vincere l’appalto fanno a gara fra loro a chi fa risparmiare di più al committente, magari pubblico, senza curarsi di qualità del lavoro e delle condizioni di chi ci è impiegato. Perché gli istituti di credito, quando non falliscono in quanto gestiti da ladri e farabutti, ti finanziano un’attività praticamente solo se i soldi li hai già e quindi non ti servono prestiti, perché i gestori di fondi d’investimento spostano soldi che non esistono realmente finché non entrano nelle loro tasche. Perché il bilancio delle aziende si fa con le fluttuazioni delle azioni e non con il fatturato, spesso falsando i bilanci.
Il posto fisso non esiste più, ce ne siamo accorti da tempo. Se ne sono accorti anche i sindacati, anche se spesso dimostrano il contrario. Non esiste più neanche per i pochi che hanno un contratto a tempo indeterminato, considerando che loschi individui travestiti da imprenditori di fatto riescono a fare quello che gli pare, a volte anche con il tacito assenso di rappresentanti delle Istituzioni. Forse il posto fisso non esiste più perché qualcuno ha pensato di rendere tutti uguali togliendo i diritti a chi ne aveva anziché darne a chi non ne aveva.
Fra quei qualcuno dimostra, con le sue
dichiarazioni, gli slogan anglosassoni, i selfies ed i gelati in maniche di
camicia, di esserci anche lei. Lei e i suoi predecessori che avete corrotto il
sistema facendo credere che il sistema fosse corrotto perché avevamo troppi
diritti.
Il posto fisso non esisterà più, insieme alla
dignità del lavoro.
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