martedì 21 ottobre 2014

Orfani



Il mese scorso scorso si è conclusa la prima annata di “Orfani” e in questo ottobre si ricomincia con “Orfani – Ringo”.

Dopo i primi numeri non ho scritto più nulla sulla serie, ripromettendomi di seguirla e gustarla fino alla fine, stimolato da superbi disegni e dall'ottima colorazione di ogni albo. Ho fatto bene ad aspettare la fine della serie, poiché alcune personali impressioni non erano proprio azzeccate ed in fondo alcuni dei timori che avevo espresso si sono rivelati, almeno in parte, infondati.
 Mese dopo mese, mi si è chiarito il fatto che Roberto Recchioni ed Emiliano Mammuccari, coautori di “Orfani”, di fatto non stavano rivoluzionando la Sergio Bonelli Editore, una sua serie, ma bensì con grande professionalità, lucidità e coinvolgendo disegnatori, sceneggiatori e addetti alla colorazione di primo piano, stavano in qualche modo aggiornando il “fumetto bonelliano”.

Ovvero con scelte meditate ma comunque coraggiose l'intero staff, creatori, sceneggiatori e disegnatori, hanno operato sui dialoghi, sulle “inquadrature”, sulla resa delle situazioni, sulla psicologia e presentazione dei protagonisti e dei comprimari (giusto quelli che servivano). A ciò si è aggiunta una cura per la sceneggiatura e resa della storia che è riuscita a rispettare la tradizione ed inserire elementi nuovi e anche “insoliti” per una serie Bonelli.


Insomma a “distruggere” in fondo son buoni tutti, o lo sarebbero, più difficile e rischioso, a livello di sforzo lavorativo e creativo, risulta inserire elementi e scelte nuove rispettando, valorizzando e, appunto, riuscendo ad aggiornare e rendere originale, quello che c'era già e che magari se va avanti da qualche decennio, tutto sommato proprio da buttare non è. Per questo apprezzo ancora di più l'intera serie, che tra l'altro ha proposto copertine, tutte a firma di Massimo Carnevale, talmente belle da lasciare ammirati.



 



















Un fumetto che non era solo fantascienza, ma anzi si è rivelato una sorpresa e che è andato oltre i generi e le etichette, riuscendo anche a proporre, attraverso compattezza e fine sincronizzazione di testo e disegni, un prodotto nuovo, con accenni “metafumettistici”, dove i rimandi alla musica, all'arte, alla storia, la sociologia e psicologia non sono risultati “posticci” o goffamente inseriti, ma bensì ottimamente calati all'interno di una coinvolgente continuity, che non ha risparmiato colpi di scena e qualche “contentino” al lettore.

A qualcuno può non essere piaciuta la matrice supereroistica che Recchioni ha dato al tutto, dove a volte l'azione ha preso il sopravvento sulla psicologia dei personaggi e la coerenza delle loro azioni, ma credo che anche questo possa rientrare in quell'azione di aggiornamento (attualizzazione?) del fare fumetto e della creazione di una serie, pensata per “stagioni”, che è cosa diversa sia da una serie “regolare” classica che da una miniserie (senza dimenticare che in casa Bonelli alcune miniserie si sono risolte, purtroppo, in serie classiche “a tempo determinato”).




Una serie da leggere e da assaporare, magari acquistando i volumi giganti editi dalla BAO, che effettivamente sono un gran bel vedere!




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