venerdì 31 ottobre 2014

Dylan Dog #338 - Mai più, Ispettore Bloch


Esempio di metanarrazione nell’ultimo albo di Dylan Dog.

Il numero 338 della serie, “Mai più, Ispettore Bloch”, presenta la prima, grande rivoluzione nell’universo narrativo dell’inquilino di Craven Road. Il pensionamento dell’Ispettore Bloch, mentore dell’old boy Dylan, è occasione per far tornare in scena la Morte e rompere un equilibrio, narrativo e “ambientale”, sul quale buona parte del microcosmo della serie si basava.

L’ispettore raggiunge la tanto agognata, invocata e rimandata pensione. Come prima di lui, tanti personaggi cinematografici e letterari erano ritratti alle soglie di questo traguardo, spesso “giocandoci sopra” ed utilizzando tale condizione per creare situazioni e gag ad arte, o anche solo semplicemente come elemento caratterizzante di un “tipo” o, appunto, di un “carattere”.
Qui l’occasione del ritiro di Bloch dal lavoro è utilizzata per presentare una efficace e convincente metafora, sufficientemente chiara ma non banale e a mio avviso ben sviluppata. Ovvero la pensione come simbolo della perdita di status dell’ispettore, che, smettendo di lavorare e di essere quell’informale superiore di Dylan Dog, rischia di “morire” come figura dell’universo narrativo presentato, di non essere più un importante ed adeguato comprimario, alla pari ed in contrapposizione a Groucho, ed esposto quindi all’azione della Morte, che in effetti nelle pagine dell’albo vediamo affiancarlo ed accompagnarlo.

Persino la Morte sembra andare in pensione ed è qui che metafora e metanarrazione si incontrano, nelle intenzioni della brava sceneggiatrice Paola Barbato, per regalare al lettore una vicenda con tratti surreali e gag divertenti, in grado di intrattenere, far sorridere e invitare a conoscere meglio il buon ispettore, anche attraverso le debolezze sue ed i timori di Dylan.

Il tratto realistico di Bruno Brindisi (pressoché una garanzia) sostiene il tutto e rende ancora più gradevole la lettura, grazie alla cura della fisionomia dei protagonisti e degli elementi scenografici. Angelo Stano è all’altezza della situazione anche quando realizza una copertina “omaggio”, per cui lunga vita a Dylan Dog e all’ormai ex ispettore Bloch.



L’aveva attesa, invocata e desiderata da una vita la pensione, Bloch… e finalmente l’ora è scoccata. L’ex-ispettore svuota l’ufficio dalle sue cose e lascia dietro sé Scotland Yard, ma non Dylan Dog, la cui amicizia continuerà con l’affetto e la stima di sempre. Nel frattempo, l’Indagatore dell’Incubo è alle prese con il paradossale caso di Nora, una ragazza che è stata uccisa senza che sia morta. (da sergiobonelli.it)



Nessun commento:

Posta un commento