Da diverso tempo non commento o esprimo opinioni e
preferenze sugli albi de “Le Storie”, l’interessante e valida serie
edita dalla Sergio Bonelli. Impegni familiari e lavorativi (più che
altro la ricerca di un lavoro), qualche accidente e malanno fisico hanno
rallentato la lettura e accresciuto la mai abbandonata pigrizia. Per cui dopo
aver parlato del numero 18, “I Combattenti”, non mi sono più
impegnato (??) nel presentare le mie impressioni sugli albi successivi.
E chi se ne frega? potrebbe giustamente esclamare uno dei pazienti visitatori
di queste righe, ma poiché, invece, mi voglio cullare nell’illusione che a
qualcuno importi, ritorno a scrivere e riempire un po’ di spazio, per quanto
“virtuale”, riferendomi alle ultime uscite della serie.
Si sono susseguite storie ispirate allo Steampunk
vittoriano (“Scacco alla Regina”), una ambientata nell’Indocina
Francese con elementi noir e tipici dello spionaggio (il non
particolarmente riuscito “Eroe senza Patria”), un’altra vicenda londinese
dove gotico e suggestioni da “ghost story” vengono ben
valorizzati dai disegni di Nicola Mari (“Il Principe di Persia”),
ma soprattutto gli albi 20 e 21, rispettivamente “La Gabbia” e “L’Ultima
Trincea”.
Le due uscite sono diverse per ambientazione e sviluppo
narrativo, ma accomunate da un palpabile senso di claustrofobia,
giungendo al drammatico finale dopo essersi fatti coinvolgere da sceneggiature
ben congegnate, con una nota di merito per quella a firma Paola Barbato (La Gabbia),
decisamente convincente e ricca di suspense e colpi di scena.
Inoltre durante l’estate è uscito un riuscitissimo
ed imperdibile Speciale a colori con un protagonista veramente notevole
che, nientemeno, è alla ricerca di un fuggitivo d’eccezione, Michelangelo
Merisi, meglio conosciuto come Il Caravaggio.
Per arrivare a quella che, un po’ enfaticamente,
potremmo definire l’attualità, mi accingo a scrivere delle ultime due uscite,
la numero 24 “La Voce di un Angelo” e la numero 25 “Capodanno
Cubano”.
LA VOCE DI UN ANGELO
Scenario bellico per la sceneggiatura di Stefano Vietti ed
i disegni di Alfio Buscaglia.
Un albo che, nonostante qualche cedimento imputabile
al personaggio principale, palesemente non provvisto di spalle sufficientemente
grosse per portare il peso di un albo comunque denso e sostanzioso a livello di
tematiche ed ambientazioni, si fa apprezzare e riesce ad intrattenere senza
risultare banale o scontato. Non è il primo albo ambientato durante la Seconda
Guerra Mondiale, tante sono le “Storie” che “utilizzano” una guerra per
ambientare vicende ed avventure. D’altra parte un conflitto, a livello
narrativo e grafico, offre molti spunti e possibilità, per cui mi sono gustato
quest’albo che ha come attrazione gli espressivi ed emozionanti disegni
ed il fatto di proporre l’aspetto psicologico della guerra, della propaganda e
di quello che vivono i combattenti, introducendo anche un pizzico di
“soprannaturale” che stempera la gravità del tema. In qualche passaggio sembra
di leggere una favola ed entrambi gli autori, sceneggiatore e disegnatore, se ne
dimostrano consapevoli.
1944, lo sbarco in Normandia ha sfondato le difese
tedesche e gli Alleati premono sui confini della Germania… Oltre quei confini
c’è, però, qualcosa che sostiene la resistenza delle armate hitleriane: una
voce gentile che – da una piccola stazione radio nel folto della foresta –
parla a ogni soldato del Reich come se lo conoscesse personalmente… Il capitano
Anderson ha una missione chiara: rintracciare quella voce e farla tacere per
sempre! (da sergiobonelli.it)
CAPODANNO CUBANO
Amore e gangster al tempo della rivoluzione cubana, con una
buona sceneggiatura di Pasquale Ruju (recuperate la sua non troppo
fortunata miniserie Cassidy!) e i disegni, puntuali ed eleganti, di Max
Avogadro.
La serie ci ha proposto anche di meglio, va detto,
ma il noir e l’hard-boiled fanno sempre la loro figura e Ruju
ci si trova particolarmente comodo. Dialoghi serrati, precisi, efficaci, per
nulla verbosi e senza “autocompiacimenti” che ne avrebbero compromesso il
risultato. Uno schema narrativo riconoscibile, debitore del cinema di Francis
Ford Coppola (ma forse anche di quello di De Palma), che si fa
apprezzare e facilita la lettura e il gusto di ammirare scenari e situazioni
ben disegnate e rese, anche nei minimi dettagli, da un Avogadro in forma
e ben disposto nei confronti del lettore, seppure con qualche tavola
leggermente sovraccarica.
Cuba, 1958. La revolución castrista è alle porte e la “bella vita” dei
gangster americani – che sull’isola hanno fatto fortuna – sembra giunta al
capolinea. Per un giovane luogotenente che vuole fare carriera a spese del suo
boss, l’occasione è propizia, portata dal caos e dall’incertezza… Ma
l’ambizioso Harry Rain dovrà stare molto attento: la strada che porta al
vertice è costellata di trabocchetti mortali! (da sergiobonelli.it)
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