Titolo:
Quella
gelida notte a Stoccolma
Autore:
Tove Alsterdal
Traduttore:
Lisa Raspanti
Editore:
Newton Compton - 2015
Il titolo
non tragga in inganno. Non si tratta del “solito” giallo svedese,
dell'ennesimo noir nordeuropeo, pubblicazioni che hanno stancato
molti. Perché in “Quella gelida notte a Stoccolma” si
parte dalla Svezia per arrivare, in un coinvolgente moto centrifugo,
in Argentina e Colombia. Nel corso del romanzo si passa dall'odierno
agli anni 70, in un serie di salti avanti ed indietro nel tempo fra
nordeuropa e sudamerica.
La morte di
una giovane donna, troppo frettolosamente archiviata come suicidio,
considerata la vita sregolata e segnata da abusi etilici e
stravaganze varie della stessa, diviene occasione per una avvincente
indagine, condotta dalla sorella minore, architetto e madre di due
bambini. Se le caratteristiche che hanno fatto la fortuna e
contraddistinto una “via scandinava” al giallo-thriller ci sono
tutte, dall'attenzione ed efficace descrizione dei caratteri sia dal
punto di vista fisico che psicologico alla soddisfacente narrazione
delle scene d’azione, dove tutto viene abilmente descritto e
“portato” dal lettore, l'autrice aggiunge altro. Con una
scrittura scorrevole, capace di creare suspense e attesa, Tove
Alsterdal ci offre più di un thriller,
ovvero anche un ottimo lavoro di studio e di ricerca storica,
abilmente inserito in una trama noir avvincente e ben costruita.
Dopo le
prime pagine in cui il lettore deve necessariamente prendere
confidenza con i personaggi e le dettagliate descrizioni dei paesaggi
urbani e naturali, ricche di nomi non facilmente memorizzabili, ci si
trova a leggere curati dialoghi ricchi di emozione e sentimento che
però potrebbero non bastare senza l'azione e la tensione che
arrivano dopo un po'. La scelta di approfondire il passato della
madre delle due sorelle, misteriosamente scomparsa nel 1978,
ci permette di giungere al dramma della dittatura argentina di Videla
e sodali. Così si sviluppa un doppio binario di narrazione, un
parallelo che ci mostra come sia quaranta anni fa che oggi c'è
qualcuno vittima di violenza e crudeltà da parte di chi sostiene di
avere una missione da compiere. Combattere l'anelito di libertà
presente nell'Argentina post-peronista oppure arricchirsi senza
scrupoli. Uno dei meriti del romanzo è comunque riproporre con
dovizia di particolari la tensione che attanagliava l’Argentina, il
terrore, la privazione delle libertà individuali, il clima di
delazione e di violazione dei diritti umani, le sparizioni e le
torture che hanno segnato un continente, senza dimenticare di far
vivere al lettore la tensione della vicenda, l'adrenalina di
un'indagine, le sensazioni di una ricerca che molte sorprese porta ai
protagonisti e a chi segue le loro vicissitudini, con una buona dose
di colpi di scena ben
distribuiti e sapientemente preparati.
In
una fredda notte di primavera, Charlie Eriksson si butta da un
balcone all’undicesimo piano di un condominio a Stoccolma. Poche
ore prima della sua morte, un barbone però l’ha vista fuori da una
discoteca, insieme a un uomo dai modi minacciosi. Ma chi potrebbe mai
credere alla testimonianza di un senzatetto? Il caso viene archiviato
come suicidio, anche perché la vita della giovane donna era segnata
dall’abuso di droghe. Ma la sorella Helene vuole davvero capire
quello che è successo a Charlie e comincia a dubitare che si sia
suicidata. Perché era andata a Buenos Aires quattro settimane prima
della sua morte?
(da
newtoncompton.com)
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