mercoledì 10 ottobre 2018

Un Brano ed un Artista Jazz #3 - Charlie Parker


Quando ero adolescente e per diversi anni a seguire il volto di Forest Whitaker in “Bird”, il film di Clint Eastwood, era quello di Charlie Parker. Quel collage di scene dalla vita di Parker mi rimase dentro a lungo, per l'interpretazione del protagonista e per la musica che lo accompagnava. Un passaggio fondamentale della non lunga vita e carriera artistica di Charlie Parker avviene alla fine degli anni quaranta, quando decide di unire il vigore del bepop alle atmosfere sognanti e romantiche tipiche di un'orchestra.

Ebbe l'intuizione di far dialogare il suo sax alto con suoni più morbidi e compositi, operazione di dubbia riuscita e su cui incombevano critiche e aperte ostilità, persino da parte dei colleghi ed amici. Ma Charlie Parker, da conoscitore ed amante di Béla Bartók, Arnold Schoenberg e Igor Stravinsky, nonché dei suoni distintivi della musica da camera, mostrò la sua arte e la voglia di andare oltre i confini della musica jazz. Oltrepassò gli allora angusti spazi definiti per il suo strumento, per la sua musica e ne reinventò morfologia e sintassi, di fatto rendendo la strada un po' più aperta e libera per chi venne dopo.
Provate ad ascoltare Laura per credere. 


 

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