È ormai ufficiale! Non posso più nascondermi o fare finta di nulla.
Devo
fare outing! (che va tanto di moda)
Ho
un nuovo eroe: Diego Alatriste y
Tenorio, più conosciuto come il Capitano Alatriste.
A me, che pensavo non
avrei avuto altro Capitano che Harlock, è capitato di incontrare Alatriste
e non ho saputo resistere al suo fascino taciturno e alla sua
abilità nel duello.
La saga del Capitano Alatriste è
opera dello scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte, che ambienta le
avventure del protagonista, del suo fido Íñigo e degli altri personaggi
che gli ruotano attorno, nella Spagna del XVII secolo, in
parabola discendente dopo secoli di gloria e splendore.
Le vicende si svolgono a
Madrid, la capitale di quella che allora era ancora una potenza politica,
economica e militare, ed in altre zone d’Europa (Breda e Venezia ad esempio), tra
congiure ed intrighi di corte, campagne militari e minacce
dell'Inquisizione.
Il valoroso capitano
ed il giovane paggio, che funge da voce narrante delle storie, sono
personaggi che mi hanno conquistato. Non da meno gli amici, colleghi e sodali
di Alatriste, ben tratteggiati e caratterizzati, così come i vari antagonisti
e nemici del mio nuovo eroe.
Sono circa a metà della saga,
almeno per quanto riguarda i libri pubblicati in Italia (da Adriano Salani e
Marco Tropea), coinvolgente ed emozionante, che riesce a rinnovare la
tradizione del romanzo picaresco, dove l'avventura ritorna a
incantare, nei termini umanamente eroici dei migliori romanzi di cappa e
spada, con un protagonista che possiede un suo codice d'onore, spesso dimenticato
da una violenza sempre più impersonale, sempre più meccanica, sempre più
disumana. Ci sono riferimenti e personaggi storici precisi e le ricostruzioni
riescono ad essere allo stesso tempo un affresco del tempo che fu ed un
affettuoso e malinconico omaggio a quella Spagna, ormai perduta.
Arturo Pérez-Reverte |
Pérez-Reverte “gioca” con temi
e suggestioni note e conosciute: l'eroe triste e solitario, i cattivi
mascherati, i duelli all'ultimo sangue, i confronti tra uomini d'onore, le
amicizie virili, donne bellissime e pericolose, i prototipi della letteratura
d'avventura. Può sembrare stucchevole, ma chi ha bisogno di azione,
coinvolgimento, colpi di scena, di avventura pura ma non ingenua ed
ha consumato ore e diottrie su Dumas e Salgari, ma anche Conrad
e Verne ha di che essere lieto.
Io
non ho potuto evitare di essere conquistato dal Capitano Alatriste che, per quattro soldi, mette la sua spada (e la daga o ‘biscaglina’) al
servizio “di chi non aveva l’abilità o il fegato necessari per risolvere da
sé i propri contenziosi….oggi un marito cornuto, domani una causa o un’eredità
incerta, debiti di gioco saldati a metà con tutta una serie di annessi e
connessi”.
Quindi attendo il momento giusto per leggere e gustare la prossima
avventura, poiché, ormai, anche a quelli come me, “non resta che batterci”.
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