lunedì 24 giugno 2013

Ho un nuovo eroe!



È ormai ufficiale! Non posso più nascondermi o fare finta di nulla.
Devo fare outing! (che va tanto di moda)

Ho un nuovo eroe: Diego Alatriste y Tenorio, più conosciuto come il Capitano Alatriste.
 
il Capitano Alatriste interpretato da Viggo Mortensen
A me, che pensavo non avrei avuto altro Capitano che Harlock, è capitato di incontrare Alatriste e non ho saputo resistere al suo fascino taciturno e alla sua abilità nel duello.

La saga del Capitano Alatriste è opera dello scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte, che ambienta le avventure del protagonista, del suo fido Íñigo e degli altri personaggi che gli ruotano attorno, nella Spagna del XVII secolo, in parabola discendente dopo secoli di gloria e splendore.

Le vicende si svolgono a Madrid, la capitale di quella che allora era ancora una potenza politica, economica e militare, ed in altre zone d’Europa (Breda e Venezia ad esempio), tra congiure ed intrighi di corte, campagne militari e minacce dell'Inquisizione.

Il valoroso capitano ed il giovane paggio, che funge da voce narrante delle storie, sono personaggi che mi hanno conquistato. Non da meno gli amici, colleghi e sodali di Alatriste, ben tratteggiati e caratterizzati, così come i vari antagonisti e nemici del mio nuovo eroe.


Sono circa a metà della saga, almeno per quanto riguarda i libri pubblicati in Italia (da Adriano Salani e Marco Tropea), coinvolgente ed emozionante, che riesce a rinnovare la tradizione del romanzo picaresco, dove l'avventura ritorna a incantare, nei termini umanamente eroici dei migliori romanzi di cappa e spada, con un protagonista che possiede un suo codice d'onore, spesso dimenticato da una violenza sempre più impersonale, sempre più meccanica, sempre più disumana. Ci sono riferimenti e personaggi storici precisi e le ricostruzioni riescono ad essere allo stesso tempo un affresco del tempo che fu ed un affettuoso e malinconico omaggio a quella Spagna, ormai perduta.

Arturo Pérez-Reverte
Pérez-Reverte “gioca” con temi e suggestioni note e conosciute: l'eroe triste e solitario, i cattivi mascherati, i duelli all'ultimo sangue, i confronti tra uomini d'onore, le amicizie virili, donne bellissime e pericolose, i prototipi della letteratura d'avventura. Può sembrare stucchevole, ma chi ha bisogno di azione, coinvolgimento, colpi di scena, di avventura pura ma non ingenua ed ha consumato ore e diottrie su Dumas e Salgari, ma anche Conrad e Verne ha di che essere lieto.


Io non ho potuto evitare di essere conquistato dal Capitano Alatriste che, per quattro soldi, mette la sua spada (e la daga o ‘biscaglina’) al servizio “di chi non aveva l’abilità o il fegato necessari per risolvere da sé i propri contenziosi….oggi un marito cornuto, domani una causa o un’eredità incerta, debiti di gioco saldati a metà con tutta una serie di annessi e connessi”.







Quindi attendo il momento giusto per leggere e gustare la prossima avventura, poiché, ormai, anche a quelli come me, “non resta che batterci”.

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