“Camminavamo lungo il sentiero parlando sottovoce. La
radura si apriva tra gli alberi all’improvviso, incantevole e devastante, come
un anello magico trapuntato di luci. Terribile come un incantesimo. Io e mia
sorella eravamo lì, con gli occhi scintillanti e le bocche spalancate dallo
stupore. Eravamo dentro l’anello. Restavamo immobili, con lo sguardo inchiodato
al cielo, ad ammirare la meraviglia che ci avvolgeva: migliaia di briciole
d’oro sparse nel nero più cupo, le piccole gemme luminose immobilizzate nella
pece. Se guardavi in mezzo a due di esse ce n’era sempre una terza, poi ancora
un’altra e un’altra ancora. Frammenti di diamanti preziosi, guizzati fuori da
chissà quali buchi neri e rimasti lì. Polvere magica. Scintille sospese nel
vuoto come per incanto, schizzate via dalla coda birichina degli elfi silvani.”
(Alessandro De Benedetti, in “Purpureo e giallo è
l’ultimo respiro” – Foschi Editore, 2007)
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