“Se mai scriverò – e chissà poi che cosa? -, mi
piacerebbe dipinger poche parole su uno sfondo muto. E sarà più difficile
rappresentare e dare un’anima a quella quiete e a quel silenzio che trovare le
parole stesse, e la cosa più importante sarà stabilire il giusto rapporto tra
parole e silenzio – il silenzio in cui succedono più cose che in tutte le
parole affastellate insieme. E in ogni novella, o latro che sia, lo sfondo muto
dovrà avere un suo colore e un suo contenuto, come capita appunto in quelle stampe
giapponesi. Non sarà un silenzio vago e inafferrabile, ma avrà i suoi contorni
i suoi angoli la sua forma: e dunque le parole dovranno servire soltanto a dare
al silenzio la sua forma e i suoi contorni, e ciascuna di loro sarà come una
piccola pietra miliare, o come un piccolo rilievo, lungo strade piane e senza
fine o ai margini di vaste pianure”.
(Etty Hillesum, in Diario 1941 – 1943,
trad. Chiara Passanti)
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