Un’antica abbazia, peraltro realmente esistente in
Normandia, infestata, dai fantasmi, apparizioni, rumori sinistri, una maledizione
che si abbatte su chiunque voglia mettere le mani su un tesoro nascosto. Quali
ingredienti migliori per una ghost story, con qualche elemento gotico e
un leggero aggiornamento di temi e ambientazioni? Questo è possibile trovare
leggendo le pagine e facendosi catturare da “Mortemer”, abilmente
sceneggiato da Valérie Mangin e ottimamente disegnato e colorato da Mario
Alberti (una vecchia conoscenza per chi ama, o ha amato, Nathan Never).
Non si tratta di un vero e proprio horror,
bensì di una rivisitazione di situazioni classiche per trattare e rappresentare
orrori più quotidiani e rappresentare le umane nefandezze e bassezze. Tanti
spunti e diversi temi, dei quali solo alcuni vengono sviluppati, forse anche
per risaltare le personali intenzioni della Mangin e le doti di Alberti.
La narrazione in prima persona (posizionata
nel futuro, poiché la storia è ambientata nel 2050), debitrice anche nei
confronti del cinema, è suggestiva e accattivante, riuscendo a
completarsi attraverso gli evocativi disegni ben colorati. Le scene notturne
sono splendidamente inquietanti e narrativamente invitanti, svelando i vari
elementi che compongono la storia mano a mano che si procede nella lettura, la
quale non può accettare pause o stacchi di sorta, poiché la suspense
cresce fino ad un finale che, sebbene non sia poi così “a sorpresa”, poiché gli
indizi sparsi per le pagine risultavano, in conclusione, abbastanza indicativi,
ripaga il lettore ed esalta le capacità di scrittura e di rappresentazione
degli autori.
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