“A proposito di Davis” è il nuovo film di Joel
e Ethan Coen. Ne ho già scritto, apprezzandone regia, fotografia e
recitazione del protagonista, un bravo e sorprendente Oscar Isaac, che
tra l’altro canta, molto bene, gran parte delle canzoni che compongono la
colonna sonora di questa pellicola.
I fratelli Coen hanno sempre dedicato molta cura ed
attenzione alla musica dei loro film, con un certo gusto retrò, che ha
reso le rispettive colonne sonore delle vere chicche, per appassionati e
non solo.
Se è veramente cult quella de “Il Grande
Lebowski”, che omaggia il rock USA anni ’60 e ’70 (compresi i
miei adorati Creedence Clearwater Revival), non lo è certo da meno quella
che esalta ed accompagna le peripezie degli evasi di “Fratello dove sei?”,
dove a farla da padrone è la musica folk.
In “A proposito di Davis” ritorna alla grande
proprio la musica folk, con alcune bellissime composizioni tradizionali
nordamericane. I pezzi sono principalmente nuove incisioni e, come già
detto, sono cantati dallo stesso attore protagonista, una rivelazione.
Uno dei brani più intensi, che apre e chiude la pellicola,
è “Hang Me, Oh Hang Me”.
Ad affiancare lo sfortunato musicista ci sono amici e
colleghi, tra i quali i personaggi interpretati dalla dotata, dal punto di
vista esecutivo, Carey Mulligan (delicata e godibile la sua
interpretazione) e dalla popstar Justin Timberlake, che si cala bene
nella parte.
Loro eseguono, insieme a Stark Sands, l’emozionante “Five
Hundred Miles”.
Non meno intensa è l’esecuzione di “The Shoals of
Herring” (qui nella versione "The Dubliners"), nella scena dove Llewyn Davis fa visita al vecchio padre, in
quello che si presenta a metà strada tra un tentativo di riconciliazione ed un
commiato.
Il mio brano preferito risulta essere lo struggente “The
Death of Queen Jane”.
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