Mi è stato gentilmente segnalato un articolo di Marcello Veneziani, pubblicato su "Il Giornale".
"Cara figlia mia, non vergognarti di un papà fascista", questo il titolo, è stato ispirato all'autore e giornalista pugliese dalla domanda che Daria Bignardi ha rivolto al grillino Di Battista, all'interno del programma da lei condotto "Le Invasioni Barbariche".
La Bignardi ha chiesto al deputato 5 stelle se si vergognasse di suo padre "fascista". Riconosco quanto di brusco ci sia in una domanda di questo tenore, ma se fai parte di un partito politico (o quel che è il Movimento pentastellato) che è in Parlamento con il 25% di voti ricevuti alle ultime elezioni devi aspettarti qualsiasi domanda ed essere in grado di sostenere la eventuale discussione che ne nasce.
Segnalo il link all'articolo in questione, di cui consiglio la lettura, e di seguito propongo una personale riflessione, peraltro già precedentemente postata all'interno delle pagine di un noto social network su cui ho iniziato un "confronto".
"Ho letto con attenzione e curiosità
l'articolo segnalato. Interessante, a tratti commovente ma stucchevole
la parte in cui l'autore sostiene che non bisogna vergognarsi dei propri padri.
Stomachevole dove Veneziani propone il predicozzo sulle difficoltà da lui
vissute nel lavoro e nella vita perché fascista o di destra, giacché lui stesso
accosta, accomuna, unisce i due termini, peraltro facendo un torto a chi è di
destra ma non si sognerebbe mai di comportarsi da fascista, tantomeno di
difendere quella pagina buia e triste della nostra storia.
Quindi se è
legittimo augurarsi che i nostri figli non si vergognino di noi padri, pur
nell'onestà intellettuale e umana di riconoscere i nostri errori e le nostre
colpe (le quali non necessariamente devono ricadere su di loro), ritengo che
sia imprescindibile prendere le distanze e denunciare le aberrazioni del
fascismo. Anche con coraggio e affrontando intimi e personali dolori.
Dobbiamo
avere il coraggio e l'onestà di dichiarare che c'è stato un periodo triste e
vergognoso nella storia del nostro Paese, con un regime ottuso e meschino anche nelle sue crudeltà. Quelli
che l'hanno favorito e sostenuto e quelli che ancora oggi ne celebrano presunte
grandezze o qualità sono la parte peggiore di noi. Inoltre l'attacco che
Veneziani fa alla Bignardi è mero qualunquismo e becero populismo, entrambe cose di cui non abbiamo bisogno, non solo nel campo del giornalismo."
Ho riportato il mio commento pressochè per intero, eliminando solo i riferimenti alla gentile persona che mi ha segnalato l'articolo. Tale commento è, forse inevitabilmente, limitato ai riferimenti all'articolo in questione e non tiene conto di molti altri elementi legati alla tematica suscitata, ma ritengo comunque che la mia posizione venga chiaramente esplicitata.
Con il cuore e con la mente, come da qualche parte si usa dire...
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