Circa 10
anni fa una sera mi capitò di parlare con un ragazzo, allora mio
collega di lavoro, di una serie a fumetti che stavo leggendo. Per la
precisione era una “miniserie”, di quelle che da qualche anno
prima la Sergio Bonelli aveva cominciato a portare in edicola.
Si trattava
di “Caravan”, 12
numeri, la cui trama, a grandi linee, è stata così riassunta su
Wikipedia: La tranquilla vita della cittadina
di Nest Point, negli Stati Uniti, è turbata da uno strano fenomeno
meteorologico che blocca temporaneamente tutti i dispositivi
elettrici, elettronici e le automobili; interviene l'esercito che
organizza l'evacuazione della città e fa partire un esodo di tutti i
cittadini in una colonna d'auto, diretta verso una destinazione
ignota.
Quindi,
un po' grossolanamente, possiamo dire che per ovviare ad una
situazione di pericolo, le cui cause erano in gran parte sconosciute
o comunque non rese note, il fumetto, già dal primo numero ci dice
come nel giro di poche ore si sia potuto
trasferire un intero centro abitato, mettendolo su strada e facendolo
viaggiare per settimane senza spiegargli il perché. I
cittadini, quindi, di
fronte ad una non meglio precisata minaccia, vengono costretti ad una
soluzione estrema, dai contorni poco chiari e che comporta tutta una
serie di limitazioni
alla propria libertà
e di stravolgimenti alla propria esistenza quotidiana.
La serie, nel corso di un anno di uscite mensili, attraverso una
trama orizzontale ed una verticale, ha proposto alcune soluzioni
narrative con diversi pregi ed altrettanti difetti, che hanno fatto
le fortune ed i limiti di quello che, ideato come esperimento
narrativo e di uscita editoriale, ha esposto un possibile esperimento
sociologico e di controllo sociale.
All'epoca
a molti dei lettori quanto veniva raccontato, mese dopo mese,
assumeva contorni distopici, da puro romanzo di fantasociologia o di
fantascienza cupa, tanto poteva sembrare assurdo che un governo
decidesse tali azioni. Insomma sembrava impossibile, o troppo lontano
nel tempo e geograficamente improponibile che in Italia ed in Europa
ci si potesse trovare in una
condizione di temporanea limitazione dei propri movimenti, della
propria libertà e finanche dei propri diritti (lavoro,
retribuzione, studio, ecc. tanto per chiarire quelli secondo me
maggiormente significativi al momento).
Ora,
con le dovute differenze e con fondamentali distinguo, quanto
raccontato ci risulta meno improponibile. Non
notate una certa somiglianza con ciò che stiamo vivendo da poco meno
di due mesi?
Nel
nostro Paese, a vari gradi e con ordini di grandezza diversi a
livello locale, si sta vivendo un’emergenza sanitaria che ha
portato a ordinanze governative atte a contenere la diffusione di un
virus particolarmente difficile da contrastare.
Per
quanto i due contesti non siano identici, dal momento che in Caravan
la minaccia è ignota ed il mistero fin troppo fitto mentre nella
nostra realtà è individuabile, l'esercizio di confronto (un
ipotetico parallelo?)
è accettabile in virtù del fatto che l’invisibilità propria di
un agente patogeno, come la sua relativa novità per molti di noi in
termini di diffusione e portata, lo rende ancora in larga parte
“sconosciuto”, tanto da avvicinarlo, a livello concettuale,
all’oscuro fenomeno atmosferico a cui si fa riferimento nel
fumetto.
Quindi
Caravan, dieci anni prima, ci diceva che una emergenza, sanitaria in
questi mesi, ma anche di altro genere, potrebbe, può portare a
decisioni, a provvedimenti impensabili in altri momenti. Una
condizione straordinaria, ovvero al di fuori dell'ordinario,
giustifica, forse rende inevitabili situazioni che stravolgano le
nostre giornate, le nostre vite, il nostro quotidiano. Non mi
riferisco alla passeggiata domenicale, all'aperitivo in centro, al
giro in bici ed altre cose che ora a molti sembrano imprescindibili,
ma alla nostra visione di individui in rapporto alla collettività,
al senso civico che spesso smarriamo o dimostriamo di non possedere,
alla fallace idea di libertà che proclamiamo con i nostri
comportamenti ed i nostri commenti.
I
più accorti potrebbero legittimamente dirmi che ancora prima di un
fumetto, ci sarebbero la Filosofia, la Storia, il pensiero della
Scienza, il Diritto ed altro ancora a informarci e avvertirci sul
rapporto
fra Bene Comune e Individuo, fra Potere e Democrazia, fra Pensiero e
Azione, fra Ipotesi e Realtà, il concetto di Libertà in una
democrazia compiuta
e così via, ma, ammesso che molti di quelli che sento parlare o
leggo inviare commenti siano poi in grado di leggerlo, una discreta serie a
fumetti è ancora più abbordabile di importanti e validi libri e
dissertazioni.
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