venerdì 17 aprile 2020

Caravan e la nostra quotidianità

Circa 10 anni fa una sera mi capitò di parlare con un ragazzo, allora mio collega di lavoro, di una serie a fumetti che stavo leggendo. Per la precisione era una “miniserie”, di quelle che da qualche anno prima la Sergio Bonelli aveva cominciato a portare in edicola.
Si trattava di “Caravan”, 12 numeri, la cui trama, a grandi linee, è stata così riassunta su Wikipedia: La tranquilla vita della cittadina di Nest Point, negli Stati Uniti, è turbata da uno strano fenomeno meteorologico che blocca temporaneamente tutti i dispositivi elettrici, elettronici e le automobili; interviene l'esercito che organizza l'evacuazione della città e fa partire un esodo di tutti i cittadini in una colonna d'auto, diretta verso una destinazione ignota. 
 
Quindi, un po' grossolanamente, possiamo dire che per ovviare ad una situazione di pericolo, le cui cause erano in gran parte sconosciute o comunque non rese note, il fumetto, già dal primo numero ci dice come nel giro di poche ore si sia potuto trasferire un intero centro abitato, mettendolo su strada e facendolo viaggiare per settimane senza spiegargli il perché. I cittadini, quindi, di fronte ad una non meglio precisata minaccia, vengono costretti ad una soluzione estrema, dai contorni poco chiari e che comporta tutta una serie di limitazioni alla propria libertà e di stravolgimenti alla propria esistenza quotidiana. La serie, nel corso di un anno di uscite mensili, attraverso una trama orizzontale ed una verticale, ha proposto alcune soluzioni narrative con diversi pregi ed altrettanti difetti, che hanno fatto le fortune ed i limiti di quello che, ideato come esperimento narrativo e di uscita editoriale, ha esposto un possibile esperimento sociologico e di controllo sociale.

All'epoca a molti dei lettori quanto veniva raccontato, mese dopo mese, assumeva contorni distopici, da puro romanzo di fantasociologia o di fantascienza cupa, tanto poteva sembrare assurdo che un governo decidesse tali azioni. Insomma sembrava impossibile, o troppo lontano nel tempo e geograficamente improponibile che in Italia ed in Europa ci si potesse trovare in una condizione di temporanea limitazione dei propri movimenti, della propria libertà e finanche dei propri diritti (lavoro, retribuzione, studio, ecc. tanto per chiarire quelli secondo me maggiormente significativi al momento).


Ora, con le dovute differenze e con fondamentali distinguo, quanto raccontato ci risulta meno improponibile. Non notate una certa somiglianza con ciò che stiamo vivendo da poco meno di due mesi? Nel nostro Paese, a vari gradi e con ordini di grandezza diversi a livello locale, si sta vivendo un’emergenza sanitaria che ha portato a ordinanze governative atte a contenere la diffusione di un virus particolarmente difficile da contrastare.
Per quanto i due contesti non siano identici, dal momento che in Caravan la minaccia è ignota ed il mistero fin troppo fitto mentre nella nostra realtà è individuabile, l'esercizio di confronto (un ipotetico parallelo?) è accettabile in virtù del fatto che l’invisibilità propria di un agente patogeno, come la sua relativa novità per molti di noi in termini di diffusione e portata, lo rende ancora in larga parte “sconosciuto”, tanto da avvicinarlo, a livello concettuale, all’oscuro fenomeno atmosferico a cui si fa riferimento nel fumetto.

Quindi Caravan, dieci anni prima, ci diceva che una emergenza, sanitaria in questi mesi, ma anche di altro genere, potrebbe, può portare a decisioni, a provvedimenti impensabili in altri momenti. Una condizione straordinaria, ovvero al di fuori dell'ordinario, giustifica, forse rende inevitabili situazioni che stravolgano le nostre giornate, le nostre vite, il nostro quotidiano. Non mi riferisco alla passeggiata domenicale, all'aperitivo in centro, al giro in bici ed altre cose che ora a molti sembrano imprescindibili, ma alla nostra visione di individui in rapporto alla collettività, al senso civico che spesso smarriamo o dimostriamo di non possedere, alla fallace idea di libertà che proclamiamo con i nostri comportamenti ed i nostri commenti.

I più accorti potrebbero legittimamente dirmi che ancora prima di un fumetto, ci sarebbero la Filosofia, la Storia, il pensiero della Scienza, il Diritto ed altro ancora a informarci e avvertirci sul rapporto fra Bene Comune e Individuo, fra Potere e Democrazia, fra Pensiero e Azione, fra Ipotesi e Realtà, il concetto di Libertà in una democrazia compiuta e così via, ma, ammesso che molti di quelli che sento parlare o leggo inviare commenti siano poi in grado di leggerlo, una discreta serie a fumetti è ancora più abbordabile di importanti e validi libri e dissertazioni.

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