Sono
dell'idea che 5 albi siano ancora pochi per potersi esprimere
compiutamente su una serie a fumetti. D'altra parte, dopo il quinto
episodio “La fine della coscienza”, ritengo si possa
provare a declinare qualche considerazione su Samuel Stern,
per poi allargare un po' il discorso, anche senza pretendere di
essere particolarmente illuminanti o definitivi.
Ebbene, la
prima questione che mi sento di esporre riguarda il “posto” che
la nuova serie Bugs Comics potrebbe andare ad occupare in
edicola. Mero clone delle produzioni Bonelli? Tentativo di
“emulare” storici personaggi che da più di trent'anni si fanno
leggere? Punto di partenza per crearsi una sua dimensione ed
affermare le proprie caratteristiche, artistiche, di contenuto o
altre ancora? Tentativo di proporre una propria produzione ed una
propria visione all'interno di un genere e/o di un canale?
Credo si
possa notare come utilizzando canoni e stili generali già affermati,
quali il formato, la “gabbia”
e quel grado di leggibilità necessario e probabilmente
indispensabile per un fumetto da edicola, Samuel Stern stia cercando
di farsi acquistare. Ovvero crearsi un
pubblico, non esclusivo, da condividere con le produzioni più
affermate e conosciute, che sono, per il momento e forse ancora a
lungo, in capo alla Bonelli. Pertanto si
parte da lì, si accetta e si rispetta il “classico” per poi,
magari, andare avanti tentando di offrire il “proprio”. Un
tentativo
di sovrapporre a quanto già fatto (a
buoni livelli)
da altri a livello di azione e genere, una connotazione più
personale, sul piano artistico, di immagine, di contenuto e forse
anche sul piano empatico, limitatamente al medium in oggetto, per
ora.
Forse
coltivo ingenuamente questa personale speranza, che è possibile
venga nei prossimi mesi delusa, ma la ritengo motivata da almeno due
delle uscite. Quella del mese
precedente,
di cui ho parlato, e l'ultima. “La fine della coscienza” è
l'albo che meno mi è piaciuto finora, ma è fra quelli che meglio ci
ha mostrato l'impegno di interpretare la gabbia bonelliana,
adattandola ad una testata che legittimamente desidera il proprio
spazio ed un proprio percorso. Nonostante i layout
restino
debitori dell’impostazione tradizionale a sei vignette per
tavola/pagina, i disegnatori dei cinque albi di Samuel Stern finora
pubblicati presentano un’interpretazione almeno in parte autonoma
benché discontinua, in cui si notano soluzioni simili a quelle del
fumetto americano. A pagine debitrici dell’impostazione delle due
vignette giustapposte in una striscia (3
per 2 quindi),
la serie di Bugs Comics
affianca tavole a sviluppo verticale, qualche splash
page e libertà anche nello sviluppo orizzontale e delle linee.
Vedremo nelle prossime occasioni se si oserà qualcosa di più e se
magari verrà concessa maggiore libertà espressiva sotto l'aspetto
espositivo e del tratto. A livello drammaturgico qualcosa si nota, ma
rimane prematuro esporsi.
La
considerazione generale, al di là del singolo episodio, l'ultimo,
che si risolve in un fin troppo classico “hospital
drama”
con scene horror, è che la parentela con le serie Bonelli sia tutto
sommato “fisiologica”, oserei dire inevitabile, soprattutto negli
episodi iniziali di una serie da edicola e nell’allestimento e
proposizione del mondo narrativo ideato. La sfida risiederebbe nel
partire da lì, il più efficacemente possibile mantenere l'impianto
di base affermatosi negli anni, con la leggibilità elemento
fondamentale, per poi scegliere di
distaccarsene
progressivamente, valorizzando alcune novità (grafiche,
narrative, tematiche, drammaturgiche, etc.)
che suggeriscano al lettore una certa differenza, da cui trarre il
piacere di leggere qualcosa di “diverso”.
Nessun commento:
Posta un commento