domenica 26 aprile 2020

Samuel Stern #5 - La fine della coscienza

Sono dell'idea che 5 albi siano ancora pochi per potersi esprimere compiutamente su una serie a fumetti. D'altra parte, dopo il quinto episodio “La fine della coscienza”, ritengo si possa provare a declinare qualche considerazione su Samuel Stern, per poi allargare un po' il discorso, anche senza pretendere di essere particolarmente illuminanti o definitivi.
Ebbene, la prima questione che mi sento di esporre riguarda il “posto” che la nuova serie Bugs Comics potrebbe andare ad occupare in edicola. Mero clone delle produzioni Bonelli? Tentativo di “emulare” storici personaggi che da più di trent'anni si fanno leggere? Punto di partenza per crearsi una sua dimensione ed affermare le proprie caratteristiche, artistiche, di contenuto o altre ancora? Tentativo di proporre una propria produzione ed una propria visione all'interno di un genere e/o di un canale?

Credo si possa notare come utilizzando canoni e stili generali già affermati, quali il formato, la “gabbia” e quel grado di leggibilità necessario e probabilmente indispensabile per un fumetto da edicola, Samuel Stern stia cercando di farsi acquistare. Ovvero crearsi un pubblico, non esclusivo, da condividere con le produzioni più affermate e conosciute, che sono, per il momento e forse ancora a lungo, in capo alla Bonelli. Pertanto si parte da lì, si accetta e si rispetta il “classico” per poi, magari, andare avanti tentando di offrire il “proprio”. Un tentativo di sovrapporre a quanto già fatto (a buoni livelli) da altri a livello di azione e genere, una connotazione più personale, sul piano artistico, di immagine, di contenuto e forse anche sul piano empatico, limitatamente al medium in oggetto, per ora.

Forse coltivo ingenuamente questa personale speranza, che è possibile venga nei prossimi mesi delusa, ma la ritengo motivata da almeno due delle uscite. Quella del mese precedente, di cui ho parlato, e l'ultima. “La fine della coscienza” è l'albo che meno mi è piaciuto finora, ma è fra quelli che meglio ci ha mostrato l'impegno di interpretare la gabbia bonelliana, adattandola ad una testata che legittimamente desidera il proprio spazio ed un proprio percorso. Nonostante i layout restino debitori dell’impostazione tradizionale a sei vignette per tavola/pagina, i disegnatori dei cinque albi di Samuel Stern finora pubblicati presentano un’interpretazione almeno in parte autonoma benché discontinua, in cui si notano soluzioni simili a quelle del fumetto americano. A pagine debitrici dell’impostazione delle due vignette giustapposte in una striscia (3 per 2 quindi), la serie di Bugs Comics affianca tavole a sviluppo verticale, qualche splash page e libertà anche nello sviluppo orizzontale e delle linee. Vedremo nelle prossime occasioni se si oserà qualcosa di più e se magari verrà concessa maggiore libertà espressiva sotto l'aspetto espositivo e del tratto. A livello drammaturgico qualcosa si nota, ma rimane prematuro esporsi.

La considerazione generale, al di là del singolo episodio, l'ultimo, che si risolve in un fin troppo classico “hospital drama” con scene horror, è che la parentela con le serie Bonelli sia tutto sommato “fisiologica”, oserei dire inevitabile, soprattutto negli episodi iniziali di una serie da edicola e nell’allestimento e proposizione del mondo narrativo ideato. La sfida risiederebbe nel partire da lì, il più efficacemente possibile mantenere l'impianto di base affermatosi negli anni, con la leggibilità elemento fondamentale, per poi scegliere di distaccarsene progressivamente, valorizzando alcune novità (grafiche, narrative, tematiche, drammaturgiche, etc.) che suggeriscano al lettore una certa differenza, da cui trarre il piacere di leggere qualcosa di “diverso”.



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