Il
personaggio più noto e riuscito fra quelli creati da Attilio Micheluzzi è certamente Petra
Chérie, la nobile ed affascinante Petra De
Karlowitz, “bella, elegante…poliglotta,
pilota esperta di aerei…una donna d’affari”
. Il maestro istriano la creò nel 1977,
decidendo di offrire una figura femminile che andasse decisamente
controcorrente, ovvero “la
mia risposta personale a un tipo femminile che andava allora di moda,
sguaiato, violento, spesso poco pulito, innamorato dei “collettivi“
che credeva di realizzarsi solo dicendo “cazzo” ad ogni istante e
ti sbatteva sulla faccia le dita unite a forma di vagina, “gestendo
la propria sessualità” etc… etc. Insomma, una montagna di luoghi
comuni codificati in modo talmente pesante da non poterla
sopportare”.
Consapevole
della sua indole conservatrice, al limite del reazionario, Micheluzzi
riversò cura e profondo amore in un personaggio molto distante e
differente dal suo carattere. Il lettore perciò si ritrova a
scoprire, con
dovizia di particolari e attente ricostruzioni storiche, l'amore di
un autore verso un personaggio distante e antagonista del suo modo di
pensare. Una
donna audace, coraggiosa, temeraria, nobile ma vicina a principi ed
ideali che stavano imponendosi in quegli anni, che contribuisce a
tratteggiare il ritratto di un’epoca decisiva tra la fine della
Belle Époque e i sanguinari eventi della Rivoluzione d’Ottobre.
Nel
bel volume antologico edito qualche anno fa da Comma
22, tutte
le storie in cui Petra Chérie fa la sua comparsa sono ambientate nel
1917,
anno cruciale per la Storia e per il '900 in particolare.
Alla
guida di un aereo dall’Istria in Montenegro e dall’Italia alla
Francia, a bordo di un automobile dal Bosforo a Costantinopoli e
dall’Austria all’Olanda, in sella ad un cammello in Siria, Petra
ci coinvolgerà nei suoi mille viaggi spericolati tra gli orrori
della guerra che sembra non avere mai fine e mai pietà. Maestro
del bianco e nero e delle ombre, Micheluzzi ci offre una
rappresentazione estremamente dettagliata degli spazi e dei
caratteri, nonostante qualche staticità che al giorno d'oggi ci
sembra eccessiva.
Notevoli sono i fondali e gli interni, molto ricchi di particolari,
così come le onomatopee che vengono usate con molta sapienza e si
integrano perfettamente all’interno delle vignette, queste ultime
tanto ben articolate e ben posizionate da offrire una narrazione
scorrevole, sebbene, seguendo l'uso in auge più di 40 anni fa, in
alcuni casi i balloon ora ci risultano un po’ eccessivi e prolissi.
Questo
non toglie magia e fascino alle tavole proposte, anzi forse quel
tocco di “antico” ce le rende ancora più “care” e ci
invoglia ad un tipo di lettura e di rapporto con la narrazione per e
con le immagini che tendiamo a smarrire. Ovvero
l'invito è a prendersela con maggiore calma, a utilizzare
meditazione e lentezza nel leggere le storie di questo personaggio
con le fattezze della diva del cinema muto Louise Brooks.
Dedicarsi e dedicarle tempo, proprio quello che risulta quasi sospeso
nelle pagine a lei dedicate. Un po' come se il tempo fosse un fattore
non determinante, dal momento che l'autore stesso sembra procedere
senza fretta, dosando ogni scena e parola. Vengono
ben descritti i luoghi e gli ambienti, in una rappresentazione che
probabilmente vuole sottolineare sensazioni, stati d'animo, azioni e
attese, momenti concitati e passaggi di riflessione.
In questo senso la nostra eroina e Micheluzzi stesso sospendono il
tempo, lo rallentano per darci la possibilità di considerare,
valutare e soppesare quanto leggiamo e osserviamo, non ultimo il
lascito di abbandono, solitudine, desolazione e distruzione che un
conflitto porta con sé.
In
conclusione merita di essere sottolineata la originale modalità,
posta ad inizio volume e ad inizio della sua avventura editoriale,
niente affatto comune a metà degli anni
70 in un
fumetto con queste caratteristiche, con cui l’autore sceglie di
presentarci il suo personaggio. Petra
parla, a malincuore e solo in quanto obbligata dal suo creatore, in
prima persona, posta di fronte direttamente al lettore, come in
un’intervista che viene sostenuta dall’autore stesso.
Una scena in qualche modo spiazzante, che ritroviamo anche in altre
storie in cui Petra parla direttamente con il lettore, coinvolgendolo
non solo come osservatore ma introducendolo come parte stessa del
racconto.
Nessun commento:
Posta un commento