Mi è stato gentilmente segnalato il discorso del Presidente della BCE Mario Draghi alla LUISS, pronunciato in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali.
Ne riporto un breve estratto.
Il discorso integrale è disponibile a questo link.
“…
Molti anni fa Rudi Dornbusch diceva, esagerando, che gli Europei
erano così ricchi che potevano permettersi di pagare chiunque perché non
lavorasse. Non è più così, ma non vogliamo perdere la solidarietà che
ispirò quel modello in tempi tanto diversi. Per questo oggi dobbiamo adeguare
quel modello ai mutamenti richiesti dalle dinamiche demografiche e dal
nuovo contesto competitivo globale. Occorre farlo per diminuire la
disoccupazione giovanile, per aumentare i consumi, per preservare l’essenza
stessa del welfare.
Un’altra dimensione della sostenibilità della crescita, nel
contesto europeo, su cui voglio attirare la vostra attenzione oggi è quella
della distribuzione del reddito.
Da quasi vent’anni, è in atto una tendenza alla concentrazione dei
redditi delle famiglie in Europa che penalizza i più deboli, come
testimoniano le statistiche pubblicate dall’Eurostat.
Una più equa partecipazione ai frutti della produzione della
ricchezza nazionale contribuisce a diffondere la cultura del risparmio
e, dunque, della compartecipazione. Sentirsi parte integrante della
nazione e cointeressati alle sue sorti economiche aumenta la coesione
sociale e incentiva comportamenti economici individuali che conducono,
nell’aggregato, al successo economico della collettività.
Vi sono vari strumenti che i governi possono utilizzare per
perseguire questo obbiettivo ma prima di tutto la coesione sociale va
ricercata rimuovendo le barriere che limitano le opportunità degli individui di
perseguire i loro progetti, che ne fanno dipendere i percorsi di vita dalle
origini familiari. Nell’eliminazione delle posizioni di rendita, le
riforme strutturali assumono un significato più ampio di quello di mero
strumento per la crescita. Stimolando l’inclusione di tutti gli individui
nel processo produttivo, fanno sì che il perseguimento di una più equa
ripartizione dei redditi non sia solo compito dell’azione redistributiva
pubblica. In questo senso, le riforme mirano a coniugare le potenzialità
individuali con la crescita dell’economia.
Tuttavia, in una prospettiva che non può essere lontana, le virtù
nazionali – pur indispensabili per rafforzare la solidarietà fra gli
Stati membri lungo il cammino – sono condizione necessaria ma non sufficiente a
rendere l’Europa un traguardo sentito come proprio da tutti i suoi cittadini.
…”
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