venerdì 17 maggio 2013

Festa del Cinema




Si è conclusa la settimana della Festa del Cinema.

Dal 9 al 16 maggio abbiamo avuto l’occasione di andare al cinema e vedere film pagando 3 euro a visione.

La paziente ragazza che mi sta a fianco, nonché attiva e pragmatica madre dei miei figli, ed il sottoscritto, approfittando della disponibilità dei nonni e facendo leva sul profondo e generoso affetto che provano verso i nipoti, sono riusciti a vedere ben due film!

Affidati i giovani ed impegnativi rampolli alle cure ed attenzioni degli avi, ci siamo recati in due distinte occasioni presso una nota multisala non distante dal luogo che abbiamo eletto a nostro nido d’amore (e di altre amene cose).

Oggetto delle nostre serate di “libertà” e delle nostre visioni sono stati, nell’ordine:

20 anni di meno (Francia – 2013 – regia di David Moreau)

                                                   e

Effetti Collaterali (USA – 2013 – regia di Steven  Soderbergh)

 

















20 anni di meno

Alice Lantins ha 38 anni, è bella, ambiziosa e così dedita al proprio lavoro da trascurare la sua vita privata. Insomma, ha tutto per diventare il prossimo editore della rivista "Rebelle". Tutto ciò fino all'incontro con il giovane e affascinante Balthazar, un ragazzo che ha 20 anni meno di lei... (trama da cinematografo.it)

Pierre Niney e Virginie Efira
Commedia a tratti sofisticata, con dosi di brio e freschezza di trovate registiche, che compensano una certa prevedibilità della trama. Comunque apprezzabile la presentazione della storia, con momenti e scene divertenti, ben recitate dai due simpatici ed accattivanti protagonisti (Pierre Niney/Balthazar e Virginie Efira/Alice), che riescono a sembrare, a seconda delle necessità, buffi e vagamente/realmente sexy. Regge poco l’insieme, ma alcuni personaggi di contorno (il padre di lui in particolare) vengono in aiuto. Sinceramente non basta, poichè da un regista europeo con sensibilità e capacità di rappresentare situazioni e dinamiche umane senza solleticare bassi istinti o affidarsi a luoghi comuni ci si aspetterebbe di più, ma riuscire a proporre una storia d’amore fra una quarantenne ed un ventenne senza scadere in volgarità o “pruriti” vari è apprezzabile. Non oso pensare allo stesso tema trattato da una regia statunitense tipica degli ultimi 10 anni (lasciamo stare prima, era altra storia!).
Manca una vera vis comica e la satira è solo accennata, anche se ben indirizzata, il divertimento ed i sorrisi non mancano ma probabilmente se si fosse osato di più si sarebbe perso il target di pubblico a cui probabilmente si punta (donne oltre o intorno ai 40 e padri di famiglia con una certa autoironia). Di questi tempi vale comunque una visione, per il garbo ed una certa eleganza, anche se, ad eccezione di un paio di scene, qualche inquadratura e la già ricordata simpatia dei due innamorati, non rimane poi molto da ricordare, se non una piacevole sensazione di leggerezza e serenità, pur ambendo a qualcosa di più in un film, ma qui giocano un ruolo non secondario le aspettative di chi scrive!




 















Effetti Collaterali

La vita di Emily e Martin, una rampante coppia newyorkese, viene sconvolta quando il dottor Jonathan Banks, lo psichiatra di Emily, prescrive alla donna un nuovo psicofarmaco per curare una forma di depressione che avrà presto pericolosi effetti collaterali... (trama da cinematografo.it)

Rooney Mara
La regia severa e meticolosa, con un certo formalismo, che in alcune sequenze sembra fine a se stesso, non permette a quello che, nei fatti, è un thriller di entusiasmare lo spettatore. Soderbergh firma la regia e la fotografia (questa sotto pseudonimo) di un film che sembra una cosa, almeno per la prima parte, e poi si rivela un’altra, un po’ come i protagonisti che sparigliano le carte e sovvertono la prima, facile, divisione fra buoni e cattivi, colpevoli e vittime.
Abbandonata la critica alle case farmaceutiche ed il relativo possibile attacco al loro potere ed alla pervasiva presenza dei medicinali nelle nostre vite, rimane un copione niente affatto male, per quanto esile, ma che purtroppo rimane imbrigliato nella cura meticolosa dei particolari e delle inquadrature.
Jude Law
La fotografia, un po’ fredda ma perfetta, riesce ad aiutare un Jude Law ed una Catherine  Zeta-Jones poco credibili come psichiatri, ma mentre il primo se la cava con del mestiere, la seconda non convince. Discorso diverso per Rooney Mara che, senza i tatuaggi e le schifezze in faccia de “Uomini che odiano le donne”, si presenta come attrice interessante e con buone capacità, seppur ancora da affinare (fingere di essere una che finge di essere depressa non le riesce fino in fondo, ma è difficile!). Il richiamo ai noir vecchio stampo è evidente, qualche elemento è ispirato ad Hitchcock (protagonista compresa), ma il controllo della forma e l’interesse quasi esclusivo a dipanare una vicenda non esattamente di facile comprensione, appesantiscono recitazione e sviluppo stesso della trama. Circolarità della vicenda e sua conclusione ben sottolineata ed i colpi di scena, anche se un po’ telefonati, rendono comunque gradevole la visione, senza particolari entusiasmi od originalità di sorta. 


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