Incuriosito
dal termine, ho recuperato alcuni articoli che trattano il termine e la cultura
hipster.
Ne
ho scoperto l’origine, ovvero gli anni
40 negli Stati Uniti d’America,
l’uso che se ne faceva all’epoca ed il percorso che quel termine illustrava.
Durante
questo sforzo di informazione ed aggiornamento mi sono imbattuto in “pezzi” di cultura e società che mi
hanno fatto comprendere che ora con hipster
si indica, grossomodo e sostanzialmente, altro. Per semplicità e velocità,
nonché a causa di una certa dose di pigrizia, riporto qui un estratto da Wikipedia (sempre sia lodata!),
abbastanza indicativo e comunque utile a farsi un’idea.
“Il termine è
stato riattualizzato negli anni novanta
e duemila, per designare giovani di classe medio-alta, istruiti e abitanti
dei grandi centri urbani, che si interessano alla cultura alternativa (o
presunta tale) - “non mainstream”
- come l'indie rock, la musica elettronica, i film d'autore e le tendenze culturali emergenti.
L'hipster postmoderno si professa ottimo conoscitore della lingua inglese e ama appropriarsi dei
codici delle generazioni precedenti, ammantandosi di un caratteristico stile rétro. Si serve in negozi
di abiti usati, mangia preferibilmente cibo da agricoltura biologica, meglio se coltivato localmente, è vegetariano o vegano, preferisce bere birra
locale (o prodotta in proprio) e ama girare in bicicletta. Spesso lavora nel mondo dell'arte, della musica e della
moda, rifiuta i canoni estetici della cultura statunitense e sperimenta in
campo sessuale. Non vuole essere catalogato e elude l'attualità.
Tuttavia il
termine hipster ha assunto in questo
periodo un'accezione generalmente dispregiativa, per indicare persone che
ostentano atteggiamenti
pseudo-alternativi, perché in realtà massificati.
« Gli hipster sono quelli che sogghignano quando dici che ti
piacciono i Coldplay. Sono quelli
che indossano t-shirt con
citazioni tratte da film di cui non hai mai sentito parlare e sono gli unici
negli Stati Uniti a pensare ancora
che la Pabst Blue Ribbon sia
un'ottima birra. Indossano cappelli da
cowboy o baschi e tutto in loro è
attentamente costruito per darti l'idea che non lo sia »
(Time, July 2009)”
Quindi
anche se non sono più un giovane,
anche se non ho mai fatto parte di una classe
medio-alta (tranne durante le superiori, poiché la mia sezione era al terzo
piano della scuola), ho incontrato e conosciuto un sacco di hipsters (andrà bene il plurale?).
Probabilmente quei ragazzi e ragazze, ma c’erano anche ultratrentenni, non si
sentivano hipster e non venivano così
etichettati (ma con altri termini meno glamour sì, eccome!), ma secondo la
definizione riportata sopra lo erano ampiamente.
Andando
avanti in questo studio pseudo
antropologico mi imbatto in altri articoli e contributi, secondo i quali la
città di Bologna sarebbe, in Italia,
il luogo con la più alta concentrazione di hipster,
non so quanto dietro o davanti a punkabbestia,
ciellini, perdigiorno di varia provenienza, radical chic, avvocati di
dubbia moralità, ladri di biciclette, fascistoidi
in giacca e cravatta (o maglietta fred perry), vili bottegai, spacciatori ed altre amene categorie.
Per
un momento mi è balenata l’idea che hipster
ed una o più delle categorie
sopraelencate potessero intersecarsi, essere una sottoinsieme dell’altra, o
addirittura sovrapporsi, ma poi ho lasciato perdere.
Infine,
su osservatoriesterni.it, ho
scoperto una simpatica e ironica “Guida
ai film hipster”.
La trascrivo di seguito:
1. “Eternal Sunshine of the Spotless
Mind” di Michel Gondry (2004) Uno dei caposaldi hipster. Ma provate a chiamarlo “Se mi lasci ti
cancello” e ricorderete per secoli la smorfia disgustata.
2.
Tutta la filmografia di Wes Anderson
I Tennenbaum, Rushmore, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Il Treno per il Darjeeling e così
via. Senza Wes Anderson
l'Hipster non riuscirà a focalizzare la vostra presenza, non vi degnerà di uno
sguardo, non vi considererà umano. E' necessario immaginare di essere in un
film di Wes Anderson, e questo basta.
3. "Coffee and Cigarettes”
di Jim Jarmusch (2003)
Acquisire
posa e atteggiamenti dei protagonisti di questa pellicola e interiorizzarne
atteggiamenti e interessi equivale a ricevere il diploma di Hipsterino Doc.
4. "500 giorni insieme"
di Marc Webb (2009)
5.
"La mia vita a Garden State” di Zach Braff (2004)
6. "Juno"
di Jason Reitman (2007)
7. “Little Miss Sunshine” di
Jonathan Dayton, Valerie Faris (2006)
8. “American
Beauty” di Sam Mendes (1999)
9. “E morì con un falafel in mano” di Richard
Lowenstein (2001)
10. “Ghost world” di Terry
Zwigoff (2001)
11. "Into
the wild - Nelle terre selvagge” di Sean Penn (2007)
12. “Away we go” di Sam Mendes
(2009)
13.
"Donnie Darko” di Richard Kelly (2001)
14. “Sideways”
Alexander Payne (2004)
15.
"Lost in Translation - L'amore tradotto” di Sofia Coppola
(2003)
16. “Once”
di John Carney (2006)
17.
"Giovani, carini e disoccupati” di Ben Stiller (1994)
18. “Lars e una ragazza tutta sua” di Craig
Gillespie (2007)
19. "Hong
Kong Express" di Wong Kar-wai (1994)
20. "Me and You and Everyone We
Know" di Miranda July (2005)
21.
"Harold e Maude” di Hal Ashby (1971)
22.
"Nick & Norah - Tutto accadde in una notte” di Peter
Sollett (2008)
23. “Il favoloso mondo di Amelie” di
Jean-Pierre Jeunet (2001)
24. "Across the Universe”
di Julie Taymor (2007)
25.
"Napoleon Dynamite” di Jared Hess (2004)
26.
"Charlie Bartlett”
di Jon Poll (2007)
27.
"Primavera, estate,
autunno, inverno... e ancora primavera" di Kim Ki-duk (2003)
28.
"Nuvole in Viaggio" di Aki Kaurismäki (1996)
29.
"Il grande Lebowski" dai fratelli Coen (1998)
Le mie riflessioni sono essenzialmente le
seguenti:
I.
Ho visto 22
film su 29, alcuni più volte, mi diverte citarli e proporli agli amici ed in
passato ad amanti occasionali. Mi devo dar da fare per completare la lista!
II. Allora
sono un hipster? E nessuno mi ha mai invitato in luoghi fighi ed alternativi!
Non mi hanno detto niente e rientro in una categoria degna di essere menzionata
su quotidiani e riviste di rilevanza internazionale!
III.
Non vivrei
mai a Bologna!
IV.
Non entrerei
mai a far parte di un gruppo che accettasse uno come me come membro (parafrasando Groucho Marx).
V.
Mi piace
vedere i film. Posso ugualmente chiamarmi fuori?
VI.
Ma gli hipster
hanno successo con le donne? In parole povere “beccano”? Se sì, in tal caso la
lista è fuorviante!
VII. Posso
godermi i film e stare tranquillo senza per questo essere apparentato a persone
con cui non sento alcuna affinità?
VIII. Espressioni
come “fighetti radical chic”, “rivoluzionari da salotto”, oppure
semplicemente “cazzoni figli di papà” non
si usano più?
Nessun commento:
Posta un commento