Chi
di noi abita in un condominio
conosce la dinamica, o ne è stato informato.
Entri
in ascensore, o scendi/sali per le scale (dipende da quanta voglia ne hai) ed
incontri un condomino. “Buongiorno,
Buonasera, Salve” e così via… accade però di incontrare quel particolare condomino, sempre incazzato.
La
ragazza del secondo piano lascia sempre l’immondizia sul pianerottolo, il cane
abbaia tutta le sere e disturba, oppure ieri ha fatto i suoi bisogni vicino ai
gerani, la moglie dell’ingegnere stende i panni sul terrazzo e le gocce cadono
in cortile, il tizio coi baffi parcheggia sempre nella parte comune, le
biciclette vanno messe in garage oppure i bambini hanno fatto rumore col
pallone prima delle cinque, e allora lui cova questo risentimento verso gli
abitanti del complesso edilizio, incivili, maleducati, sporcaccioni, e quando
incrocia il tuo sguardo attacca a prendersela con l’amministratore: un delinquente, un farabutto, se va bene un
inetto, uno che fa solo gli interessi propri e degli amici suoi, e vai coi quando
lo capiremo che dobbiamo sostituirlo con una persona onesta, quand’è
che all’assemblea finalmente voteremo un amministratore degno e su e giù,
sopra, sotto, qui e là.
Esci
dal palazzo che hai fatto il pieno di odio
per tutta la giornata. A quello che hai già di tuo, e che cerchi con fatica di
tenere a bada, lui aggiunge il suo, cercando la tua complicità. E tu gliel’hai
data. Gliela dai sempre, la tua complicità, al condomino incazzato, in
ascensore o per le scale, così come la dai al barbiere che se la prende con il
sindaco, gli assessori e l’intera giunta comunale, perché è chiaro che non capiscono una mazza, si deve far così e cosà,
sa io dove li manderei e vai col liscio, e se anche solo annuisci una volta
di più (magari per prudenza, d’altronde lui ha pur sempre un rasoio in mano),
lui sputa fuori tutti quei rabbiosi
improperi che tu ascolti tra l’impietrito e il connivente dotato di una
buona dose di schiuma (da barba) sul viso.
Però
il condomino incazzato, quando infine ti ha lasciato libero di andare, era più
contento, sollevato quasi, perché sentiva di averti contagiato, di avere tolto
la sicura anche al tuo malanimo,
alle tue recriminazioni, alla tua frustrazione, e sta già preparando i
moduli per una petizione. Mentre tu
devi cercare una farmacia, perché non hai con te nulla contro la gastrite che
nel frattempo è tornata a tormentarti.
Il
problema è che quelli sono sentimenti,
magari legittimi, che se li stuzzichi di continuo diventano iperallenati, e
prendono il sopravvento su tutti gli altri. Quel sentimento che ti rode, che
definirei livore o sordo rancore diviene la modalità
stessa con cui ti approcci alla giornata, al lavoro che devi svolgere e diviene
totalizzante quando leggi il giornale
o ascolti un notiziario, quando
anche la minima cosa ti fa venire un travaso
di bile e rischia di farti esplodere in grida belluine contro tutto e
tutti.
Ora
il condomino in questione, fondamentalmente, si può dire soddisfatto, poiché il
suo scopo è cavalcare, anzi fomentare le tue incazzature, coltivare il tuo rancore, nutrire il più possibile la
tua rabbia e la tua voglia di
mandare a quel paese l’amministratore, la ragazza del secondo piano, il suo
fottuto cane ed il dannato cortile, far
emergere il tuo desiderio di liberarti delle biciclette abbandonate ovunque e
di bucare ogni cazzo di pallone che rimbalza sui muri del palazzo. Lui si
alimenta delle tue frustrazioni, si
serve delle tue delusioni per far
accrescere lo scontento, ti indica
la via maestra per giungere ad una perfetta e totale catarsi e divenire un condomino che vive in un condominio “civile”.
Tutto
questo lo fa sulla tua pelle, a spese tue e della tua modesta vita e condizione
di condomino. Lui è consapevole che mandare tutto all’aria, fare i “duri e
puri”, non serve ad una beata minchia ma non te lo dice, insiste che liberarsi
dell’amministratore ladro e farabutto non
basta, ti dice che tanto ne verrebbe un altro uguale, sarebbe identico
all’altro ma con un nome diverso. Allora giù tutti e tutto, propugna la sua
logica rivoluzionaria e apocalittica di
abbattimento in toto del
“sistema”, senza distinzioni e saltando ogni complessità, nascondendo, allo
stesso tempo, che tutto questo è l’esatto contrario di un discorso pratico, di
gestione di temi e problemi, l’opposto di un ragionamento di verità e di
gestione intelligente dell’esistente (parliamo sempre di un condominio, si
intende).
È ragionevole
supporre che una buona parte dei condomini viva i tuoi stessi disagi, se ne voglia liberare ma, ne
sono abbastanza sicuro, vogliono non lo sfascio
e la tabula rasa, ma un cambiamento,
magari anche radicale, del modo con cui si vive insieme nel palazzo, del come
si gestisce l’amministrazione quotidiana del condominio e dei principi che la
ispirano.
Il condomino incazzato invece è autoreferenziale,
o peggio persegue suoi personali fini, anche di efficace marketing di se stesso
e del proprio marchio di incazzato “duro e puro”. Il dramma (uso una studiata
iperbole) è che l’approccio rischi di essere liberiamoci dell’amministratore incapace e sti cazzi, o diventate come dico io o dovete andarvene
tutti e sti cazzi, arrendetevi e poi
arriverà il momento in cui ci amministreremo democraticamente secondo quello
che sta bene a me, se poi non vi sta
bene fuori dalle palle e via coi vaffanculo. Allora c’è poco da discutere.
È un approccio che,
verosimilmente, e non in astratto, produrrebbe un immane casino e solo macerie
(metaforiche) sotto le quali finiremmo tutti quanti. Tutti, meno il
condomino incazzato, che intanto ha comprato una villetta in Spagna.
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