giovedì 29 maggio 2014

Cielo stellato



“Camminavamo lungo il sentiero parlando sottovoce. La radura si apriva tra gli alberi all’improvviso, incantevole e devastante, come un anello magico trapuntato di luci. Terribile come un incantesimo. Io e mia sorella eravamo lì, con gli occhi scintillanti e le bocche spalancate dallo stupore. Eravamo dentro l’anello. Restavamo immobili, con lo sguardo inchiodato al cielo, ad ammirare la meraviglia che ci avvolgeva: migliaia di briciole d’oro sparse nel nero più cupo, le piccole gemme luminose immobilizzate nella pece. Se guardavi in mezzo a due di esse ce n’era sempre una terza, poi ancora un’altra e un’altra ancora. Frammenti di diamanti preziosi, guizzati fuori da chissà quali buchi neri e rimasti lì. Polvere magica. Scintille sospese nel vuoto come per incanto, schizzate via dalla coda birichina degli elfi silvani.”

(Alessandro De Benedetti, in “Purpureo e giallo è l’ultimo respiro” – Foschi Editore, 2007)
 
 

martedì 27 maggio 2014

Dolce bambina mia



Tutto è in lei armonia, tutto è prodigio,
Tutto è più alto del mondo e delle passioni;
Ella riposa con pudore e modestia
Nella sua trionfale bellezza;
Ella si guarda intorno:
Non ha rivali, non ha amiche;
Il pallido cerchio delle nostre bellezza
Sparisce nel suo splendore.

Dovunque tu ti possa affrettare,
Anche a un convegno d’amore,
Qualsiasi sogno segreto
Tu possa alimentare nel cuore, -
Quando la incontri, tu, sconvolto,
Ti arresti involontariamente,
E benedici con una preghiera
Il sacrario di quella bellezza.

(Aleksandr Sergeevič Puškin
trad. Eridano Bazzarelli)

lunedì 26 maggio 2014

Citazioni Cinematografiche n. 46


“La mia unica lettera d'amore. L'avevo copiata quasi tutta da James Joyce. Ti avranno stupito tutti quei riferimenti a Dublino.”

(Cliff Stern/Woody Allen, in “Crimini e Misfatti, di Woody Allen - 1989)
 

 

domenica 25 maggio 2014

Elezioni Europee 2014



Agli amici simpatizzanti, iscritti o sostenitori del PD invio, indegnamente, questo messaggio.

Spero che il PD, come componente del PSE all’interno del Parlamento Europeo, possa ottenere un buon numero di seggi, in modo da garantire alle forze socialdemocratiche in Europa di eleggere come presidente Martin Schulz. Ciò a mio avviso dovrebbe facilitare seri passi in avanti verso un’Europa che possa divenire veramente federale. Molti seggi al PSE dovrebbero inoltre condurre a politiche serie e riformatrici condotte dal nuovo Parlamento Europeo, nella sua nuova veste, all’interno del quale i Popolari, si spera, abbandonino ed isolino i partiti ed i movimenti di destra, xenofobi, populisti, antieuro e volgarmente espressione di istinti barbari e reazionari da accatto (anche M5s ovviamente!).

Mi rimane però un fastidio! Qualcosa che, ancora, non mi consente di seguirvi nell’entusiasmo per questo “nuovo” PD e per il suo segretario, Matteo Renzi.

Il PD, in modo un po’ affrettato ed incompleto, ha buttato via non solo l’acqua sporca delle burocrazie gerontocratiche, ma ha totalmente abbandonato ogni residuo (peraltro molto povero e sparuto) dell’analisi marxiana del mondo (ovvero il bambino). L’unico momento in cui il PD, sempre e solo per bocca di Renzi, parla di “giustizia sociale” (il resto è solo un invito a farcela, a svoltare e così via) è quando evoca gli ormai famosi “ottanta euro”. Perché non si parla e si ragiona su cos’è che continua a produrre una drammatica sperequazione sociale, che incattivisce la famigerata crisi che colpisce sempre e solo gli stessi, che genera l’ingiustizia di quest’Europa a due velocità, cattiva, distante e troppo attenta alle banche ed ai poteri forti? 

È qui che il PD, ovvero Renzi, latita! E si rivela incapace di analizzare i dispositivi che producono corruzione e disuguaglianza, privilegi e mancanza di diritti elementari. È qui che viene fuori la superficialità di slogan e filastrocche, la stupidità e il vuoto di alcuni ministri ed esponenti del partito, che se ne escono con infelici battute e offensive risposte alle domande che la base stessa (si può ancora utilizzare questa definizione?) pone. Nessuna vera critica alla Finanza che, di fatto, ha dato il via alla crisi (ricordate la questione dei “derivati”?), ed anche quando durante gli ultimi comizi hanno provato a farvi cenno, secondo quale analisi e secondo quale prospettiva? Non lo sa il PD, non lo sa Renzi, perché non c’è vera, consapevole, fondata e fondante analisi della realtà, ma l’ennesima tappa di una continua campagna elettorale.

Non bastano gli 80 euro, non sono sufficienti vaghi accenni alle politiche di immigrazione, non ci possono accontentare timidi sguardi alla povertà dilagante critica dei lavoratori, dei cassaintegrati, degli inoccupati, degli sfruttati e delle loro famiglie. Urge una nuova e convincente prospettiva! Un nuovo corso!

Allora, forse, convincerete anche chi, come me, è ancora cauto e questa volta vi voterà, “montanellianamente”, turandosi il naso.

Grazie.
Viva l’Italia, Viva l’Europa!


venerdì 23 maggio 2014

Mortemer, la Dama Bianca - Editoriale Cosmo


Un’antica abbazia, peraltro realmente esistente in Normandia, infestata, dai fantasmi, apparizioni, rumori sinistri, una maledizione che si abbatte su chiunque voglia mettere le mani su un tesoro nascosto. Quali ingredienti migliori per una ghost story, con qualche elemento gotico e un leggero aggiornamento di temi e ambientazioni? Questo è possibile trovare leggendo le pagine e facendosi catturare da “Mortemer”, abilmente sceneggiato da Valérie Mangin e ottimamente disegnato e colorato da Mario Alberti (una vecchia conoscenza per chi ama, o ha amato, Nathan Never).

Non si tratta di un vero e proprio horror, bensì di una rivisitazione di situazioni classiche per trattare e rappresentare orrori più quotidiani e rappresentare le umane nefandezze e bassezze. Tanti spunti e diversi temi, dei quali solo alcuni vengono sviluppati, forse anche per risaltare le personali intenzioni della Mangin e le doti di Alberti.

La narrazione in prima persona (posizionata nel futuro, poiché la storia è ambientata nel 2050), debitrice anche nei confronti del cinema, è suggestiva e accattivante, riuscendo a completarsi attraverso gli evocativi disegni ben colorati. Le scene notturne sono splendidamente inquietanti e narrativamente invitanti, svelando i vari elementi che compongono la storia mano a mano che si procede nella lettura, la quale non può accettare pause o stacchi di sorta, poiché la suspense cresce fino ad un finale che, sebbene non sia poi così “a sorpresa”, poiché gli indizi sparsi per le pagine risultavano, in conclusione, abbastanza indicativi, ripaga il lettore ed esalta le capacità di scrittura e di rappresentazione degli autori.

giovedì 22 maggio 2014

Elias il Maledetto - Editoriale Cosmo



In edicola è un buon momento per il Fantasy e le saghe Sword and Sorcery. Ci sono diverse pubblicazioni e ci si può francamente divertire a leggere ed ammirare storie ben raccontate e tavole spesso disegnate con esiti apprezzabili.

Non fa eccezione “Elias il maledetto”, proposto dalla Editoriale Cosmo, per la intrigante sceneggiatura di Sylviane Corgiat e i bei disegni di Corrado Mastantuono, che qui sembra proprio a suo agio con ambientazioni e personaggi inseriti in universo fantasy che è riuscito a caratterizzare in modo personale ed originale, scostandosi un po’ da qualche precedente e ritagliandosi un suo meritatissimo spazio (inoltre all’interno dell’albo è presente una interessante intervista al disegnatore italiano).

Elias, a differenza dei classici protagonisti delle saghe di questo tipo, è un vero farabutto, un assassino spietato e sanguinario, che, vittima di un sortilegio, si vede privato del suo vero volto e perciò condannato ad una vita di ricerca e solitudine. La cosa evidente è che nulla all’interno della storia narrata cerca di accattivargli le simpatie del lettore, infatti Elias rimane antipatico ed un vero “cattivo”, elemento originale e motivo di interesse per continuare a gustarsi la sua vicenda.


Per diventare un sovrano crudele, un condottiero temuto e quella gran carogna che è si è servito di tavolette magiche, elementi del cosiddetto “Gioco dei Corpi Celesti”, attraverso i quali può manipolare forze e principi fisici, compiendo autentici prodigi e meraviglie. Si badi che anche dopo essere vittima del sortilegio accennato Elias continua ad utilizzare le tavolette per proprio esclusivo tornaconto e solo accidentalmente per procurare beneficio ad altri. Insomma la generosità e l’altruismo non gli appartengono!

Ciò nonostante il lettore si appassiona alle sue avventure e la scelta della sceneggiatura di alternare più voci a narrare la storia, sua e dei suoi improvvisati compagni di sorte, riesce a catturare e convince in diversi passaggi. I testi sono curati, senza retorica ed i dialoghi azzeccati nella loro vivacità, elargendo sia riflessione che intelligente ironia.

Uno dei temi meglio affrontati è lo scontro fra magia e scienza, fra superstizione e ragione, con il personaggio di Evangele ad incarnare le conoscenze e competenze mediche ed il tentativo di “illuminare” le menti assoggettate da maghi, stregoni, guaritori e imbonitori. Altri personaggi da gustare, tutti ben caratterizzati sia a livello visivo che di trama, sono il folletto Bertil ed il gigante Araneo (a loro volta voci narranti).

Già elogiato i disegni, dinamici ed intriganti, non mi resta che consigliare la lettura di “Elias il maledetto” sia a chi ama il Fantasy e le ambientazioni Sword and Sorcery, sia a chi, semplicemente, è in cerca di qualità e storie accattivanti e ben raccontate.



Editoriale Cosmo è orgogliosa di presentare in edizione economica e formato popolare all'italiana, l'intera saga fantasy creata da uno dei più grandi autori italiani in attività, il grandissimo Corrado Mastantuono. All'interno di questo one-shot, scoprirete le gesta di Elias, il potente re guerriero che ha voluto sfidare i magi e la magia per appropriarsi di tutto il potere del mondo. Incontrerete la bella Evangele, il nano Bertil e seguirete i nostri personaggi in un mondo oscuro, flagellato dalla peste rossa e dominato dal potente stregone Melchior! Un'appassionate avventura, raccolta in un'unica soluzione! (da editorialecosmo.it)






martedì 20 maggio 2014

Passanti # 3




“Se di notte ci si trova a passare per una viuzza e un uomo ci corre incontro, visibile già da lontano, dato che la viuzza che abbiamo davanti a noi è in salita e che c’è la luna piena, non lo acchiapperemmo nemmeno se è debole e mal in arnese, nemmeno se qualcuno gli corre appresso gridando, ma lo lasceremmo continuare nella sua corsa.
Poiché è notte, e non dipende da noi se la viuzza s’inerpica, di fronte a noi, nel plenilunio, e inoltre può darsi che i due abbiano inscenato quell’inseguimento per divertirsi, o forse essi inseguono un terzo, forse è il primo a essere inseguito benché innocente, forse il secondo vuole assassinarlo, per cui noi diverremmo complici del delitto, forse i due ignorano qualsiasi cosa l’uno dell’altro e ciascuno corre per proprio conto per andare a coricarsi, forse sono dei sonnambuli, forse il primo ha delle armi addosso.
E, dopo tutto, non potremmo essere stanchi noi o aver bevuto un bel po’ di vino? Siamo belli e contenti di non vedere più neppure il secondo.

(Franz Kafka – I Passanti / I due che si rincorrono, in Racconti, trad. Giulio Schiavoni)

lunedì 19 maggio 2014

Citazioni Cinematografiche n. 45


Adèle: Come lo trova?

Gabor: Non lo trovo, diffidi degli sportivi. La maggior parte sono dei ritardati mentali, quasi tutti hanno un pisello da zanzara. Rimarrebbe delusa!

Adèle: Come lo sa? Fa sport?

Gabor: Ho smesso in tempo.

(Adèle/Vanessa Paradis e Gabor/Daniel Auteuil in “La Ragazza sul Ponte, di Patrice Leconte - 1998)



domenica 18 maggio 2014

Silenzio # 8




“Certe notti per dormire mi metto a leggere,
e invece avrei bisogno di attimi di silenzio”

(Franco Battiato, “Un’altra vita”)


sabato 17 maggio 2014

Noah


-         Dio, scusa.

-         Ciao Noè, dimmi!

-         Senti, posso farti una domanda?

-         Certo, tu sei uno dei miei preferiti. Avanti!

-         Dunque, tu hai creato l’intero mondo, vero?

-         Sì, è esatto.

-         Montagne, fiumi, boschi, il cielo ed il mare?

-         Sì, e penso anche di aver fatto un bel lavoro!

-         Hai creato anche l’uomo, la donna e tutti gli animali?

-         Sì.

-         Bene. Senti ma è stato molto faticoso per te?

-         Direi di no. Sono pur sempre Dio. E poi mi sono preso tutto il tempo necessario.

-         Ah ecco. Quindi hai fatto le cose con calma.

-         Insomma, credo si possa dire così. Sì. Ma perché tutte queste domande?

-         È che mi chiedevo allora perché mi metti tutta questa fretta. E soprattutto, visto che sei così bravo e non ti stanchi neanche, perché non te la fai da solo questa cazzo di arca?

martedì 13 maggio 2014

EXPO Milano


Se non fosse una cosa fin troppo seria e l'ulteriore prova della commistione fra politica e mafia, verrebbe da dire che se si organizza un EXPO a tema cibo non bisognerebbe meravigliarsi se poi c'è qualcuno che ci mangia...

Meglio far parlare i maestri!



lunedì 12 maggio 2014

Citazioni Cinematografiche n. 44


Dr. Jeffrey Squires: Da quando bisogna avere 21 anni per bere alcolici?
Luke Shapiro: Credo da sempre.
Dr. Jeffrey Squires: Fanculo al sindaco Giuliani. Guardati in giro Luke. È questo che vuoi per la tua mente, per la tua vita? Vuoi che sia come questa città? Spazzare tutte le schifezze sotto il tappeto? Sistemare tutto? Lui fa mettere i barboni in prigione, lo sai? Questa gente ha la testa malata... Li mettono in prigione.. Che ne pensi di questo, eh?
Luke Shapiro: Non mi sembra giusto.
Dr. Jeffrey Squires: No, non lo è! È per questo che non voglio darti i farmaci, tanto varrebbe che tu ti aprissi un fast food nel cervello. Non cercare scorciatoie. Tutta questa cazzo di città cerca scorciatoie. Accetta il dolore, fallo diventare parte di te. Tu non vuoi essere come loro, io non voglio che tu sia così.
Luke Shapiro: Cioè lei non prende nessuna di quelle medicine?
Dr. Jeffrey Squires: Cristo Luke! Io prendo di tutto, non sono un esempio da seguire. Anche il sesso è una droga, sai? Più potente di qualsiasi droga sintetica.
Luke Shapiro: Ah sì? È per questo che va in giro a scoparsi le ragazzine?
Dr. Jeffrey Squires: Stavamo solo pomiciando...
Luke Shapiro: Oh, solo pomiciando? Non voleva darsi una sistemata prima?
Dr. Jeffrey Squires: Scopare a volte è darsi una sistemata... Mi spiego? Ti rimette in sesto.

(Dr. Jeffrey Squires/Ben Kingsley e Luke Shapiro/Josh Peck in “Fa’ la cosa sbagliata”, di Jonathan Levine - 2008)

domenica 11 maggio 2014

Deadline, di Bollée/Rossi - Editoriale Cosmo



Ci sono diverse linee di confine, linee invalicabili, di demarcazione in questo Deadline, per la sceneggiatura di Laurent Frédéric Bolle ed i disegni e colori di Christian Rossi.

Il confine fra ordinario e straordinario, fra consueto e deviante, fra padrone e schiavo, fra umano e disumano, il passaggio dall'infanzia alla maturità, la demarcazione fra fazioni e parti in guerra, la linea che divide la vittima dal suo carnefice e che sfuma quando la prima ottiene la sua vendetta. Questo e probabilmente altro in questo capolavoro della letteratura per immagini.


Soprattutto c’è il tema dell’omosessualità, trattata con delicatezza ma senza risparmiare dolore e solitudine, con eleganza e garbo ma anche con tanto coraggio, evitando luoghi comuni e fastidiosa retorica. Gli autori, ognuno per la sua parte, ci offrono un’analisi accurata e a tratti crudele dell’animo umano, fra dolore privato e tragedie comuni, con la Guerra Civile fra Nord e Sud a fare da sfondo ad una coinvolgente storia. Amore ed ossessione ci vengono proposti con lucidità, spazi di riflessione ed azione, con tanta violenza, si alternano per toccare le corde comuni di lettori di ogni estrazione sociale, lingua e cultura. Un western per ambientazione, per una storia che va oltre i generi e gli stili narrativi, proponendosi come “eterna” per temi e suggestioni.

Questo risultato viene raggiunto grazie a testi intensi, mai fuori posto o tediosi, appunto evitando inutili verbosità e retorica, con dialoghi essenziali ed efficaci. L’uso del flashback è intrigante e si rivela una carta vincente per conquistare il lettore. L’ottimo prodotto è dovuto anche agli splendidi disegni di Christian Rossi, che con uno stile raffinato ed elegante esalta la sceneggiatura. Suggestivi gli interni e gli esterni, le scene di massa e quelle notturne, splendide per uso del chiaroscuro, delle ombre e dei colori. Pressoché tutti i personaggi sono ben caratterizzati e graficamente resi al meglio.

Un vero gioiello in edicola dalla Editoriale Cosmo, sempre più una garanzia per chi ama i fumetti, la letteratura per immagini e le belle, intense, appassionanti storie.
Un capolavoro assoluto del fumetto! Una micidiale opera d'autore che è valsa a LF Bollée e Rossi (quello de I Pionieri e W.E.S.T.) la nomination al Grand Prix di Angoulême 2014! Un gioiello della BD raccontato con le meravigliose mezzetinte da Rossi. Deadline è un western particolarissimo, violento e intimista: la storia di una guardia confederata a guardia dei condannati a morte, dei sui rapporti con i prigionieri nordisti, e con il suo superiore, l'uomo che fonderà il Ku Klux Klan. Un'opera semplicemente geniale. (da cosmoeditoriale.fumetto-online.it)

sabato 10 maggio 2014

Dylan Dog Color Fest # 12 - Eroi



Confesso che ho acquistato il Dylan Dog Color Fest n.12 pressoché esclusivamente perché ho notato che c’era una storia disegnata da Paolo Bacilieri. Per di più soggetto e sceneggiatura sono a firma di Carlo Ambrosini. Se si aggiunge che mi sento orfano di “Napoleone”, una delle serie Bonelli che mi è più piaciuta e che ancora rimpiango, e che la terza storia, “Buggy”, mostra l’incontro del mondo dell’Indagatore dell’Incubo con quello dell’ex poliziotto, albergatore entomologo a Ginevra, allora ogni resistenza è stata vinta e l’acquisto si è rivelato inevitabile!

Di solito queste uscite a colori e gli incontri tra personaggi Bonelli tendono ad essere un pizzico deludenti, per di più considerando che in 132 pagine vengono inserite più storie, come in questo caso, dove ci troviamo di fronte a 4 piccole storie. Un po’ disomogenee nonostante la tematica comune, lo Spazio ed il Tempo, ma comunque apprezzabili anche se fanno solo immaginare a come si sarebbero potute sviluppare con un numero maggiore di pagine a disposizione.


Non so se un intero albo dedicato al connubio Dylan Dog/Mister No sarebbe riuscito ad entusiasmare i lettori, considerando anche che in questo albo la storia che vede i due protagonisti è forse la più debole, ma abbiamo già avuto la possibilità di godere di ottime uscite complete dedicate a Dylan e Martin Mystere, per cui un po’ di curiosità resta.

Nathan Never si presenta bene nella storia, forse banale e molto, troppo lineare a lui dedicata, grazie ai bellissimi disegni di Ivan Calcaterra ed alla efficace colorazione di Fabio D’Auria. Il finale è bello e riscatta, almeno in parte, una vicenda non proprio entusiasmante.

Ed ora arrivo a Bacilieri, Ambrosini ed il loro contributo. I disegni dello scrittore e fumettista veronese, come mi sono già in precedenza dichiarato, mi fanno impazzire e perciò ho goduto di poter vedere le sue tavole arricchite di tanti particolari e così ben presentate. E poi la protagonista di questa storia, prettamente “napoleonica”, è di fatto Allegra, la bimba, qui cresciuta, che in più di un’occasione affiancava Napoleone nelle sue avventure all’interno della serie regolare. Bacilieri la disegna benissimo! Familiarmente sensuale, senza concedere nulla alla volgarità (come suo tratto) e facendomi ancora una volta invaghire dei personaggi femminili da lui disegnati. La prima tavola della storia è esaltante e conturbante allo stesso tempo!

Insomma una lettura piacevole e magari distensiva, in attesa che l’editore milanese provi ad osare un altro po’.




venerdì 9 maggio 2014

Dobbiamo morire tutti? Proprio tutti?


Frammento della Danza macabra, ad opera di Bernt Notke, presso la Chiesa di San Nicolò di Tallinn
La morte viene definita in vari modi, come la fine della vita, il compimento di un percorso, la conclusione di un’esperienza, totale o semplicemente terrena. La prospettiva può cambiare in base a credenze religiose o stili culturali, accostandola a termini come dolore, sofferenza, vita o altro ancora.

Si parla anche di mistero della morte, ci si interroga su quanto possa esserci dopo di essa, se ci sia qualcosa dopo la morte.

Come è possibile spiegare la morte ad un bambino? Quali parole usare, se si dovesse decidere di parlargliene? O anche solo come rispondere alle domande che lui potrebbe rivolgerci?

Il regista austriaco Michael Haneke, nel suo film “Il Nastro Bianco” (Palma d’Oro come miglior film al Festival di Cannes 2009), ci mostra un bambino chiedere della morte, le risposte della ragazza che si occupa di lui e la reazione del bambino stesso.


Mi sembra una scena bellissima, commovente e straziante allo stesso tempo, un esempio di come un bambino si accosta alla morte e la presa di coscienza infantile di fronte ad essa.


Michael Haneke



martedì 6 maggio 2014

Passanti # 2




“I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è soltanto la loro ombra
Che trema nel buio
Suscitando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini
la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Loro sono altrove ben più lontano della notte
Ben più in alto del sole
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore.”

(Jacques Prevert – dalla raccolta Spettacolo, trad. F. Bruno)



lunedì 5 maggio 2014

Citazioni Cinematografiche n. 43


“Io sono cattivo, incazzato e stanco. Sono uno che mangia filo spinato, piscia napalm e riesce a mettere una palla in culo ad una pulce a 200 metri.”

(Tom “Gunny” Highway/Clint Eastwood in “Gunny”, di Clint Eastwood - 1986)

 

domenica 4 maggio 2014

Silenzio # 7



“Se mai scriverò – e chissà poi che cosa? -, mi piacerebbe dipinger poche parole su uno sfondo muto. E sarà più difficile rappresentare e dare un’anima a quella quiete e a quel silenzio che trovare le parole stesse, e la cosa più importante sarà stabilire il giusto rapporto tra parole e silenzio – il silenzio in cui succedono più cose che in tutte le parole affastellate insieme. E in ogni novella, o latro che sia, lo sfondo muto dovrà avere un suo colore e un suo contenuto, come capita appunto in quelle stampe giapponesi. Non sarà un silenzio vago e inafferrabile, ma avrà i suoi contorni i suoi angoli la sua forma: e dunque le parole dovranno servire soltanto a dare al silenzio la sua forma e i suoi contorni, e ciascuna di loro sarà come una piccola pietra miliare, o come un piccolo rilievo, lungo strade piane e senza fine o ai margini di vaste pianure”.

(Etty Hillesum, in Diario 1941 – 1943, trad. Chiara Passanti)

 

venerdì 2 maggio 2014

Garrett, Bob Dylan, Peckinpah ed i Guns 'n' Roses


Recentemente ho letto e apprezzato “Garrett - Ucciderò ancora Billy the Kid”, fumetto sceneggiato da Roberto Recchioni e disegnato da Riccardo Burchielli, Cristiano Cucina e Werther Dell’Edera.

Verrebbe da sconsigliarne la lettura ai “puristi” del western classico, data la disinvoltura con cui sceneggiatura e disegni affrontano uno degli episodi più conosciuti e dibattuti dell’epopea della “frontiera”. Vengono messi da parte scrupoli e riverenze di sorta per presentare ciò che sarebbe potuto accadere dopo la morte di Billy the Kid/William Bonney per mano dell’amico Pat Garret, divenuto sceriffo. Con un dato essenziale quanto insolito, se non sconvolgente, ovvero il Kid è diventato un “pelleossa”, uno zombie!

Per chi, invece, si sente libero dal “rispetto” per la storia originale, la lettura risulterà divertente, appagante e quindi consigliabile!


Ebbene, ed ora giungo al tema centrale di questo post, stimolato da questa lettura ho riascoltato negli ultimi giorni la colonna sonora di “Pat Garret & Billy the Kid”, film western del 1973, per la regia di quell’irregolare che era Sam Peckinpah.

Il regista statunitense, in quegli anni, stava a suo modo rileggendo ed in parte rivoluzionando il genere western. Opera che lo aveva già portato a dirigere film come “Il Mucchio Selvaggio”, “Sierra Charriba” e “Sfida nell’Alta Sierra”. La colonna sonora venne affidata a Bob Dylan, che tra l’altro reciterà nel film stesso, impersonando il misterioso Alias.
Bob Dylan/Alias
James Coburn e Sam Peckinpah sul set
Il brano più famoso è senza dubbio “Knockin’ on Heaven’s Door”, inserito ad accompagnare una delle scene più intense e significative, ovvero quando lo sceriffo Pat Garrett uccide Billy. Il testo fa esplicito riferimento a quanto sta accadendo ed allo stato d’animo di Pat, che pone fine alla vita dell’uomo che è stato suo grande amico. Commozione e senso della fine, di una vita, di un’amicizia, di un’epoca vengono sottolineate da musica, parole e immagini.

Il pezzo, in fondo, è abbastanza semplice ed immediato, ragione per cui risulta essere uno dei motivi più riproposti, utilizzati, riscritti e “omaggiati”.

“Knockin’ on Heaven’s Door”, oltre a divenire uno dei “cavalli di battaglia” di Dylan, conoscerà una immensa fortuna, anche, forse soprattutto, grazie alla quantità di cover che artisti dei più svariati generi musicali proporranno, pressoché senza sosta dalla metà degli anni 70 in poi. Solo per citare qualche nome, stiamo parlando di Eric Clapton, The Grateful Dead, Bruce Springsteen, Aretha Franklin, Roger Mc Guinn dei The Byrds, Bob Marley, Roger Waters, U2 e così via, che hanno reinterpretato il brano, aggiungendo o “spostando” qualcosa, secondo il personale gusto o le tendenze del momento.

Non c’è comunque scampo, poiché la cover più riuscita e conosciuta, tanto da offuscare l’originale, risulta essere quella dei Guns ‘n’ Roses, che la proponevano dal vivo fin dagli esordi. Divenne un brano imprescindibile del loro repertorio, tanto che furono costretti ad inserirlo, stabilmente, nella scaletta dei loro concerti e ad inciderne una versione nell’album Use your Illusion II.


Quello che era un brano folk, senza dubbio, diviene occasione per i virtuosismi di Slash, il riccioluto chitarrista della band californiana, che non si lascia sfuggire l’occasione di esibirsi in assoli lunghi ed intensi, con immancabile sigaretta, che funzionano alla grande, riuscendo anche a far passare in secondo piano Axl Rose in mutande.