martedì 30 marzo 2021

I volti ne "La Passione di Giovanna d'Arco" di Dreyer

La Passione di Giovanna d'Arco” di Carl Theodor Dreyer presenta un'intensa ricerca sul e del volto umano. Tanto pervasiva da rivelarsi maniacale, così prolungata da pervadere l'intera opera e farne l'elemento centrale, in grado di rivelare la matrice psicologica dei personaggi.

La drammatica messa in scena operata da Dreyer vede come filo conduttore e centro di tutto lo splendido volto di Renèe Falconetti, che con i suoi lineamenti astratti dal tempo e dai luoghi della storia, così come dalla Storia, inietta pathos nella figura sfaccettata della pulzella d’Orlèans. Il regista danese si concentra, attraverso l'intenso e coinvolgente lavoro sui volti e sulle espressioni, nella ricerca della introspezione morale dei suoi personaggi, così come di un’immagine armoniosa e sottilmente equilibrata.


A differenza di altre pellicole successive, il film non si cura delle vicissitudini della vita di Giovanna d’Arco, bensì si “limita” agli ultimi giorni della sua vita. Viene scelto di indagare l’intimo dei sentimenti e della psicologia di una donna sottoposta al martirio. Questo influenza e determina le scelte visuali. Allora lo spettatore viene sottoposto ad una esplosione di primi e primissimi piani, dove l’immagine in sé assume valenza artistica e spirituale.


Dreyer punta a descrivere il dramma interiore della pulzella. Compie così l'incontro fra immagini di inimitabile potenza e durezza delle parole. A questo punto giunge il contributo di Renèe Falconetti, architrave su cui si regge l'intero film, dal momento che l’attrice offre una delle più grandi interpretazioni della storia delle trasposizioni filmiche dedicate a Giovanna d'Arco, immedesimandosi in maniera perfetta con quel personaggio, quel carattere.



lunedì 29 marzo 2021

Citazioni Cinematografiche n.400

Lady Bird: Perché non puoi dire che sono bella?
Marion: Credevo non ti importasse il mio parere.
Lady Bird: Voglio comunque che pensi che sono bella.
Marion: Ok, scusa. Ti stavo dicendo la verità, vuoi che menta?
Lady Bird: No, dico, vorrei solo che... vorrei... vorrei solo piacerti.
Marion: È ovvio, ti voglio bene.
Lady Bird: Sì... ma ti piaccio?
Marion: Io voglio solo che tu sia la migliore versione di te stessa e basta.
Lady Bird: E se fosse questa la versione migliore?

(Christine "Lady Bird" McPherson/Saoirse Ronan e Marion McPherson/Laurie Metcalf in "Lady Bird", di Greta Gerwig - 2017) 




venerdì 26 marzo 2021

Incipit 13/100

Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio d'infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre. Carini e tutto quanto - chi lo nega - ma anche maledettamente suscettibili. D'altronde, non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella.

(Il giovane Holden, di J. D. Salinger – trad. Adriana Motti) 



 

mercoledì 24 marzo 2021

La città dei ladri, di David Benioff

Titolo: La città dei ladri

Autore: David Benioff

Traduttore: Marco Rossari

Editore: Beat – 2012


Romanzo coinvolgente e intenso, che attraverso una narrazione dal ritmo serrato ed estremamente azzeccato alterna umorismo ed orrore, avventura e testimonianza. I protagonisti, due “fuorilegge” in periodo di guerra, l'uno ladruncolo, l'altro disertore, entrambi involontari e loro malgrado, si vedono assegnati una missione che funga da redenzione: trovare una dozzina di uova per una torta nuziale. Il problema è che lo scenario è la Seconda Guerra Mondiale, esattamente durante l'assedio di Leningrado. Quindi Lev e Kolija, questi i loro nomi, se la devono vedere con Armata Rossa, Nazisti, partigiani, cannibali, prostitute, abitanti di Piter (il nomignolo usato dagli abitanti della città sulla Neva), cani antimine ed altro ancora.

A questo punto l'avventura, fra l'horror ed il picaresco, il ruvido e il grottesco, diviene una sorta di fiaba contemporanea secondo i dettami e le scansioni di quella medievale e delle narrazioni più classiche. Non solo romanzo di iniziazione e di formazione, ma opera di spessore e profondità oltre le pagine più “lievi”, commovente e duro quanto serve. La guerra reale che diviene dimensione astratta in cui narrare l'avventura del giovane popolano a cui viene affidata una missione impossibile, che nessuno prima è riuscito a compiere, con tanto di aiutante magico, orchi da sfidare, fanciulle da salvare, bella da conquistare e il Male da affrontare viso a viso. Così pericolo e morte, paura e fame, ostacoli e trionfo, sebbene amaro, vengono magistralmente dosati da Benioff. Il risultato è che non si vorrebbe lasciare le pagine di questa bella storia così ben scritta ed orchestrata.



È l’inverno del 1941 a Leningrado. La città è sotto l’assedio delle truppe tedesche e i suoi abitanti non hanno mai patito tanta fame. Per Lev, diciassette anni, naso grosso e capelli neri, e Kolja, giovane cosacco con la faccia impertinente, la fame, tuttavia, è ben poca cosa rispetto a quello che li aspetta. Lev ha rubato il coltello a un paracadutista tedesco morto assiderato e Kolja ha avuto la brillante idea di disertare. Reati gravissimi in tempo di guerra, per i quali la pena prevista è una sola: la fucilazione. Dopo qualche giorno trascorso in un cupo carcere sulla Neva, i due si ritrovano al cospetto di un colonnello dal collo taurino e le stelle ben in vista sulle mostrine. Il colonnello dapprima li squadra, poi li invita a seguirlo fino ai margini del fiume. Sulla Neva ghiacciata una ragazza, capelli corvini legati in uno chignon morbido, pattina esibendosi in piroette strette e veloci. È sua figlia e sta per sposarsi. Un matrimonio vero, alla russa, con musica e danze e… un solo problema: la torta nuziale. Ci sono lo zucchero, il miele, la farina e tutti gli altri ingredienti, ma mancano le uova, una maledetta dozzina di uova introvabili in tutta Leningrado per gli eroici soldati dell’Armata Rossa, ma non forse per una volgare coppia di ladri… (da neripozza.it)

martedì 23 marzo 2021

Volare

 


Le cime degli alberi non sono così alte
Né io sono così basso
Da non sapere istintivamente
Come sarebbe volare

Attraverso i varchi aperti dal vento, quando
Le foglie si muovono
E c'è un oscillare di rami
Che si abbassano e si alzano.

Qualunque sia il mio genere,
Non è assurdo
Confondermi con un uccello
Per la durata di un sogno:

La mia specie non ha mai volato,
Ma io in qualche modo so
Che è qualcosa che molto tempo fa
Mi sono quasi adattato a fare.

(Richard Wilbur)



lunedì 22 marzo 2021

Citazioni Cinematografiche n.399

Thorin: Bilbo...
Bilbo: Non muoverti! Non muoverti! Stai fermo!
Thorin: Sei qui. Sono contento...
Bilbo: Sssst!
Thorin: Voglio separarmi da te in amicizia...
Bilbo: Non andrai da nessuna parte, Thorin. Tu vivrai.
Thorin: Rimangio le mie parole e le mie azioni alla porta. Hai fatto quello che un vero amico avrebbe fatto. Perdonami... ero troppo cieco per vedere. Mi dispiace tanto di averti messo in un tale pericolo.
Bilbo: No, sono contento di aver condiviso i tuoi pericoli, Thorin. Dal primo all'ultimo. È più di quanto meriti un Baggins qualsiasi.
Thorin: Addio mastro scassinatore. Torna ai tuoi libri e alla tua poltrona. Pianta i tuoi alberi, guardali crescere. Se più persone considerassero la casa prima dell'oro il mondo sarebbe un posto più felice.
Bilbo: No no no, Thorin, Thorin non osare. Thorin. Tieni duro Thorin, tieni duro. Vedi le aquile? Le aquile, le aquile sono qui. Thorin. Le aquile.

(Thorin/Richard Armitage e Bilbo/Martin Freeman in "Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate", di Peter Jackson - 2014)



 

 

domenica 21 marzo 2021

venerdì 19 marzo 2021

Incipit 12/100

“Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi-Contini – di Micòl e di Alberto, del professor Ermanno e della signora Olga – e di quanti altri abitavano o come me frequentavano la casa di corso Ercole I d'Este, a Ferrara, poco prima che scoppiasse l'ultima guerra. Ma l'impulso, la spinta a farlo veramente, li ebbi soltanto un anno fa, una domenica d'aprile del 1957.”

(Il giardino dei Finzi-Contini, di Giorgio Bassani)



 

martedì 16 marzo 2021

Sto bene. Sto bene?


Trying hard to breathe

Hid between my knees
Take my hand and squeeze
Say I’m alright
Whisper in my ear
Happy you are here
Everything seems clear
We’re alright
We’re alright

Tell me not to trip or to lose sight
You are walking in my dotted line
Take my hand and help me not to shake
Say I’m alright
I’m alright
Say I’m alright
I’m alright
It’s okay to feel
Everything is real
Nothing left to steal
Cause we’re alright
We’re alright

Tell me not to trip or to lose sight
You are walking in my dotted line
Take my hand and help me not to shake

Say I’m alright
I’m alright
Say I’m alright
I’m alright
Say I’m alright
I’m alright

(Sharon Van Etten)

lunedì 15 marzo 2021

Citazioni Cinematografiche n.398

Hannibal Lecter: Tu avevi percepito chi ero, quando commettevo quelli che tu chiami "i miei crimini"...
Will Graham: Sì...
Hannibal Lecter: Quindi sei stato aggredito non per un difetto della tua percezione o del tuo istinto, ma perché non li hai ascoltati finché non è stato troppo tardi!
Will Graham: Direi di sì...
Hannibal Lecter: Ma ora hai l'esperienza...
Will Graham: Sì.
Hannibal Lecter: Immagina cosa faresti, Will, se potessi tornare indietro nel tempo...
Will Graham: Le sparerei in testa prima di lasciarle prendere lo stiletto.

(Hannibal Lecter/Anthony Hopkins e Will Graham/Edward Norton in "Red Dragon" di Brett Ratner - 2002 ) 




 

venerdì 12 marzo 2021

Incipit 11/100

“Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:

- Io mi chiamo Mattia Pascal. 

- Grazie, caro. Questo lo so. 

- E ti par poco?

Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non saper neppur questo, il non poter rispondere, cioè, come prima, all'occorrenza:

- Io mi chiamo Mattia Pascal.

(Il fu Mattia Pascal, di Luigi Pirandello)



 

mercoledì 10 marzo 2021

Giallo, Noir & Thriller/81


Titolo: L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome

Autore: Alice Basso

Editore: Garzanti - 2015

Ero molto incuriosito dal successo della serie dedicata a Vani (Silvana) Sarca, a firma di Alice Basso, per cui ne ho letto il primo romanzo.

Mi sono divertito, molto, ed allo stesso tempo ho anche apprezzato la scelta dell'autrice di coniugare in modo brillante e funzionale una trama “rosa” ed una “gialla”, entrambe presenti in “L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome”.

Il romanzo quindi, a conti fatti, non è propriamente un giallo-thriller, almeno non interamente, poiché dedica molte pagine ad altro che poco attiene al genere. Questo risulta ad una prima valutazione, con l'elemento rosa (come definirlo meglio non saprei) che risulta un po' fastidioso se non stucchevole. Rimane comunque parecchio da godere, dal momento che all'interno di questa parte del romanzo il lettore ha la possibilità di conoscere ed entrare in confidenza con la protagonista, con la sua audacia e sfrontatezza, con la sua arguzia ed anche i suoi lati più deboli, nascosti da una forza interiore che viene esaltata dalla scelta di indumenti di colore nero e da un trucco marcato.


Facevo riferimento ad una trama “gialla”. Questa viene introdotta dal caso della sparizione di una scrittrice che dice di parlare con gli angeli e che di questi sostiene di trascrivere i messaggi. Ebbene Vani viene coinvolta in tale vicenda, porgendo quindi a chi legge una storia dove umorismo, caratteri coinvolgenti, acutezza intellettuale ed altro ancora si incontrano e si mescolano per un stile brillante che non lascia indifferenti. La storia ha qualche passaggio che può sembrare sottotono o addirittura noioso, ma una volta entrati in empatia con Vani ed il commissario Berganza (condensato di una serie di commissari entrati nell'immaginario) la lettura non può che essere più che piacevole.

Dietro un ciuffo di capelli neri e vestiti altrettanto scuri, Vani nasconde un viso da ragazzina e una innata antipatia verso il resto del mondo. Eppure proprio la vita degli altri è il suo pane quotidiano. Perché Vani ha un dono speciale: da piccoli indizi che sembrano insignificanti, coglie l'essenza di una persona, riesce a mettersi nei suoi panni, pensare e reagire come avrebbe fatto lei. Un'empatia profonda, un intuito raffinato, uno spirito di osservazione fuori dal comune, sono le sue caratteristiche. E di queste caratteristiche ne ha fatto il suo mestiere: Vani è una ghostwriter per un'importante casa editrice. Scrive libri per altri. L'autore le consegna la sua idea, il materiale su cui documentarsi e lei riempie le pagine delle stesse identiche parole che avrebbe utilizzato lui. Un lavoro svolto nell'ombra. E a Vani sta bene così. Anzi, preferisce non incontrare di persona gli scrittori per cui lavora. (da illibraio.it)

martedì 9 marzo 2021

Triste

 


In verità non so perché son tanto triste. Io ne son stanco e lo sei anche tu, mi dici, Ma come me la sia buscata, o dove l'abbia trovata o ricevuta, questa tristezza, di che sostanza sia, donde nata, devo ancora saperlo. Mi rende un tale sciocco che fatico a capirmi.

(Antonio, in "Il Mercante di Venezia", di William Shakespeare - trad. Enzo Giachino) 

 


 

 

 

lunedì 8 marzo 2021

Citazioni Cinematografiche n.397

Thorin Scudodiquercia: Mio padre venne a trovarti prima di andare disperso: che cosa gli dicesti allora?.
Gandalf: Lo spronai a marciare su Erebor. A radunare i Sette Eserciti dei Nani per distruggere il drago e riprendersi la Montagna Solitaria. E direi lo stesso a te: riprenditi la tua terra natìa. 

(Thorin/Richard Armitage e Gandalf/Ian McKellen in "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug", di Peter Jackson - 2013) 




 

venerdì 5 marzo 2021

Incipit 10/100

“Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell'anno 1944.”

(I ventitré giorni della città di Alba, di Beppe Fenoglio)



 

 

 

 

giovedì 4 marzo 2021

Sul Carnevale

Il carnevale, in opposizione alla festa ufficiale, era il trionfo di una sorta di liberazione temporanea dalla verità dominante e dal regime esistente, l'abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei privilegi, delle regole e dei tabù. Era l'autentica festa del tempo, del divenire, degli avvicendamenti e del rinnovamento. Si opponeva ad ogni perpetuazione, ad ogni carattere definitivo e ad ogni fine. Volgeva il suo sguardo all'avvenire incompiuto.


(Michail Bachtin, da“L'opera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale e festa nella tradizione medievale e rinascimentale”, Torino, Einaudi, 1979)


 

 

martedì 2 marzo 2021

Lady Bird (2017), di Greta Gerwig

Il legame turbolento tra una madre e la figlia adolescente. Christine “Lady Bird” McPherson combatte, ma è esattamente come sua madre: selvaggia, profondamente supponente e determinata. Ambientato a Sacramento, in California nel 2002, in un panorama economico americano che cambia rapidamente, Lady Bird è uno sguardo commovente sulle relazioni che ci formano, le credenze che ci definiscono e l’ineguagliabile bellezza di un luogo chiamato casa…

In diversi momenti ho inserito in queste pagine riferimenti a film in cui Saoirse Ronan fosse protagonista. Torno a scrivere qualche riga su un'opera cinematografica in cui la giovane attrice dimostra il suo talento, ben valorizzato da una sceneggiatura indovinata e da una regia che merita attenzione ed apprezzamento.

Lady Bird”, a firma dell'allora esordiente Greta Gerwig, è stato a mio avviso ingiustamente ritenuto poco più di un onesto teen-movie, da una parte sottolineandone solo gli aspetti più evidenti e dall'altra concentrandosi eccessivamente sui pur presenti limiti. Per esempio qualche settimana fa il film è stato trasmesso su una rete televisiva mediaset notoriamemte conosciuta per “passare” opere nel migliore dei casi mediocri, quando non pessime o irritanti, all'interno di una programmazione dedicata all'amore e all'adolescenza. Questo a mio parere segnala quanto “Lady Bird” sia stato frainteso, almeno da una parte di pubblico e per lo più sottovalutato anche da chi è più informato sul Cinema (i Golden Globes vinti lo confermano o non fanno testo, a seconda di come li si valuti).

Pur non volendo attribuirmi meriti o qualità maggiori di quanto possa effettivamente dimostrare, ritengo che la coppia Gerwig (regia e sceneggiatura) e Ronan, a cui si aggiunge l'eccellente Laurie Metcalf, ci abbia regalato un bel film. Forse, anzi sicuramente non ottimo e con qualche carenza, specie nei momenti in cui vorrebbe farci gustare quel tanto di disillusione ed amarezza che intende mettere in scena, ma ben più di una commedia indie con canzoni annesse.

Si riscontra un certo equilibrio fra i sentieri narrativi percorsi, ovvero fra quel tanto di teen indie comedy che ha ormai i meccanismi ben oliati, ma qui senza gratuite volgarità, e gli elementi (semi)autobiografici. Il tutto regala momenti di originalità e offre spunti rivitalizzanti all'interno di più di una semplice opera di genere.

Insomma, accanto al racconto di formazione, sufficientemente classico e lineare, si vedono ben scritti, filmati e recitati elementi più originali, come il contesto proletario, cinematograficamente fuori luogo in California, a cui si aggiunge l’ambiente scolastico cattolico, che offre l'occasione per mettere in scena suore, sacerdoti e farli vittime di nuove situazioni e scherzi goliardici. In più, come raramente si vede in certe opere, mirabilmente vera e sentita è la rappresentazione del rapporto madre-figlia, con le già citate Ronan e Metcalf che si esprimono su più livelli e con grande bravura. Il rapporto fra le due donne è difficile e contrastato, come da prassi, ma il merito della Gerwig e delle attrici è di renderlo vero, sentito e toccante senza ricorrere a fastidiosi ed abusati cliché, facendo sì che questo permetta al film di raggiungere le sue vette, narrative, visive e cinematografiche.


 

lunedì 1 marzo 2021

Citazioni Cinematografiche n.396

Bilbo: Mi sa che questa te la sei inventata.
Gandalf: Tutte le grandi storie meritano un infiorettatura. Avrai qualche storiella da raccontare anche tu, quando ritornerai.
Bilbo: Puoi promettermi che ritornerò?
Gandalf: No. E se farai ritorno, non sarai più lo stesso.
Bilbo: È quello che pensavo.

(Bilbo Baggins/Martin Freeman e Gandalf/Ian McKellen in "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato", di Peter Jackson - 2012)