venerdì 30 settembre 2016

Notturno

Notturno
Sorvegliamo i lupi fino a tarda notte
Poi mangeremo la luna
Resteranno fosse piene di stelle
Il buio profuma dolce come segale
Abbiamo voglia soprattutto di dormire
e meditiamo come rivolgerci alla morte
Senza di lei non ci sarebbe l’infanzia
la regione della cava libertà dei fili d’erba.

(Jan Skácel – trad. Annalisa Cosentino)


lunedì 26 settembre 2016

Citazioni Cinematografiche n. 167


Costanza: Eppure nessuno ha fatto tanto male all'umanità come i poeti.
John: Be', i poeti forse sono un po' svagati, ma non direi che sono cattivi.
Costanza: Sì, ma tutte quelle loro esagerazioni sull'amore... fanno credere che si tratti di chissà che cosa, di un volo d'angeli!
John: Il che non è, vero?
Costanza: No, affatto! Spesso ci si innamora perché si incontra qualcuno che ha la voce o i capelli o i modi che ci ricordano i nostri genitori.
John: E alle volte anche senza alcuna ragione.
Costanza: Ma il punto non è questo. Il male è che tutti quanti leggono sull'amore cose prive di ogni fondamento, e si aspettano che ogni bacio sia un poema ed ogni abbraccio un dramma in cinque atti.
John: E quando vengono le delusioni si ammalano e chiamano in soccorso la psicanalisi, eh?
Costanza: E già, proprio così.

(John Ballantine/Gregory Peck e Costanza Peterson/Ingrid Bergman in “Io ti salverò”, di Alfred Hitchcock - 1945)




sabato 24 settembre 2016

Per settembre


Chiaro cielo di settembre
illuminato e paziente
sugli alberi frondosi
sulle tegole rosse
fresca erba
su cui volano farfalle
come i pensieri d’amore
nei tuoi occhi
giorno che scorri
senza nostalgie
canoro giorno di settembre
che ti specchi nel mio calmo cuore
.
Attilio Bertolucci


giovedì 22 settembre 2016

Nello specchio

“Fissandosi allo specchio, Chunyu Bai ripensò ai combattimenti che si erano svolti intorno alla Concessione internazionale di Shanghai; si ricordò l’attacco di tre bombardieri all’incrociatore giapponese Izumo ormeggiato sul fiume Huangpu, l’assedio ai magazzini Sihang, ripensò a come la città fosse diventata un luogo isolato dove si perpetravano nell’ombra numerosi crimini. Poi era scoppiata la guerra del Pacifico e i carri armati giapponesi avevano percorso via Nanchino.”



“L’uomo nello specchio sembrava essere diventato un altro. Chunyu Bai continuò a fissarlo per due o tre minuti, poi non se la sentì più di guardarlo e riprese il suo cammino. Benché il marciapiede fosse affollato di gente, provò una solitudine incommensurabile. Quando passò davanti a un ristorante che faceva cucina tipica del Sud-est asiatico, spinse la porta ed entrò.”

(Un incontro, di Liu Yichang – Einaudi Stile Libero, trad. Maria Rita Masci)




lunedì 19 settembre 2016

Citazioni Cinematografiche n. 166

Ho pianificato qualcosa per tua moglie e tua figlia che loro non potranno dimenticare mai. Non lo dimenticheranno mai... e nemmeno tu, avvocato! Mai!

(Max Cady/Robert Mitchum a Sam Bowden/Gregory Peck in “Il Promontorio della Paura”, di J. Lee Thompson - 1962)




sabato 17 settembre 2016

Il Ricordo del Dolore

Kwai Chen: Hai perso qualcosa nell'acqua, figliolo?
Nathan Never: Scusate, maestro Kwai Chen. Non mi ero accorto di voi. Ero assorto nei miei pensieri.
Kwai Chen: Lo vedo. Sembri molto triste.
Nathan Never: Sì... Io pensavo a mia moglie che non c'è più... e a mia figlia, scomparsa nel nulla... maestro, non riesco a dimenticare il passato...
Kwai Chen: Questo rientra nell'ordine naturale delle cose, Nathan... anche il ricordo del dolore ha la sua importanza...
Nathan Never: Perché, Maestro? Non capisco...
Kwai Chen: Perché il dolore è sempre presente intorno a noi... e noi dobbiamo essere sempre presenti di fronte al dolore.
Nathan Never: Questo significa che noi dovremo rivivere per sempre le nostre sofferenze?
Kwai Chen: No. Perché non abbiamo soltanto ricordi di dolore... Pensare al passato solo per rievocare il male sofferto, è come precipitare in un abisso... quando vi siamo dentro, l'oscurità ci sommerge e non vediamo una via d'uscita... ma poi gli occhi si abituano al buio, e quando finalmente alziamo la testa, vediamo sopra di noi una luce... che ci indica la via d'uscita... Quando avrai raggiunto quell'uscita, Nathan, avrai sconfitto il dolore, ma il ricordo ti insegnerà a contemplare l'abisso senza paura...e a camminare sul suo ciglio senza più cadere.


Nathan Never (anni dopo): Sagge parole, maestro Kwai Chen, se solo avessi capito dopo tanti anni dove sono diretto... Se sto risalendo l'abisso verso la luce... o se riesco soltanto a camminare sul fondo.

(da “L'Abisso delle Memorie”, Nathan Never n° 18 – novembre 1992)


giovedì 15 settembre 2016

Giallo, Noir & Thriller/34



Titolo: Onora il Padre
Autore: Giancarlo De Cataldo
Editore: Einaudi - 2008

Giancarlo De Cataldo è conosciuto principalmente per “Romanzo Criminale”, ma ovviamente ha scritto molto altro.
“Onora il Padre”, ripubblicato da Einaudi nel 2008, era inizialmente apparso, circa 8 anni prima, nella collana Gialli Mondadori firmato dallo stesso De Cataldo con uno pseudonimo.
Non credo sia corretto, ancor meno consigliabile, esprimere un parere od un giudizio su un romanzo accostandolo ad un altro, sebbene del medesimo autore, per cui l’unica nota che esprimo è che si nota come nella trama e caratterizzazione dei personaggi, De Cataldo stesse ancora percorrendo la sua personale strada che lo avrebbe portato ai più recenti risultati.
Nel dettaglio: trama e sviluppo della vicenda sono tipici dello psyco-thriller di stampo anglosassone, anche se letto oggi, questo tipo di scrittura sembra un po’ troppo datato e da solo non basta a catturare il lettore.
I tempi drammaturgici non convincono del tutto e quelli che potrebbero essere elementi atti a creare tensione narrativa si risolvono, purtroppo, in un certo appesantimento nello sviluppo della vicenda, che a mio parere non “decolla” del tutto. L’attenzione ai caratteri è appena abbozzata ed in più di un’occasione sembra non sufficiente ad evitare un sapore di già visto e già letto, con il lettore che rischia di rimanere deluso. Qualche luogo comune di troppo infastidisce e molte situazioni, nella loro tipicità in questo tipo di romanzo, avrebbero probabilmente necessitato di una maggiore elaborazione, a partire dalla location romagnola (stereotipi sulla Riviera compresi).


I due principali personaggi, il serial killer ed il giovane e valente criminologo commissario Colonna, invece di dare origine ad un serrato confronto a distanza, potenzialmente stimolante per quanto abbastanza “topico”, si incontrano pressoché subito, a meno di un terzo del romanzo, anche se il funzionario di Polizia non se ne rende conto.
Questo elemento porta, di fatto, ad un depotenziamento della vicenda, inoltre la scelta dell’autore di inserire due tipologie di ricerca/indagine eseguite da Colonna, quella di un assassino seriale e quella del proprio padre, appare forzata e poco stimolante, dato che il commissario risulta in diversi passaggi abbastanza antipatico, nel senso peggiore dell’espressione, poiché risulta difficile provare empatia o anche solo simpatia per questo personaggio.
Viceversa le pagine in cui a parlare direttamente è il serial killer, nella sua leggermente forzata delirante visione, risultano maggiormente riuscite, anche se un po’ pesanti alla lettura.
I personaggi di contorno, che variano dalla anatomo patologa bella e ovviamente sedotta dal giovane criminologo in trasferta, ai vari poliziotti che sembrano essere presenti solo per creare movimento, fino al vicequestore troppo prevedibilmente in distonia con Colonna, non riescono a fare breccia e la lettura procede un po’ stanca, a tratti infastidita.
Da leggere senza particolari pretese, magari per rilassarsi qualche ora, meglio se preso in prestito in biblioteca.


Perché, uccidendo le sue vittime, l'assassino che i giornali chiamano «il Figlio dei fiori» ascolta sempre un dimenticato brano psichedelico del 1972? Che cosa sono il Giusto Ritmo e la Legge? Che cosa nasconde la tranquilla Casa di riposo Giovanni Pascoli, dove vegetano anziani con gli acciacchi piú diversi? Ce la farà il giovane e intuitivo Matteo Colonna, che cerca di immedesimarsi nell'assassino, a resistere all'orrore di ciò che sarà costretto a scoprire? (da einaudi.it)


lunedì 12 settembre 2016

Citazioni Cinematografiche n. 165


Artù: Sono in un tremendo pasticcio: sono re.
Anacleto: Ha estratto la spada dalla roccia.
Mago Merlino: Aha! Ma certo, certo! Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda.
Artù: Tavola Rotonda?
Mago Merlino: Perché, la preferisci quadrata forse?
Artù: Oh no, rotonda mi sta bene.
Mago Merlino: Aha, oh, ragazzo, ragazzo mio. Tu diventerai un eroe leggendario. Scriveranno libri su di te nei secoli a venire. E chissà, magari faranno anche un film su di te.
Artù: Un film? E cos'è?
Mago Merlino: Bè... è una specie di televisione... ma senza la pubblicità!
(Artù, Anacleto e Mago Merlino in “La Spada nella Roccia, di Wolfgang Reitherman - 1963)




domenica 11 settembre 2016

L'importanza dell'onestà




-         Ho un grosso problema con la lavatrice, devo chiamare l’idraulico!
-         Ma lascialo stare quel delinquente, che non fa mai la fattura!
-         Me ne sai indicare un altro?
-         Basta con il monopolio degli idraulici, sono evasori e disonesti.
-         E quindi come faccio con la lavatrice?
-         Chiama il fornaio. Lui sì che è una persona onesta, lavora bene, si fa pagare il giusto e fa sempre lo scontrino.
-         Ma io non voglio del pane, devo far riparare la lavatrice. Mi serve un idraulico!
-         Il vento sta cambiando! Basta con i professionisti del settore che da anni si mangiano tutto e sfruttano i clienti onesti come te e me.
-         Quindi?
-         Te lo dico. Il fornaio è la persona giusta per te. Onesta, capace e pulita, senza interessi di parte.
-         Ma è capace di mettere le mani su una lavatrice?
-       Ma che importa. Voltiamo pagina! La cosa fondamentale è l’onestà. Essere lontani dalle vecchie logiche.
-         Scusa, ma come faccio con la lavatrice?
-         Il FORNAIO1!1!1!1!
-         Ho capito, ma se fa il fornaio, non ne saprà nulla di lavatrici!
-         I cittadini onesti devono farsi sentire! E fare quello che deve essere fatto al posto dei corrotti e dei ladri!
-         Cioè rubare e farsi corrompere?
-         No!! Spazzarli via e prendere in mano il proprio futuro!
-         Ma io faccio il ragioniere, non ne so nulla di idraulica e di lavatrici!
-        Appunto, affidati a persone oneste e corrette. Basta con la casta! Chiama il fornaio!1!1!
-         Ma tu sei certo che il fornaio possa aiutarmi con la lavatrice?
-      Mandiamoli a casa! Il vento sta cambiando, te l’ho detto. Onestà e trasparenza sono fondamentali, il resto verrà!
-       Scusa, non ho capito. Io non ne so nulla di lavatrici, non so dove metterci le mani e dovrei affidarmi ad un fornaio per riparare la mia?
-         Esatto!!
-         Ma quindi, io ragioniere non so cosa fare e dovrebbe essere il fornaio, che fa le rosette e la ciambella, ad essere la persona più indicata per ripararmi la lavatrice?
-         È così!!!
-         Ma che logica è?
-         Allora tu credi ai poteri forti! Alla controinformazione!!
-         Ma cosa c’entra con la mia lavatrice?
-         Fidati!!!!
-       Ma cosa dici? Mi serve qualcuno esperto, che conosca come funziona una lavatrice e che ne sappia di idraulica!
-         Prova il fornaio!!!
-         E se poi mi combina un casino in bagno, con la lavatrice e non la posso più usare?
-    Ti sarai comunque affidato ad un onesto, avrai lanciato un segnale alla casta degli idraulici ed ai poteri forti degli artigiani!!
-         Che alla fine dovrò comunque chiamare per riparare al danno!
-  Allora dillo che sei legato a logiche vecchie e logore! Schiacciato dalla controinformazione!
-         Ti informo che sei un coglione!
-         COMPLOTTO!1!1!1!1!

(Mi scuso con gli idraulici ed i fornai nel caso dovessero sentirsi offesi…)


venerdì 9 settembre 2016

Un giorno di settembre



Un giorno di settembre, il mese azzurro,
Tranquillo sotto un giovane susino
Io tenni l'amor mio pallido e quieto
Tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d'estate
C'era una nube ch'io mirai a lungo:
Bianchissima nell'alto si perdeva
e quando riguardai era sparita.
E da quel giorno molte molte lune
trascorsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell'amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
E pure certo, so cosa intendi.
Pure il suo volto più non lo rammento,
Questo rammento: l'ho baciato un giorno.
Ed anche il bacio avrei dimenticato
Senza la nube apparsa su nel cielo.
Questa ricordo e non potrò scordare:
Era molto bianca e veniva giù dall'alto.
Forse i susini fioriscono ancora
E quella donna ha forse sette figli,
Ma quella nuvola fiorì solo un istante
E quando riguardai sparì nel vento.

(Bertolt Brecht)




lunedì 5 settembre 2016

Citazioni Cinematografiche n. 164

Sceriffo Chance: Non credere di essere un individuo tutto speciale. Non li hai inventati tu gli incubi.
Dude: Quello che ho potrei brevettarlo.

(Sceriffo Chance/John Wayne e Dude/Dean Martin in “Un Dollaro d’onore”, di Howard Hawks - 1959)





venerdì 2 settembre 2016

Confini



“Dov’è che non ce n’era. Se volevamo andare nell’entroterra triestino, dovevamo passare dalla zona A alla zona B. Se volevamo continuare verso Lubiana, c’era di nuovo un confine. Dappertutto esibizione di documenti, controlli. Dal sedile posteriore della nostra auto, dove spesso me ne stavo mezzo addormentata e avvolta in una coperta, scorgevo finanzieri, soldati che salutavano. Transenne si chiudevano e si riaprivano. A volte un indecente rovistio nelle valigie. Mi avviluppavo più addentro nella mia coperta. Eppure, non appena quella strana procedura era terminata, mi guardavo intorno: Cosa c’era di diverso di là dal confine? Forse che gli alberi erano più grandi, forse che le persone avevano una faccia più cordiale? E forse che non capivo anche quel che dicevano?
Ambivalenti, questi confini. Provocavano una reazione di sorpresa, di inquietudine, di timore, però avevano anche un loro fascino. Li vivevo come punti di tensione, che risvegliavano la mia curiosità. Per un verso creavano delle barriere fra il consueto e l’inconsueto, che spingevano a scostare la tenda, a guardare attraverso il buco nello steccato, a spiare oltre le transenne. Per un altro verso erano varchi, punti di frizione e di contatto. Intuivo il loro segreto, percepivo però istintivamente anche la loro relatività.” 
(Il mare che bagna i pensieri, di Ilma Rakusa – Sellerio – trad. Mario Rubino)