lunedì 30 dicembre 2019

Citazioni Cinematografiche n.335

Ana Stelline: I Replicanti vivono vite dure, creati per fare quello che noi preferiamo non fare. Non posso aiutarli con il futuro, ma posso darvi dei bei ricordi a cui ripensare, per cui sorridere.  
K: È bello.  
Ana Stelline: È più che bello. Sembra autentico. E se hai dei ricordi autentici allora puoi avere vere reazioni umane. Non pensa anche lei?
(Ana Stelline/Carla Juri e Agente K./Ryan Gosling in "Blade Runner 2049", di Denis Villeneuve - 2017)




 

venerdì 27 dicembre 2019

Star Wars - Episodio IX L'Ascesa di Skywalker



L'episodio IX segna la conclusione della saga più famosa del Cinema, oltre che una di quelle che ha accompagnato il pubblico per un periodo temporale fra i più lunghi. Infatti dal 1977, con quel “Guerre Stellari” in seguito ribattezzato, con l'episodio IV “Una nuova speranza”, l'universo ed i personaggi creati da George Lucas hanno omaggiato ed allo stesso tempo saccheggiato miti, stili e stilemi, storie e mitologie, racconti e caratteri del Cinema, della Storia e delle varie produzioni delle fantasie e dell'intelletto umano.

Da sempre a cavallo fra fantasy e fantascienza, con una prevalenza del primo rispetto alla seconda, la saga di Star Wars ha attraversato più di quaranta anni delle nostre vite, ha accolto e perso pubblico, conquistato o salutato nuovi spettatori, insinuandosi fra le età ed i gusti, con il fondamentale aiuto di un marketing a volte pervasivo, quando non molesto o di cattivo gusto, ma di fatto ha creato un mito. Sebbene si voglia farlo giungere ad una conclusione ogni mito ha in sé la capacità (il destino?) di rigenerarsi e di riproporsi e secondo il mio parere Star Wars ora finisce per poi ricominciare. Non mi riferisco ad ipotetici episodi X o XI e così via, oppure ad ulteriori spin-off o serie TV (peraltro già in produzione), ma all'essenza stessa di un mito.



L'Ascesa di Skywalker” aveva dunque il difficile compito di “finire” ciò che era stato iniziato ed allo stesso tempo eternare lo spirito e la peculiarità dell'unica vera Saga cinematografica degna di questo nome fino a questo momento prodotta. Con imperfezioni e incertezze certo, con sbavature di trama e di sceneggiatura che si rendono quasi inevitabili, ma la missione è stata portata a termine. J.J. Abrams con mestiere e tanta furbizia ha ripreso il tutto ed è riuscito a prendere per mano il pubblico e condurlo fino ad una onesta e accettabile fine. Si può rimanere delusi, scontenti, sentirsi anche presi in giro, è diritto dello spettatore esprimersi come può e desideri fare, ma rimane il fatto che anche in questo film bastano le prime note della Colonna Sonora (la più conosciuta e riconoscibile ad ogni latitudine) e che le righe comincino a scorrere in diagonale perché ci si senta “a casa”. La narrazione, in ogni suo aspetto, anche qui giunge a livelli che difficilmente riescono ad essere raggiunti altrove, così come permane e pervade il senso di affidarsi ad un contesto fatto di pianeti e rotte spaziali, scontri, incontri, morti e rinascite, fughe e dialoghi che vivono di suoni, colori e contrasti fondamentali.



Il senso di epico resiste e sebbene il compito di giungere a mettere a posto trama e trame, elementi narrativi e interrogativi decennali, miriadi di personaggi e di caratteri potesse schiacciare e appiattire il tutto, il risultato c'è e si fa accettare. Una terza trilogia che si chiude in crescendo, ritrovando (in buona parte) quell'equilibrio che è alla base della saga e del mito fin da quando tutto fu fatto iniziare. Si ha la sensazione di ritrovare vecchi amici e di rivivere atmosfere e situazioni, ma il senso di deja-vu non è limitante, dal momento che i caratteri principali giungono alla loro maturazione per loro vie e anche se gli escamotage narrativi a volte appaiono frettolosi e fin troppo “allegri”, in barba ad una complessità che una parte di pubblico agogna, tutto rientra nello spirito della saga.

Si obietta che per due ore e venti il ritmo è fin troppo veloce e che si è voluto mettere troppa carne al fuoco, osservazione che condivido, ma aggiungo che questo è il prezzo da pagare per arrivare, ora, ad una fine, che è definitiva in merito a quanto lasciato in sospeso due anni fa, fino all'episodio VIII (che aveva smarrito molto e messo sul piatto altro). Il prezzo da pagare per consolidare e sancire l'eternare del mito a cui si faceva riferimento.

Perché non siamo di fronte ad un singolo film, bensì a 13-14 produzioni, fra trilogie, spin-off, serie TV e speciali vari. Per cui si può scegliere se valutare ogni film a sé stante, come opera unica, oppure all'interno di un contesto, una galassia narrativa ed estetica. Inevitabilmente, a seconda di quale opzione si sceglie, i giudizi si modificano e possono ribaltarsi. Nello specifico, per quanto concerne “L'Ascesa di Skywalker”, come film unico può coinvolgere in modo limitato oppure farsi gustare per il cromatismo appagante e la sontuosa messa in scena, d'altro canto quale parte di un magnifico ed immaginifico tutto giunge a sollazzare e colmare occhi, cuore e anima o lasciare perplessi come fosse la parte 2 del “Ritorno dello Jedi”.

Personalmente ho sempre apprezzato l'incontro fra tragedia greca e commedia, fra fantasy e western, fra oriente ed occidente, fra sacro e buffonesco che ha fatto sì che un ibrido si ponesse come elemento originale e fondamentale di un Cinema che a volte si ripiega su sé stesso e non riesce a creare e ricreare. Star Wars è la frontiera di John Ford, le battaglie corpo a corpo dei film di cappa e spada, il senso dell'onore e del rispetto dei samurai di Kurosawa, i duetti di varie coppie comiche, lo slancio e i sentimenti di una love story, il fantasy ed il fantastico, la luce e l'oscurità, il singolo ed il collettivo che si sublimano vicendevolmente, eroi e masse ed altro ancora.

Anche nell'episodio IX rileviamo questo. Assistiamo a ciò che fin dall'inizio, fosse quello del 1977 o della “Minaccia Fantasma”, è un affare di famiglia e di destino, uno scontro fra concetti e caratteri, fra visioni e ideologie all'interno di un confronto fra padri e figli, naturali o acquisiti che siano. Per cui alcune sorprese e rivelazioni non sono realmente tali, ma tasselli di una circolarità e di una specularità che è parte fondante del racconto e della cultura, che dal particolare si fa universale. Così come universali sono i fardelli da portare, i destini da compiere o da comprendere, le sfide da affrontare ed i gesti di cui si accettano le conseguenze, nell'incontro Passato/Presente/Futuro, Jedi/Sith/Cavalieri Ren, luce/oscurità e sintesi delle stesse. 


 

mercoledì 25 dicembre 2019

martedì 24 dicembre 2019

Notte prima di Natale

L'ultimo giorno prima di Natale è passato. È scesa una notte invernale, chiarissima; sono spuntate le stelle; la luna si è alzata, maestosa, per rischiarare la buona gente e il mondo intero, perché tutti possano cantare allegramente gli inni a Natale e glorificare Cristo.
Il gelo era diventato più forte che al mattino; ma tutto era così quieto che lo scricchiolio della neve gelata sotto gli stivali si sentiva a mezzo chilometro di distanza. Ancora non si è fatto vivo nemmeno un gruppo di giovanotti sotto le finestre delle case; solo la luna le sbirciava furtivamente, come se volesse invitare le ragazze vestite a festa ad uscire al più presto sulla neve scricchiolante. Allora dal comignolo di una casa uscirono turbini di fumo, che come una nuvola s'innalzarono nel cielo, e con essi uscì una strega a cavalcioni d'una scopa.

(La Notte prima di Natale, di Nikolaj Vasil'evič Gogol' – trad. Vladimir Glezer)



lunedì 23 dicembre 2019

Citazioni Cinematografiche n.334

Professor Kirke: Oh, eravate qua! Cosa ci facevate dentro l'armadio?
Peter: Non ci crederebbe se glielo raccontassimo, signore.
Professor Kirke: Mettimi alla prova!

(Professor Kirke/Jim Broadbent e Peter Pevensie/William Moseley in "Le Cronache di Narnia: il leone, la strega e l'armadio", di Andrew Adamson - 2005)




 

sabato 21 dicembre 2019

Joy

Tracey Thorn - Joy


When someone very dear
Calls you with the words
Everything's all clear
That's what you want to hear

But you know it might be
Different a new year
That's why, that's why
We hang the lights so high

Joy, joy, joy, joy
You loved it as a kid
And now you need it
More than you ever did

It's because of the dark
We see the beauty in the spark
That's why, that's why
The carols make you cry
Joy, joy, joy, joy
Joy, joy, joy, joy

Dance around the tree, yes I see
The holy on the globe, life beautiful
The candles and the gloom, light the room
The story of the globe, yes, I am the stand

So light the winds of fire
And watch as the flames grow higher
We'll gather up our feels
And face down all the coming years

All that they've destroyed
And in their face we throw our
Joy, joy, joy, joy
Joy, joy, joy, joy

It's why we hang up so high
And gaze at the globe
Silver birches in the snow

Because of the dark
We see the beauty in the spark
We must be alright
If we could make up Christmas night 


mercoledì 18 dicembre 2019

Forse la felicità




O forse la felicità
è solo degli altri, d’un altro tempo,
d’un’altra vita e a noi non è possibile
che recitarla come viene viene,
a soggetto, ostinandoci a inseguire
la parte di noi stessi
in un vecchio, bizzarro canovaccio
senza capo né coda…


(Giovanni Raboni, da Barlumi di storia, 2003)


lunedì 16 dicembre 2019

Citazioni Cinematografiche n.333

Mark: Non sappiamo ancora di che si tratta, non sappiamo cosa sia, non sappiamo cosa può essere, non sappiamo cosa... diventerà, sappiamo solo che è fico! E questo è un valore inestimabile a cui non rinuncio.
Eduardo: E quando sarà finito?
Mark: Non finirà mai. È questo il punto. Come la moda. Non finisce mai.
Eduardo: Cosa?
Mark: La moda. La moda non finisce mai.
Eduardo: Tu parli di moda? Davvero, tu?
Mark: Sto parlando dell'idea di moda. Sto dicendo che non finisce mai.
Eduardo: Ok, però quelli fanno soldi vendendo pantaloni.

(Mark Zuckerberg/Jesse Eisenberg e Eduardo Saverin/Andrew Garfield in "The Social Network", di David Fincher - 2010) 



martedì 10 dicembre 2019

Un giorno di pioggia a New York (2019)


Vado al cinema a vedere un film di Woody Allen un po' con lo stato d'animo di quando si fa a far visita ad un vecchio parente, uno zio per esempio, sapendo già cosa cosa ci dirà, cosa ci mostrerà e anticipando le sue frasi ed i suoi “tic.” Si va dal vecchio zio perché ci si è affezionati, perché ci fa piacere ed in fondo è ancora divertente, con le sue raccomandazioni sempre uguali fin da quando eri un bambino, le sue barzellette che hai sentito decine di volte e così via. La situazione è simile con Woody Allen, che avendo ottanta anni effettivamente si avvicina molto ad essere quel vecchio parente a cui fai visita tutti gli anni. Così qualche giorno fa ho visto “Un giorno di pioggia a New York”, ultima fatica cinematografica del regista, che torna nel suo ambiente ideale, New Yok per l'appunto, Manhattan in particolare.
Già dai titoli di testa mi sono sentito a mio agio e ben disposto, con il font sempre uguale da più di quarant'anni, così come quando entri in casa del parente di cui sopra e riconosci l'odore dei mobili e dei suoi abiti.

Ma l'entusiasmo che ancora alberga in me dopo la visione del film vi assicuro non è dovuto a semplice affetto o condiscendenza, benevolenza nei confronti di qualcuno in virtù di quanto bene ci ha fatto in passato nonostante ora non sia più così brillante, ma è motivato dal fatto che “Un giorno di pioggia a New York” è un bel film, totalmente e genuinamente “alleniano”, piacevole da vedere, gustoso da ascoltare e con una serie di spunti di riflessione da impegnarci diverse serate.



Quella che ad una prima occhiata, dopo una manciata di minuti, sembra essere una teen comedy basata su vecchi personaggi rinfrescati e poco altro, si rivela scena dopo scena come una perfetta rappresentazione di una idea di cinema, di una visione sulla natura ed il ruolo dell'intellettuale ed una riflessione sulla morale e la libertà di pensiero ed azione.
L'elemento giovanile, appena post adolescenziale, dona sapore e brio ad una trama per sua natura esile (il tutto si risolve in frenetiche 24 ore) grazie alla scelta di giovani attori ed alla vivacità dei dialoghi. Ci si inebria della carica dei protagonisti e della serie di rimandi e citazioni artistiche, letterarie e cinematografiche, con i due fidanzati (Elle Fanning e Timothée Chalamet) che pur costretti nei “tipi” di Allen sanno raggiungere il pubblico, mentre maggiore libertà sembra aver avuto Selena Gomez, con il suo personaggio che appare come più vicino alla realtà, meno imbrigliato nella proiezione che il buon Woody attua sugli altri.

Le propaggini del regista sono note e ben conosciute in pressoché tutti i suoi film, questo non fa eccezione, dal momento che abbiamo a che fare con parlata accelerata, nevrosi, somatizzazioni varie, distribuite con furbizia ed un pizzico di malizia, ma ovviamente c'è di più e ci si ritrova contenti e soddisfatti della visione. Fosse anche solo per il monologo confessione della madre del giovane protagonista, intellettuale adolescente attratto dai bassifondi, frequentatore del “demi-monde”, che si vede e si sente sbattere in faccia una verità che supera ogni concetto di morale, colpa, merito, castigo o contrappasso. Così Woody Allen sembra dirsi consapevole di quanto il suo cinema sia ormai “vecchio”, inadeguato a competere con altre produzioni, incapace di attirare i nuovi giovani spettatori, ma che accetta serenamente tutto ciò, come se non gli interessasse, preferendo coltivare il sogno di poter essere ancora quello zio a cui fai visita una volta all'anno e che riconosci dall'odore, dalla luce che c'è in casa sua e dalla musica che ascolta.



lunedì 9 dicembre 2019

Citazioni Cinematografiche n.332

Buck: Mammiferi! Ci siamo imbattuti nella scena di un delitto. Un ciuffo di pelo, un osso spolpato e poi qui... oh no... broccoli. Ecco come è andata: il dinosauro attacca Sid, Sid risponde a colpi di broccolo riducendo il dinosauro... ad un vegetale.
Diego: Ma sei matto? Sid non è violento, e poi è un incapace.
Manny: Sì, e dov'è il dinosauro?
Buck: Va bene, obiezione accolta... Teoria alternativa: Sid mangia il broccolo, il dinosauro mangia Sid e poi calpesta il broccolo, riducendo il broccolo... ad un vegetale.
Manny: Buck, di preciso quando è che sei impazzito?
Buck: Mmh... tre mesi fa, una mattina mi sono svegliato sposato ad una banana. Una banana orrenda! ...Però l'amavo.

(Buck, Diego e Manny in "L'Era Glaciale 3 - L'alba dei dinosauri", di Carlos Saldahna - 2009) 




mercoledì 4 dicembre 2019

Circostanze sfortunate



Forse non è strano che nel corso mutevole della fortuna, attraverso l'infinità del tempo, la casualità degli eventi produca spesso circostanze uguali.
PLUTARCO, Sertorio


lunedì 2 dicembre 2019

Citazioni Cinematografiche n.331

Wolsey: Perché vi siete opposto a me?  
More: Mi è parso che aveste torto.  
Wolsey: Questione di coscienza... voi non mi date che preoccupazioni. Se riusciste a vedere i fatti come sono, senza quell'orrendo... aspetto morale... con un po' di senso comune, voi sareste uno statista.

(Cardinale Wolsey/Orson Welles e Thomas More/Paul Scofield in "Un uomo per tutte le stagioni", di Fred Zinnemann - 1966)